The Beginning

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Non sapeva dire con esattezza da quanto tempo andasse avanti la sua (francamente malsana, inutile e totalmente insensata) ossessione per Manuel.

Non c'era stato un vero e proprio momento di realizzazione cosmica in stile "colpo di fulmine", quanto piuttosto una lenta, agognante, discesa verso la follia più totale, cominciata già dal primissimo giorno di scuola.

Quando il ragazzo nuovo entrò in classe quella calda mattina di settembre e si sedette nel banco dietro al suo, con la camicia stropicciata, lo sguardo assonnato e i riccioli che gli si appiccicavano alla fronte dal sudore, Simone avvertì subito che qualcosa quell'anno sarebbe stato diverso.

Non seppe dare una forma e un senso a quel pensiero improvviso, ma quando il ragazzo si sporse verso di lui per chiedergli una penna e le sue dita calde e ruvide sfiorarono quelle pallide di Simone sentì un tonfo nello stomaco e, per un attimo, gli sembrò di non avere più il pavimento sotto ai piedi.

La lezione proseguì come se niente fosse, con le lancette dell'orologio sopra la lavagna che si trascinavano in avanti come se fossero incollate tra loro e l'aria umida e pesante della classe che impediva a qualsiasi neurone umano di mantenere la concentrazione per più di due minuti.

Simone si sforzava di ascoltare con un orecchio la spiegazione del prof di Latino, mentre con l'altro si era ritrovato suo malgrado spettatore involontario di tutta una serie di scambi flirtanti tra il ragazzo nuovo e Chicca, una ragazza minuta con capelli e abiti sempre più colorati seduta a due banchi di distanza.

Lui continuava a infastidirla e a chiamarla sottovoce e quando lei faceva la finta sostenuta e non si girava a guardarlo lui le lanciava delle palline di carta, alcune delle quali — per chissà quale ingiusto motivo ultraterreno — sbagliavano traiettoria e arrivavano dritte addosso a Simone.

Aveva passato tutta l'ora a stringersi nelle spalle cercando di ignorare tutti quei sussurri, quelle mezze risatine e quell'inspiegabile calore alla nuca che gli provocava percepire la presenza di quel ragazzo fastidioso e casinista, proprio sotto il colletto della polo.

Più lui rideva e faceva casino, più Simone si infastidiva, alzava gli occhi al cielo e sbuffava, stringendo la penna in un pugno chiuso.

Quando l'ennesima pallina di carta gli colpì la nuca, Simone si voltò di scatto con gli occhi spalancati e la mascella serrata. "Hai finito di rompere i coglioni con 'ste palline?"

Il ragazzo lo fissò prima con stupore, poi la sua espressione si indurì in un millisecondo. "Che c'hai qualche problema?" Rispose alzando il mento in segno di sfida.

"Il problema sei te! Stai facendo un casino allucinante e non riesco a seguire la lezione!" Sbottò Simone, le nocche bianche strette allo schienale della sedia.

In un attimo il ragazzo scattò in piedi, urtando il banco nella foga di alzarsi. Il rumore raschiante delle gambe di metallo che stridevano sul pavimento distrasse tutta la classe, che si voltò a fissarli.

"Che cazzo hai detto?" Sibilò, dando uno strattone allo schienale della sedia di Simone.

Simone si alzò in piedi e, per un attimo, gli venne da ridere al pensiero di quanto la sua statura torreggiasse su quella minuta di lui, che stava facendo tanto il cazzaro minaccioso.
Avrebbe potuto metterlo al tappeto in un secondo, pensò.

"Ho detto che stai facendo casino da un'ora e non capisco niente della lezione!" Ripeté Simone deciso, avvicinandosi e guardandolo dall'alto in basso.
Si trovò davanti due occhi scuri e profondi, le sopracciglia folte inarcate in segno di sfida.

the beginning | simone x manuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora