La sveglia suona, suona, suona. Ti martella il cervello con il suo trillo assordante. Vorresti lanciarla dalla finestra, ma sai che non puoi. Devi alzarti, ti aspetta una giornata importante.
Il completo blu, scelto con tua madre, è appeso all’anta dell’armadio ed un raggio di sole illumina la cravatta dal tessuto leggermente lucido.
È la prima volta che ti trovi costretto ad indossare un vestito così elegante e, sebbene l’occasione lo richieda, ti senti un po’ a disagio. Camicia, cravatta, gilet, giacca, le scarpe da “ballerino di tip tap”, come le chiami tu.«Come sei bello Manuel.»
«Anche te non scherzi ma’.»C’è un po’ di malinconia nei suoi occhi, ma molto probabilmente è solo una tua impressione. Dopotutto, quella è una giornata felice, una giornata di festa.
Il luogo dove si svolgerà l’evento non è molto lontano.
Una villa piuttosto antica immersa nel verde.
È stato tutto organizzato nei minimi dettagli. Le decorazioni sulle tonalità dell’azzurro cielo e del panna, i fiori, gli inviti, il ricevimento con catering ed intrattenimento musicale.Non sei tipo da queste cose, ma per una volta – cerchi di convincerti – puoi sopportarlo.
Quando arrivate a destinazione ci sono già parecchi invitati e, tra una stretta di mano e l’altra, iniziano tutti a mettersi a sedere e la grande sala inizia a riempirsi di sorrisi, rumore di tacchi alti sul pavimento di marmo ed un allegro brusio.
Tua madre si accomoda accanto a Dante, suo compagno ormai da diversi anni e tu, con una piccola stretta al petto, raggiungi il posto a te assegnato.
Sei nervoso e forse tua madre è l’unica ad accorgersene veramente, infatti ti sorride incoraggiante.Nell’angolo a destra una ragazza bionda suona l’arpa. Sai di aver già sentito quella melodia, ma non riesci a collegarla a nessuna canzone.
Quando tutti gli invitati hanno preso posto, la melodia cambia e le note della marcia nuziale riempiono quel grande salone dal pavimento di marmo ai soffitti affrescati.Noti del movimento accanto a te, ma non ci fai caso, troppo concentrato ad osservare la persona che sta avanzando nella tua direzione con il suo completo grigio e l’espressione più felice della storia delle espressioni felici.
I pantaloni gli fasciano perfettamente le gambe lunghissime e la cravatta azzurra fa risaltare la carnagione del suo viso.
Non ti è mai sembrato così tanto bello.
Lo vedi sorridere, un passo dopo l’altro, lo vedi salutare gli invitati con un timido gesto della mano.
Non ti è mai sembrato così piccolo.Quando ti raggiunge ti fa l'occhiolino ed è lì che ti accorgi di essere fottuto, lì ti accorgi di non avere scampo.
Quelle due sfere di onice brillante si posano su di te per un secondo soltanto ed è esattamente quello il momento il cui il tuo cuore smette di battere.Poi lui si volta, ora ti resta soltanto la visione della sua nuca e delle sue spalle.
Non ti serve vederlo in faccia per capire quanto sia emozionato. Lo conosci fin troppo bene, il tuo Simò.Lo vedi respirare a fondo e poi…
stringere le mani di Tommaso, il suo perfetto fidanzato che sta per diventare il suo perfetto marito.
Non ascolti praticamente niente della cerimonia, sei troppo impegnato a fissare la sua nuca, ad osservare quel primo capello bianco che gli è spuntato qualche settimana prima e gli ha causato una specie di crisi mistica. Sorridi appena al pensiero della sua reazione.
Ma non sei felice.
Non la ricordi nemmeno più l’ultima volta in cui sei stato felice.
Probabilmente risale a quel giorno, davanti al portone di scuola quando lei è arrivata, ti ha fermato e, come se stesse parlando del tempo o di qualcosa di poco conto, ti ha detto: “Sono incinta, è una femmina. Sei tu il padre.”
Ami tua figlia e cerchi di essere presente per lei, un padre migliore del tuo, ma non sei mai più riuscito ad essere veramente soddisfatto della tua vita, non hai mai più potuto permetterti di pensare a te stesso.Senti vagamente degli applausi intorno a te e realizzi forse solo in quel momento il perché della tua presenza lì. Non sai nemmeno tu perché hai accettato di essere il suo testimone, non sai davvero spiegarti il perché di una decisione così masochista.
Lì accanto a Simone, puoi godere a pieno della loro felicità, li vedi baciarsi, sorridersi ed accarezzarsi il viso dolcemente.Ti volti verso Alice, seduta in mezzo al resto degli invitati con accanto Serena, vostra figlia. Ti sorride appena, ma è una donna intelligente, non si aspetta un tuo sorriso in risposta. Non si è mai aspettata niente da te in realtà, è ben consapevole di essere solo una seconda scelta. Non siete felici, ma Serena viene prima di tutto.
Dopo esserti congratulato con la coppia felice ed aver concluso al meglio il tuo ruolo di testimone, cerchi di defilarti, di non dare troppo nell’occhio. Bevi, non sai nemmeno tu quanto, ma vuoi soltanto dimenticare.
Passeggi un po’ nel giardino intorno alla villa prendi a calci un sasso e speri che quello strazio finisca presto.«Manuel.»
«Oh Alì… lasciami perdere, non è proprio aria.»
«Volevo solo dirti che Simone ti cerca, stanno per tagliare la torta.»
«Non me ne frega un cazzo della torta.»
«Che dico a Simone?»
«Quel che ti pare.»
«Non litighiamo, pensa a Serena.»
«Pensa a Serena? Sono anni che non faccio altro! Penso solo a voi, mai a me.»
«Sei ingiusto.»
«La vita non è giusta, non te l’hanno mai detto?»È ferita e stanca, lo vedi. Ma non sei nella condizione di preoccupartene, non oggi.
Non oggi che vorresti essere in quella sala, con la fede al dito, accanto all’uomo che ami.
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Il posto sbagliato
FanfictionC'è un po' di malinconia nei suoi occhi, ma molto probabilmente è solo una tua impressione. Dopotutto, quella è una giornata felice, una giornata di festa.