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In qualche modo avrei voluto evitare di averti incontrato.
Ma con tutto il mio cuore, sono felice.
Sei stato la felicità che ho sempre desiderato da piccolo.
Avrei voluto che fossi anche il mio lieto fine come nei film della Disney.
Grazie per i tuoi sorrisi che mi davi per le giornate che passavamo insieme.
Ti ringrazio con tutto il mio amore per i momenti passati con te al mio fianco.
Hai reso la mia vita indimenticabile. Senza di te mi sarei sentito perso.
Non ti dimenticherò mai, anche se adesso non ci sei più.

Nove Novembre, martedì.
"Clay ****" (l'autore al momento non sa che cognome dargli)
"Presente." disse Dream.  Aveva sempre preferito essere chiamato Dream, era un soprannome che gli era sempre piaciuto.
Guardò fuori dalla finestra.
Pioveva, anche molto forte. E lui era senza ombrello.
"Adesso  devo trovare un modo per tornare a casa" borbottò tra se e se, mentre cercava in qualche modo di concentrarsi sulla lezione di scienze, precisamente di anatomia. Non gli andava molto a genio quella materia, ma comunque non gli dispiaceva.

"Il tumore ai polmoni è una patologia che origina nei polmoni, compromettendone la funzione, poiché provoca una crescita incontrollata di cellule maligne, che formando una massa possono ostruire il flusso dell'aria o provocare emorragie [..]"
"Deve essere dura vivere con quello." pensò Dream.

"La lezione è stata proprio pallosa: il professore Park poteva fare la lezione su qualcos'altro, non come sui tumori; mi mettono tristezza in qualche modo" disse Sapnap sbuffando.
Sapnap era il migliore amico di Dream sin da piccolo, le loro madri erano molto affiatate già da giovani.
"Io l'ho trovata interessante invece" continuò Dream, bevendo un sorso del suo succo alla pesca.
Era la pausa pranzo e i due stavano pranzando insieme.

"Ohi Sapnap, dovevamo incontrarci nel cortile ti ricordi?" Karl, il così detto "non fidanzato ma manco amico" di Sapnap lo stava chiamando dalla porta della classe.
"Oh cazzo, me n'ero completamente dimenticato. Scusami Dream, ci vediamo dopo!" esclamò prima di prendere il suo panino e correre in fretta e furia verso Karl.
"Crepa" ridacchiò Dream appena l'amico uscii dalla classe.

Il biondo aveva preso il suo pranzo portato da casa e si era diretto verso il tetto dell'edificio. Anche se era vietato, nessuno stava mai a controllare seriamente l'ingresso per tetto.
Aveva sempre amato quel luogo così calmo che dava una sensazione di libertà per lui.
Aprii la porta, ricordandosi dopo che stava piovendo.
"Cazzo vero" esclamò prima di avere portato la mano sulla fronte.
Stava ritornando dentro, quando vide una figura maschile sotto l'acqua.

Il ragazzo aveva capelli castani, probabilmente più basso del biondo ed era di spalle rispetto a egli.
Stava guardando il cielo.
"Hey amico! Che ci fai sotto la pioggia?" urlò Dream, cercando di farsi sentire dalla persona sul tetto.
Lui si girò di scatto.
Guardò il biondo con un'aria spaventata.
Dream si accorse che aveva un'espressione davvero triste, come se stesse chiedendo aiuto; ma non n'era certo. C'era la pioggia di mezzo, e quindi non aveva visto bene la sua faccia. Ma di sicuro aveva notato l'espressione del viso.
"I-Io" cercò di balbettare il ragazzo quando Dream oramai lo aveva preso per il braccio e lo aveva riportato dentro la scuola.
Gli occhi del castano brillarono per quei pochi secondi.

"Tieni" Dream si tolse la giacca e la passo al castano.
"G-Grazie" cercò di dire il ragazzo bagnato prendendo la sua giacca per coprirsi.
"Mi chiamo Clay, ma puoi chiamarmi Dream se vuoi. Non so cosa facessi sotto quel acquazzone, ma penso che non te la stia passando bene. Hai bisogno?" disse il biondo, voleva cercarlo di aiutarlo in qualche modo; anche se non lo conosceva.
"Sto bene grazie. Ah! Scusami io mi chiamo George.. e non ho un soprannome." rise e fu seguito da un starnuto.
"Piacere George, vuoi che ti accompagni in infermeria per cambiarti o-" cercò di finire la frase quando vide l'espressione del castano.
Era decisamente spaventato. Dedusse che forse avesse paura dell'infermeria o qualcosa di simile.
Ma Dream non convinse la sua faccia in quel momento.
"Sto bene, non preoccuparti." George cercò di interrompere il contatto visivo tra i due.
"Grazie della giacca, te la riporto domani" quelle furono le sue ultime parole, prima di sparire giù per le scale.

to Dream. [dnf]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora