[uno]

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Ed ero li. Seduta su quei piccoli gradini un po' rovinati. Era inverno e faceva molto freddo, ma io ero decisa a starmene seduta fuori: quello era il mio posto preferito, dove riuscivo a pensare.
Mi stesi per un secondo sull'erba sottostante, umida, fredda. Mi piaceva sentire il vento che accarezzava le foglie degli alberi e muoveva i fili d'erba. Era tutto così rilassante.
Fissavo il cielo: tante nuvole ammassate che sembravano abbracciarsi e tenersi per mano; per gli altri potevano sembrare solo un'enorme massa confusa di gas nel cielo, ma per me erano qualcosa di ben distinto che, se osservato bene, poteva dare vita a qualcosa di nuovo, diverso: bastava aprire l'immaginazione.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sui suoni che sentivo intorno a me: un leggero vento e di conseguenza un fruscio continuo, il ticchettio dell'acqua... Un momento! L'acqua!
Capii che aveva iniziato a piovere, ma non mi preoccupai molto: mi piaceva la pioggia. Sostenevo e sostengo tutt'ora che la pioggia sia uno stato d'animo.
Mi alzai dall'erba che era diventata fangosa a causa dell'acqua che cadeva prima piano e poi velocemente dal cielo e iniziai a correre verso la strada per ritornarmene a casa. Quando arrivai non c'era nessuno che forse fu un bene, perchè non mi piaceva mai parlare con chiunque dopo i miei momenti di riflessione. Aprii la porta (e meno male che avevo le chiavi) e mi tolsi le scarpe per non sporcare di fango il pavimento in legno. Mi asciugai un poco i capelli e mi cambiai la felpa completamente fradicia, per poi buttarmi sul divano e accendere la TV.
Cambiai un po' di canali per vedere se c'era qualcosa di bello ma invano. Erano quasi le sette e fuori si stava facendo buio quando sentii suonare il campanello. Mi alzai e andai ad aprire un po' stupita perchè, a quell'ora, quasi nessuno andava in giro a suonare ai campanelli delle case. Mi trovai davanti un ragazzo non tanto alto, con i capelli molto scuri, quasi neri, e due bellissimi occhi marroni molto grandi, con sua madre. -Buonasera, siamo i nuovi vicini di casa.- spiegó la madre, -io sono Maria e questo è mio figlio Tommaso.- Allungó la mano per stringermela ma non feci neanche un passo: ero intenta ad osservarlo,i suoi bellissimi occhi che parevano molto dolci e un, appena accennato, sorriso. Sembrava il ragazzo dei sogni, perfetto.

Humans but not humanityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora