la mia nuova vita

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mi sveglio improvvisamente a causa di mio fratello che apre la porta con violenza e urla "Angelica svegliati che siamo in ritardo per scuola"
si dice che il buon giorno si vede dal mattino, bhe io ho gia capito che oggi per me sarà un giornata di merda.
"sono le 7:30!" esclama
"ti prego altri 5 minuti" mi lagno non ottenendo una risposta. Ho gli occhi ancora chiusi ma mi accorgo comunque della luce che man mano riempie la stanza e di conseguenza metto la testa sotto al cuscino. Evidentemente mio fratello non ne ha voluto sapere di lasciarmi stare per altri 5 miseri minuti e perciò ha alzato le serrande. Le mie coperte vengono improvvisamente rimosse "okay Kenneth non c'è bisogno di esagerare, adesso
mi alzo" esclamo infastidita mentre scendo dal letto e lui se ne va. Svogliata mi avvio verso il bagno nell'intento di lavarmi, una volta finito esco e arrivo in cucina. "buongiorno sorellina" dice mio fratello porgendomi una tazza di caffè, sa benissimo che solo il caffè può svegliarmi la mattina.
"grazie k" "non c'è di che, però sbrigati a berlo che dobbiamo uscire" mi sollecita "papà dov'è?" chiedo curiosa "ieri sera non è tornato a casa" vedo il sorriso di mio fratello spegnersi "oh...ok" sussurro pensando al luogo dove mio padre potrebbe essersi ubriacato per l'ennesima volta.

"dai andiamo" dice mio fratello una volta che ho finito il mio caffè.
Andiamo verso la porta di casa con i nostri zaini in spalla e una volta aperta ci ritroviamo davanti una signora e un signore vestiti di tutto punto. Sono i nostri assistenti sociali, la signorina Allen e il signor Campbell. Io e Kenneth ci abbiamo avuto a che fare mooolte volte.

Io e mio fratello ci guardiamo a vicenda prima che lui possa chiedere "cosa ha combinato questa volta?" ovviamente riferendosi a nostro padre.
Sono terribilmente preoccupata e impaurita. non so perché, d'altronde mio padre combina spesso dei grandi casini, ma stavolta ho paura che il limite sia stato superato.
"vostro padre è stato coinvolto in un incidente stradale, guidando in stato di ebrezza" ci comunica la signorina Allen.
oh cazzo... e se fosse morto?
sta bene vero?
non posso perdere anche mio padre.
ditemi che sta bene almeno fisicamente dato che mentalmente non starà mai bene.
"ma almeno sta bene?" chiedo con fretta
"si, al momento è in ospedale ma non ha nulla di grave".
tiro un sospiro di sollievo anche se so che il peggio deve ancora arrivare.
"dai accomodatevi" li invita mio fratello.

È da un po' po che gli assistenti sociali parlano seduti sul divano di casa nostra senza farci capire nulla di quello che sta succedendo.
"la prego arrivi al punto" mi lamento sfacciata con la donna, che apre la bocca per ricominciare a parlare
"in poche parole vostro padre non avrà più la vostra custodia, è troppo irresponsabile e crea troppi danni".

Questo è stato un vero colpo al cuore. In questo momento non so veramente cosa dire, sto pregando che questo sia solo uno stupido incubo e che nulla di tutto questo sia vero, io amo mio padre malgrado tutto e non voglio stare senza di lui per nessuna ragione, sarebbe come perdere una delle parti più importanti della mia vita.

"noi quindi cosa faremo?" chiede mio fratello, non so come, ma sa sempre mantenere la calma.
"voi andrete a vivere a San Diego dai vostri zii"
sento qualcosa rompersi dentro di me. ecco la dimostrazione di come una semplice frase può sgretolare il cuore e la vita di una qualsiasi ragazza che ama il posto dove vive, le persone che conosce e la sua routine giornaliera.
mi giro verso mio fratello e nei suoi occhi non trovo nulla se non la malinconia.
riuscendo a recuperare le parole porgo la mia domanda "e quando partiremo da San Francisco?"
"oggi" risponde serioso l'altro assistente sociale.
"possiamo almeno salutare nostro padre?" continuo mentre i miei occhi si fanno lucidi.
"Angelica adesso vostro padre è in ospedale, quando si rimetterà verra a trovarvi a casa dei vostri zii, adesso andate a fare le valigie". giuro di odiare a morte questi assistenti sociali.
"dai sorellina andiamo" Kenneth mi fa cenno con la mano e io lo seguo.
vado in camera apro il mio armadio e metto tutti i vestiti che erano al suo interno dentro una grande valigia, fregandomene di piegarli, chiudo la valigia e mi siedo sul letto, dando
un ultimo sguardo alla mia amata cameretta che sono costretta a salutare, in questa casa io ho passato i momenti più significativi della mia vita, infatti spero che questo non sia un'addio e che tutto si sistemerà. Prendo la valigia e vado in camera di Kenneth "hey K hai finito con i bagagli?"

Quando ero piccola dato che non sapevo pronunciare il nome Kenneth lo chiamavo sempre "k" ormai chiamarlo cosi è un'abitudine. Da quel momento le volte in cui l'ho chiamato con il suo nome sono state rare.

Lo vedo in procinto di chiudere la sua valigia "si eccomi" ribatte.
Nel frattempo mi siedo sul suo letto e osservo i suoi movimenti "dai sorellina non piangere" automaticamente mi tocco la guancia e la sento bagnata.
non mi ero neanche accorta di star piangendo.
"non chiamarmi sorellina sei solo un anno più grande di me" ribatto evitando il discorso del pianto
"non ti puoi lamentare dei soprannomi che ti do, quello che mi hai dato tu è una lettera dell'alfabeto"
dice strappandomi una piccola risata.

io e Kenneth stiamo uscendo di casa preceduti dai nostri assistenti sociali.
"ragazzi voi andrete in macchina insieme, quando arriverete direte ai vostri zii di chiamarci"
"ok" risponde mio fratello con freddezza
"buona fortuna ragazzi" ci augurano gli assistenti sociali all'unisono, mentre si allontanano da noi.
senza dire nulla entriamo in macchina "andrà tutto bene sorellina, non ti preoccupare" mi consola "speriamo che papà non faccia altre cazzate" rispondo e lui fa uscire una risata amara "sai che è impossibile" accenno un sorriso forzato ma dentro di me c'è tanta tristezza. Mi metto comoda sul sedile preparandomi a una dormita di ben 7 ore, ovvero il tempo che impiegheremo per viaggiare da San Francisco a San Diego.
Ebbene si, solo adesso mi accorgo che sto per lasciare la mia città natale, quella dove sono cresciuta e a cui mi sono affezionata, forse però sta volta cambiare aria non mi farà male, qui tanto non ho chissà quanti amici, sono quasi sempre sola e tutti mi prendono in giro, mi considerano la ragazza "strana".
e poi zia per me è una specie di seconda mamma dato che quella biologica è morta.

avevo 10 anni quando mia madre ha deciso che la sua vita non era più tanto soddisfacente come prima e si è buttata dal 5 piano del suo ufficio. da quel momento in poi, mio padre ha cominciato a bere e ha fatto tantissime cazzate.
nonostante questo, lui non è mai stato violento, è solo una brava persona che affoga i suoi dolori nell'alcol.

tanto alcol.

troppo alcol.

lui amava mia madre più di ogni altra cosa e infatti la sua morte l'ha stravolto.
io e mio fratello abbiamo cercato molte volte di aiutarlo, buttando tutte le bottiglie alcoliche presenti in casa e parlandogli, ma lui non ci ascoltava mai.

ho deciso che voglio costruirmi una nuova vita.
una vita dove non sarò più considerata "quella debole" "quella strana" e non sarò più il bersaglio di tanti bulli. quindi molto probabilmente andare dai miei zii è un'opportunità per farlo. in tutti questi anni non ho mai fatto amicizia con qualcuno, anzi no, l'ho fatta però tutte le persone poi si sono rivelate false e traditrici. ed è per questo che ormai non mi fido più di nessuno se non della mia famiglia.

mentre i pensieri continuano ad apparire nella mia mente mi accascio con la testa sul finestrino nella speranza di dormire

"Engie svegliati, siamo arrivati" sento la voce di Kenneth e apro gli occhi.
"si eccomi" dico stropicciandomi gli occhi. esco dalla macchina lentamente e noto che ormai è sera.
vedo i miei zii che ci vengono in contro "hey amore di zia" esclama amorevolmente mia zia Barbara.
"ciao zia" la abbraccio calorosamente, mi mancavano i suoi abbracci
"mi sei mancata tanto" le dico staccandomi dall'abbraccio per guardarla negli occhi "anche tu amore" mi informa lei. appena mia zia si sposta per salutare mio fratello dietro di lei appare mio zio Colin che mi rivolge un sorrisone aprendo le braccia "zietto ciao!" esclamo contenta saltandogli imbraccio mentre lui avvolge le sue braccia a me "hey stai attenta Engie, lo zio è vecchietto ormai" dice mia zia da dietro "ma che dici Barbara? sono cosi tonico che potrei sollevare anche una montagna" dice scherzosamente mio zio mentre ci mostra i bicipiti "non vedi?" dice guardandosi il braccio. "vuoi dire bicipiti ormai rimpiazzati da un bello strato di pelle moscia data dalla vecchiaia?" dice mia zia prendendolo in giro mentre lo zio mi poggia a terra "pff ti piacerebbe" dice zio con aria di sufficienza

ciao amiciiiii
ok questa è la prima storia che scrivo seriamente, voi che ne dite il primo capitolo può andare bene? e scusate per eventuali errori grammaticali

💓💓💓

𝐩𝐫𝐨𝐦𝐢𝐬𝐞 𝐢'𝐥𝐥 𝐧𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐚𝐯𝐞 𝐲𝐨𝐮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora