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Serkan sfregò i palmi delle mani l'uno contro l'altro intrecciando, poi, le dita e sciogliendole di nuovo. Si massaggiò il dorso della sinistra con la destra, chiudendo il pugno e ricominciò da capo.
Piegato in avanti con gli avambracci sulle cosce, lasciò vagare nervosamente lo sguardo, gli occhi che si posavano distratti sui box dei cavalli in lontananza, sulla pista da trotto, sulla staccionata che la conteneva. Si morse l'interno del labbro inferiore, i muscoli contratti e l'espressione tesa, poi si umettò quello superiore schiacciandolo appena tra la lingua e i denti.
Erano dieci minuti che era seduto su quel divano. Dieci minuti che portavano il peso di una vita intera.
«Sta' tranquillo», Eda gli sorrise accarezzandogli l'avambraccio, la voce piena di quell'ottimismo che non l'aveva mai abbandonata. «Saranno negativi, vedrai».
Glielo ripeteva da quasi un mese, da quando aveva assunto quell'ultima pillola e concluso la terapia. Giorni che lui aveva trascorso sospeso in un limbo d'attesa febbrile, mentre mille sentimenti contrastanti gli artigliavano il cuore.
L'ansia, soprattutto, più forte di quanto lo fosse mai stata durante tutto il periodo della terapia... speranza e disillusione.
E mentre la prima non era che un germoglio troppo esile per riuscire ad attecchire veramente, la seconda era una falce affilata che subito lo recideva.
Voleva credere davvero che sarebbe guarito, che il tumore sarebbe finalmente scomparso e, con esso, la minaccia della morte che incombeva su di lui. Ma c'era qualcosa nel profondo del suo cuore che non glielo permetteva.
Eppure, ogni fibra del suo corpo lo implorava. E lo sentiva riverberare come una preghiera silenziosa in ogni tessuto, fino all'anima stessa.
Come in quel momento, teso come le corde di quella chitarra che non aveva più suonato, mentre aspettava di ricevere la sentenza che avrebbe segnato per sempre la sua vita.
«Speriamo, Eda...», non riuscì ad evitare un sospiro. «In queste cose non si sa mai...».
«Io sono sicura, Serkan».
E lo era. Lo era davvero. Lo era sempre stata.
Certa, che quell'incubo sarebbe finito e che finalmente si sarebbero svegliati entrambi sotto i raggi di un nuovo sole.
Era stata quella certezza a darle la forza di andare avanti. Di sopportare quei giorni terribili in cui si erano persi l'un l'altra, un balsamo che le aveva lenito le ferite e che aveva nutrito il suo cuore.
Sarkan contrasse la mascella, lo sguardo di nuovo rivolto a terra, le mani impegnate ancora a torturarsi tra loro. Avrebbe voluto avere la sua stessa sicurezza, o anche solo un pizzico di quella positività che irradiava.
«Come ti senti?».
Nonostante avesse concluso il ciclo di chemioterapia da settimane, gli effetti dei medicinali persistevano ancora. Probabilmente era anche quello a condizionarlo...
Gli esami che aveva eseguito nel corso di tutto quel periodo, avevano mostrato il cancro reagire positivamente, soprattutto dopo aver introdotto la chemio. La massa tumorale si era ridotta man mano, anche se non con un percorso lineare, prospettando un risultato finale positivo.
Ma il medico era stato cauto: non sempre un miglioramento può portare alla guarigione. I progressi ottenuti possono fermarsi... regredire... e tutto precipitare. Solo il tempo avrebbe potuto rivelare il suo destino.
Tempo che, a quanto pareva, era appena arrivato.
«Ho mal di stomaco», ammise. E che fosse uno strascico della terapia o l'agitazione che lo faceva fremere, si sentiva davvero completamente sottosopra.
«Anch'io ho un po' di nausea da ieri». Serkan riportò lo sguardo su Eda con uno scatto, la fronte corrucciata. «Empatia, credo...», concluse lei scrollando le spalle con un mezzo sorriso.
Serkan esitò. La guardò incerto per un breve istante, poi scosse impercettibilmente la testa.
«Beh... spero solo che tu non sia incinta».
In quel momento, fu Eda a riportare lo sguardo su di lui con uno scatto sorpreso. Aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Perché dici così?».
Non aveva pensato a quella eventualità, ma ciò che aveva appena detto Serkan l'aveva completamente spiazzata. Il suo cuore aveva saltato un battito, mentre una fitta le aveva attraversato il centro del petto.
Serkan prese un respiro, ma esitò ancora, cercando le parole giuste per risponderle. Perché lo aveva detto? Si rese conto di non saperlo nemmeno lui.
Aveva parlato di getto, senza nemmeno pensarci realmente. Parole inconsce, che probabilmente rispondevano a quel senso di paura che lo opprimeva da quando aveva scoperto della malattia... a quella situazione di perenne precarietà che stava vivendo... all'incertezza che gli avvelenava i pensieri.
«Io...». Ma non riuscì ad aggiungere nient'altro, perché fu la voce del dottore ad interromperlo.
«Signor Serkan!».
Il medico li raggiunse con una certa celerità, una borsa di pelle nera nella mano sinistra e una cartellina in quella destra. Serkan e Eda si alzarono in piedi per accoglierlo, entrambi i loro volti accesi da emozioni contrastanti.
Eda sentì il cuore batterle talmente forte che avrebbe potuto scoppiare; Serkan lo sentì all'improvviso tacere.
«Buongiorno, dottore».
Il medico sorrise alzando la cartellina per indicarla.
«Volevo darle la buona notizia di persona». Sorrise di più. «L'esito degli esami è negativo», annunciò. «Ha sconfitto il tumore».
Eda portò le mani sulla bocca, in un gesto istintivo, a coprire l'emozione che esplose a quelle parole. Era esattamente ciò che si era aspettata, che aveva creduto e sostenuto per mesi, fin dall'inizio, ma sentirle pronunciare come verità assoluta la stravolse lo stesso.
Serkan lo fissò interdetto. Incredulo. Sconvolto.
Era ciò a cui non aveva osato sperare e, in quel momento, l'assolutezza di quell'informazione lo investì con tutta la sua forza. E che fosse la notizia più meravigliosa della sua vita, ebbe il potere di annientarlo.
«Quindi è guarito?». Era una domanda che aveva avuto già la sua risposta, ma che Eda fece lo stesso perché il dottore glielo confermasse ancora... perché le ripetesse di nuovo quella verità che aveva tanto aspettato di ascoltare.
«Non... c'è più niente?». Anche Serkan ne cercò conferma, ma per il motivo contrario a quello di Eda. Non riusciva a crederci... davvero non riusciva a crederci.
Il medico annuì sorridente. «Più niente».
«Non c'è più niente? Siamo sicuri?», insistette ancora Eda; il medico annuì di nuovo.
Eda rise, si girò verso Serkan che ricambiò il suo sguardo ancora stordito, e gli saltò al collo lasciandosi trasportare da una felicità troppo grande da poter - o voler - contenere, mentre lui rimaneva immobile, completamente incapace di reagire.
«A proposito, permettete che mi congratuli con entrambi per la pazienza e il coraggio tenuti durante le cure».
«Grazie, dottore, grazie...».
Eda si strinse di nuovo a Serkan, continuando a ridere di gioia. «Negativo, amore mio! Lo avevo detto... è negativo!».
Serkan la strinse a sua volta, chiudendo gli occhi. Lasciò andare il respiro che si rese conto aver trattenuto fino a quel momento e sentì il cuore rimettersi in moto con tonfi lenti e pesanti. Guarito... era davvero guarito... e l'angolo della sua bocca si sollevò appena, lasciando intravedere un sorriso troppo incredulo per riuscire completamente ad emergere.
Eda sciolse l'abbraccio, guidata da una nuova euforia. «E... ora... bisogna dirlo a tutti!», esclamò lasciando libero sfogo alla sua gioia. «A tua madre... a mia zia... alle ragazze... a tutti!».
Serkan scosse la testa, ancora incapace di assimilare del tutto ciò che il dottore aveva appena detto, quell'accenno di sorriso che ancora non riusciva a sciogliersi, il cuore che accelerava il suo battito ad ogni secondo.
Frastornato. Completamente frastornato. E felice. Incredulo, ma felice.
Si sfiorò la fronte con le dita, poi accolse nuovamente Eda tra le braccia. «Lo sapevo... lo sapevo... te l'avevo detto che non poteva andare male!».
«Bene...». Il dottore posò la cartellina sul tavolino. «Vi lascio godervi questo momento», disse congedandosi, «Ci sentiremo con calma per delineare i prossimi controlli».
Serkan mosse la testa in un segno d'assenso, accorgendosi che gli mancavano le parole per dire qualunque cosa, poi chiuse di nuovo gli occhi abbassando il viso e nascondendolo tra i capelli di Eda.
E mentre il suo profumo gli riempiva le narici, quel sorriso che non era riuscito a tirar fuori gli piegò finalmente le labbra.
La strinse forte, mentre tutte le emozioni che gli avevano vorticato intorno al cuore, come nuvole sospese, lo assalivano contemporaneamente lasciandolo senza respiro. Paura... rabbia... sollievo... gioia... si mescolarono tutte insieme, finché non fu troppo da sostenere.
Un sussulto gli scosse il corpo, poi un altro e un altro ancora. E in quelle braccia che erano la sua casa, si lasciò andare al pianto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 04, 2022 ⏰

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In Ogni Respiro -  Sen Çal KapimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora