Lucy amava Grace, era tutto ciò che sapeva, l'amava dai tempi dei concerti punk e del sesso nei bagni, anche nei litigi, nei giudizi, nelle scelte sbagliate e quelle giuste. Era sicura di loro due.
Ma aveva paura, soprattutto di se stessa; Lucy evitava le relazioni, scappava e difendeva inconsciamente la sua vulnerabilità. I suoi e le sue amanti, per quanto disposti a capire, non reggevano la sua sofferenza.
Per quanto il sentimento dell' empatia possa essere condiviso, esso è in conflitto con un altro desiderio, più istintivo e animale: quello dell'auto conservazione. Che era intrinseco a Lucy ma anche agli Altri, che si sentivano così risucchiati nel suo buio, da scegliere di lasciarla andare piuttosto che sentire quel dolore insieme a lei.
E chi può biasimarli? La mente di Lucy non era un luogo di villeggiatura, ma un insieme distorto di belle cose, che in una mente più sana avrebbero creato intelligenza e arte, ma non fiorivano certo in quel clima arido.
Lucy prendeva ogni mattina una pastiglia bianca, con una linea concava per spezzarla, ogni mattina tirava fuori dalla borsa la scatola, e guardava per un secondo i colori: rosa e azzurro. Pensò che almeno le case farmaceutiche cercavano di essere allegre.
Il suo farmaco aveva il compito di ristabilire ordine nei suoi pensieri e permettere belle cose di emergere. Funzionava; ma al prezzo di non avere fame a meno che non fumasse una canna.
I periodi delle serate continue erano finiti, rimanevano i dischi dei velvet underground e loro due.
Rimaneva anche quell'altra cosa..Lucy si svegliò quella mattina nel suo letto, le tapparelle erano chiuse e una luce a led viola illuminava fiocamente la stanza. Sul letto di fianco a lei, c'erano Ed e Grace. Ed era un ragazzo inglese, in uno dei suoi viaggi era arrivato a Milano e aveva incontrato Lucy. L'aveva abbordata nella libreria esoterica, mentre lei sceglieva un cristallo scuro, per fare una collana a Grace.
Era un po' punk, troppo magro, stile heroin chic tipo anni 90. Aveva i capelli decolorati e corti, che ricrescevano scuri, e dei bellissimi tatuaggi sugli avambracci. Disse a Lucy che lei ricordava Betty Page, la Pin Up e (ridendo disse) che ci teneva a dirglielo.
Lucy gli chiese se fosse inglese, e da dove in particolare, adorava gli accenti inglesi.
Lui rispose "Manchester, love"
Dopo averci parlato per un po' L si rese conto di aver già conosciuto Ed, ad un party della sua amica Eva anni prima.
Dopo un po' di reciproco stupore e sguardi, decise di portarselo a casa.
Gli presentò Grace e passarono una serata di vino, musica alla chitarra e racconti.
E poi fecero l'amore.
Sia Ed che Grace erano amanti decisi, giocavano con il dolore e il piacere, e ad L piaceva essere la loro donna, insieme o meno.
Passarono giorni di idillio sensoriale, Gracie dipingeva di giorno alla luce del mattino, si faceva musica, si vedevano film, si usciva a camminare e vedere le mostre e per andare alle feste, poi fatti e stanchi, si tornava a casa. Lucy scoprí che Ed aveva anche dei tatuaggi sul petto, e qualche ematoma sulle braccia.
Dopo quei giorni Ed partí.
Ma se capitava a milano, passava sempre a casa loro.Quella mattina Lucy si svegliò nella camera semibuia, le gambe stanche, i capelli spettinati, osservò un po' le belle stampe sulle pareti, e poi le crepe nel muro. Poi guardò i suoi amanti addormentati, il profilo marcato di Grace, i suoi capelli a caschetto scuri e quel volto buono, che la confortava, ma la metteva anche in ginocchio, la faceva sentire inerme e sicura allo stesso tempo.
Le diede un bacio, Grace aprí gli occhi e le sorrise, poi appoggiò la testa sul suo seno, e carezzò i segni scuri di passione sulla sua pelle, a Lucy fece un po' male.
Ed si svegliò poco dopo, prese la mano di L e la baciò, poi le carezzò i capelli; scuri e morbidi.
Lo guardò e chiese sorridendo, con occhi languidi:
"Is this my aftercare?"
Ed rise e disse "Yes it is babe" poi sollevò bruscamente il lenzuolo e lo tolse dal letto con un ghigno. Guardò il corpo nudo di Lucy e disse "look what we did to her last night" con un calibrato rammarico che faceva trasparire il compiacimento. Lucy rise sostenendo il suo sguardo, poi decise di alzarsi, e nuda uscí dalla camera, entrò nello studio di grace e prese una vestaglia rosa.
Con delicatezza la fece scorrere sulla pelle, poi strinse il laccio sulla vita. Chiese ad Ed di fare un caffè e tornò da Grace, che era ancora sdraiata.
Mentre un disco jazz suonava in sala, loro due stavano vicine, a carezzarsi e svegliarsi piano dal torpore, baciandosi e stringendosi come le prime volte.
Il telefono squillò, era per Ed che uscí velocemente dopo averle baciate e portatogli il caffè.
Quando la porta si chiuse, Grace si tirò su sul letto e chiese a Lucy di passarle le cartine.
Mentre Miles Davis suonava le note più alte di "So What" Grace iniziò a fare su una canna.Fumavano, e Grace carezzava distrattamente la pancia di Lucy. Poi la guardò negli occhi, e annuendo con aria delusa disse: "non mi hai mai detto cosa è successo due anni fa"
Lucy disse "lo so" e sospirò.
Aggiunse "non penso che te lo dirò mai, farebbe solo danni"
Di colpo Grace diede un colpo al muro dicendo "Cazzo Lucy lo so che non era colpa tua!"
Lucy iniziò a tremare
"Hai subito qualcosa..."
Una lacrima scese dal suo occhio destro, e poi un primo suono rotto dal pianto
"Hai subito qualcosa e non me lo vuoi dire" adesso il tono era arrabbiato.
Lucy iniziò a piangere, a scossoni. La guardò con sguardo torvo e freddo, le chiese di smetterla sottovoce ma..
"Perché non mi dici mai un cazzo Lucy?! Non so più come aiutarti"
Lucy alzò la voce, piangendo " basta ti prego"
"No!"
Cercò di spingerla via, ma Gracie la strinse a se più forte, iniziò a piangere nelle sue braccia, il suono ovattato dal tessuto della sua t shirt.
Poi alzò la testa, gli occhi arrossati e i capelli spettinati; "Hai ragione Gracie...troverò la forza di dirtelo"
Grace la guardò ancora per un qualche secondo con sguardo severo, poi lo addolcí, e a bassa voce disse "Grazie" baciandola sulla fronte.