ti immaginavo mio.

2.4K 117 31
                                    

Nelle settimane successive all'incidente ho cercato di farmi forza e di vivere una vita che ne valesse due.
Adesso che sapevo di Lapo mi sentivo ancora di più in dovere di affrontare le cose con coraggio, di godermi ogni esperienza e di non rinunciare a nessun momento, a prescindere dal risultato finale.
Lapo meritava che fossi felice anche per lui.
Ed e' solo con questo convincimento ripetuto come un mantra che mi ritrovo tirato a lucido alla festa di Monica a sorridere a tutto e tutti mentre ringrazio per i complimenti sul mio nuovo piercing all'orecchio e la matita agli occhi.

Sto osservando con la coda dell'occhio l'ingresso da circa 45 minuti e ormai potrei dire a memoria le venature della porta in legno e i riflessi delle luci stroboscopiche sulla maniglia placcata oro. (Oltre al fatto che mi fa un gran male il culo perché non ho mollato un attimo la mia posizione sullo sgabello più scomodo del creato.)
Ah! Questo si che è vivere la vita a pieno.

Il fatto è che mi sono imposto tanti cambiamenti negli ultimi tempi, ma l'essere legato, anzi vincolato, in modo imbarazzante, ad una testa di cazzo che ancora non ha messo piede alla festa, quello proprio non riesco a mutarlo.
Non posso aspettarmi nulla di diverso da uno come lui eppure la parte più illusa e cretina di me continua sempre a sperare che le cose cambino, che lui cambi, che mi veda, che si accorga che io esisto e che se solo voless-
"Ciao!"
Un fascio di luce verde direzionato verso di me e un sorriso mozzafiato interrompono il flusso dei miei pensieri. Posiziono meglio gambe e busto sullo sgabello e giro centralmente la testa per seguire la fonte di quel saluto.
E' davvero un ragazzo bellissimo quello che mi si para davanti e il mio viso si allarga immediatamente in un sorriso sereno, come se non aspettasse altro che questo, una tregua dal tormento interiore che sto vivendo.
"Ciao a te!" rispondo col tono più cordiale possibile.

Da quando ho fatto coming out vivo in una sorta di partita perennemente in svantaggio: gli altri sanno tutto di me, ma io non so niente di loro.
Un ragazzo che mi sorride può farlo per mille motivi diversi e l'imbarazzo di interpretare male un gesto, una parola, un bacio!, è un trauma al quale non sono disposto a sottopormi. Non più.
"Ciao" ripete allegro "Ti sto osservando da quando sei arrivato e se mi avessi degnato di uno sguardo per sbaglio te ne saresti certamente accorto!" conclude con un sorriso divertito.
Beh alla faccia dell'interpretazione, qui non c'ho bisogno neanche di tentare una parafrasi grossolana.

"Sono Luca" mi dice abbassando la testa per poi sollevare di nuovo gli occhi sui miei e porgermi una mano aperta.
Nell'attimo in cui il suo sguardo ritrova il mio avverto proprio le membra che vanno in liquefazione e la salivazione azzerata, una sorta di collasso di ogni organo e muscolo attivo che improvvisamente non sa più rispondere agli input che il mio cervello manda.
Noto il suo volto incupirsi e allora costringo le connessioni sinaptiche a ripartire.
"Simone" dico, stringendo la sua mano nella mia e facendole aderire bene prima di scuotere un po'.
Faccio per mollare la presa ma lui approfitta del momento e mi tira a se costringendo ad alzarmi di scatto. Porto istintivamente la mano libera sul suo petto e solo così evito di rovinargli addosso in modo goffo.

Mi accorgo che è più alto di me e che di questa cosa un po' mi spiace.
"Perdona l'irruenza ma vorrei tanto invitarti a ballare con me, Simone." ed è strano ma questa sua fermezza improvvisa mi provoca un piccolo brivido che dall'avambraccio scende giù fino alle mani. Dal sorriso malizioso che mi riserva capisco che l'ha sentito anche lui.
Sono stordito da questo inatteso sviluppo della serata e mi rendo anche conto che finora ho pronunciato solo 3 parole di cui una è il mio stesso nome.
«Devi assolutamente rimediare» penso prima di sorridergli ammiccante a mia volta.
«assolutamente. Ma come parli?» e questa seconda voce fuori campo nella mia testa arriva come una doccia fredda in un momento di tepore assoluto.

Non me lo merito e lo so bene, soprattutto non adesso, non mentre Luca mi guarda come se fossi l'unica persona in questa stanza, non mentre mi tiene una mano ancora ben salda fra le sue e l'altra viene poggiata deliberatamente fra fianco e stomaco provocandomi un calore che non sentivo da tempo e non mentre questo stesso calor– mi viene strappato via??
"ma se po sape che cazzo stai a fa?"
e adesso la voce non è più solo nella mia testa. E' qui ed ha una bocca da cui proviene e anche un corpo attaccato al seguito, con tanto di occhi infuocati e braccia protratte in avanti ed è tutto terribilmente e inaspettatamente rivolto verso di me.

ti immaginavo mio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora