Capitolo uno.

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-Flashback.-

"Papà lasciami stare basta!"

'Dove credi di andare ancora?' Mi strattonò da un braccio facendomi cadere a terra e procurandomi qualche graffio per via dei vetri rotti qualche secondo prima.

'Devi stare ai miei ordini senno sai cosa succede vero?' Portò la sua mano sulla mia gola e la strinse leggermente, per poi abbassarmi gli slip.

annuì lentamente mentre iniziai a tossire e a sbiancare non riuscendo quasi piu a respirare.

"bene." Mi lasciò a terra e mi diede un calcio al fianco, per poi andarsene e chiudere a chiave la porta.

-Fine flashback.-

Ero vicino alla finestra che tremavo. I vetri erano appannati, e io non facevo altro che piangere.
Scrutavo con uno sguardo distrutto tutti i miei lividi sulle cosce e le gambe.
Portai il dito su un livido, sottile e violacelo, e lo percorsi tutto con il dito, pressando le labbra per il bruciore.

Volevo andarmene da li, non ce la facevo piu a stare in casa con un padre del genere.
Ma le sue parole erano state chiare.
Se me ne fossi andata lui in qualche modo sarebbe riuscito a ritrovarmi.
Sarebbe stato sempre meglio che passare altri anni con questo deficiente.

Mi alzai lentamente dal davanzale e appoggiai i piedi sul legno del pavimento, che ad ogni passo scricchiolava.
Mi posizionai davanti allo specchio e con il mignolo della mano spostai il lungo ciuffo rossiccio, che copriva metà del mio viso leggermente lentigginoso.
I miei occhi erano color ghiaccio spento, e la mia pelle bianca come il latte.
'Cos'ho di sbagliato?' Sussurrai a me stessa guardandomi allo specchio, facendo scorrere lo sguardo da testa a piedi.

Sentii la porta aprirsi e subito mi si bloccò il cuore.
Mio padre mi fissava da dietro.
Si avvicino lentamente a me e mi abbracciò, facendo scorrere le sue luride mani sulle curve del mio corpo.
Si posizionarono sopra al mio seno e lo strinsero, mentre io pressavo le labbra per il dolore, ma stavo ferma.

'Domani saremo a mangiare da zia, tu sai che dovrai fare finta di niente, vero?' Disse mio padre facendo un ghigno.

In un primo momento non risposi, ma sentendo poi uno schiaffetto potente finire sulle mie labbra annuii.

Lui si allontanò e chiuse a chiave la porta, sbattendola, e facendo cadere la chiave a terra.

Chiusi gli occhi, ma poi un lampo di genio si fece spazio nella mia testa.
Cavolo, era la volta buona per scappare.

Mi sedetti alla scrivania e presi un foglio, facendo la mappa di casa della zia, che collegava alla stazione.
C'era un treno che portava ad una fermata di un bus, che successivamente portava in aereoporto.
Perfetto..
Il piano era.. Visto che dovevamo andare a pranzo da zia, sarebbe dovuto essere tutto pronto.
Avrei preparato la mia borsa come valigia, e stanotte in tutto il buio possibile immaginabile l'avrei lasciata nella siepe di casa di zia.
Esattamente alle 12.00 avrei chiesto il permesso per andare in bagno.
Sarei salita e sarei uscita dalla finestra del bagno, sarei corsa a prendere il borsone e sarei andata di fretta e furia in stazione, arrivando perfettamente alle 12.11.
Avrei preso di filo il treno cosi da essere sicura di essere lontana da papà.
Sarei arrivata alla stazione del bus alle 13.20 e avrei preso il bus diretto per l'aeroporto.
Arrivata all'aeroporto alle 13.47 avrei preso il biglietto per Sydney con i soldi che mi ero messa da parte.
Sarei salita sull'aereo alle 13.55 e l'aereo sarebbe partito dopo mezz'ora esatta..
Il che stava a dire che mio padre non avrebbe potuto raggiungermi, perchè in macchina ci avrebbe messo un'ora e passa, e con i mezzi che ho usato io ho impiegato un'ora e cinquanta minuti, il che sta a dire che lui sarebbe dovuto arrivare in stazione un'ora e passa dopo che io fossi giá partita..

Tutto ciò che mi serviva ora era coraggio.

Spero davvero di farcela.

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