Il "soffitto di cristallo", quando la "rottura" diventa realtà.

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Il "soffitto di cristallo", o soffitto di vetro, o anche tetto di vetro, è una metafora che si usa per indicare una situazione in cui l'avanzamento di carriera di una persona in una organizzazione lavorativa o sociale, o il raggiungimento della parità di diritti, viene impedito per discriminazioni e barriere di prevalente origine razziale o sessuale, che si frappongono come ostacoli di natura sociale, culturale, psicologica apparentemente invisibili anche se insormontabili. Nel tempo il termine si è usato anche per indicare ostacoli all'avanzamento imposti a categorie sociali come disabili, anziani e minoranze razziali o sessuali.

Il tema, per quanto a lungo studiato, continua a essere attuale. Tuttavia l'accesso femminile al mercato del lavoro ha avuto un carattere difforme, sia per quanto riguarda i vari paesi, sia per quel che concerne i settori professionali.

In campo lavorativo, gli uomini occupano generalmente posizioni più elevate delle donne. Ad esempio, un terzo (33 %) dei manager nell'Ue nel 2019 erano donne, secondo i dati Istat. La percentuale di donne in questa posizione non supera il 50 % in nessuno degli Stati membri.

Le donne sono dunque ancora costrette a lottare contro quel "soffitto di cristallo" in tutti gli ambienti della vita pubblica, sia nelle professioni, sia in politica e nell'ambito della formazione superiore

Esistono delle ragioni culturali che motivano questa diversità o vi sono i fattori contestuali e individuali che possono limitare o promuovere lo sviluppo di una cultura maggiormente paritaria? E ancora: perché alcuni Paesi migliorano la propria situazione con il passare degli anni e altri restano invece stazionari?

Per poter dare delle risposte concrete, bisogna analizzare in primis il fenomeno in questione; innanzitutto dobbiamo distinguere due tipologie di esclusione, che denomineremo 'SEGREGAZIONE'.

segregazione verticale: concentrazione femminile ai livelli più bassi della scala gerarchica nell'ambito di una stessa occupazione (ovvero scarsa presenza nei livelli più elevati);segregazione orizzontale: concentrazione dell'occupazione femminile in un ristretto numero di settori e professioni;

Il contesto è rappresentato sostanzialmente dalle aspettative riposte dalle aziende nei vari ruoli. I criteri formali di carriera favoriscono il genere maschile: ad esempio l'anzianità di servizio, l'appartenenza all'azienda e altri aspetti formali quale il titolo di studio.

Se è vero che il cristallo è noto per la sua durezza, è anche vero che si può infrangere d'un tratto. Si tratta solo di cercare insieme il "punto di rottura".

La risoluzione del gender gap non solo assicurerebbe pari opportunità ai dipendenti, ma allo stesso tempo si rivelerebbe di beneficio per le aziende. Questo problema andrebbe quindi affrontato con maggior impegno.

È fondamentale che ogni azienda faccia sì che chi lavora sia privo di pregiudizi creando un ambiente di lavoro 'che faccia gruppo' e stabilire un processo di assunzione e promozione chiaro e trasparente. Questo ultimo aspetto è fondamentale, se non necessario, in quanto esiste ancora la convinzione che le manager di bell'aspetto sono considerate meno affidabili, meno sincere e più meritevoli di "essere messe al loro posto", a prescindere dai risultati concreti del proprio lavoro. Tutto nasce da uno stereotipo che ci fa credere che la bellezza, per una donna, sia una delle chiavi per fare carriera.

Un'altra soluzione importante è conciliare carriera e famiglia e allungare il congedo di paternità stabilendo una più alta retribuzione per il congedo parentale e incentivare per entrambi i genitori la possibilità di essere più flessibili nell'astensione dal lavoro per i figli.

Una donna su cinque, infatti, smette di lavorare dopo aver avuto un figlio. Nel mese di dicembre 2020 l'Istat ha certificato una flessione complessiva dei posti di lavoro dello 0,4% rispetto al mese di novembre, che significa: 101 mila occupati in meno, ma il 98% dei posti di lavoro persi era di donne, 99mila unità. Se allarghiamo lo sguardo a tutto il 2020 la situazione non migliora: su 440mila posti di lavoro persi, 312mila coinvolgono l'occupazione femminile che è del 20% più bassa rispetto a quella degli uomini. Eppure in Italia il 51% della popolazione è donna e in media le donne sono più istruite degli uomini.

Utilizzare sapientemente i vantaggi che la tecnologia offre garantendo la disponibilità di strumentazione e device innovativi (come, tablet, piattaforme social media e di messaggistica istantanea, webcam...) e proponendo corsi di formazione, anche virtuali, in merito.

Definire i comportamenti virtuosi e misurare quelli reali adottando degli indicatori specifici (come, la percentuale di presenti in azienda; il rapporto tra le che presentano la propria candidatura e quelle assunte per la medesima posizione; la percentuale di che lasciano l'azienda rispetto al totale degli uscenti...).

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