my house.

186 21 3
                                    

"Caro Liam,
ti scrivo questa lettera perché
è tutto ciò che mi rimane.
Non so come posso descriverti quello che sto provando, è un misto di frustazione, rabbia e delusione verso i miei confronti.
Ti scrivo questa lettera perché sei tutto ciò che mi rimane, ho solo te. Nel vero senso della parola.
Ho amato i momenti passati insieme, ho amato i momenti pieni della tua dolcezza e gentilezza. Ho amato te, e credimi, lo faccio tutt'ora.
Ma sono arrivata ad una conclusione. La mia vita è arrivata ad una conclusione.
Non ho mai avuto un'infanzia come tutti i bambini. Non ho mai avuto dei genitori, se è per questo. Anche se tu, tutto questo già lo sai.
Tu ci sei sempre stato per me, e ti ringranzio per tutto ciò. Davvero. Ma non sono la persona fatta per te, anzi, non lo sono per nessuno.
Non ho mai avuto una vita rosa e fiori, ho ricevuto sempre pugnalate alle spalle, come se fossi un gioco. Ma adesso mi sono stancata.
Sto scrivendo anche fin troppo per i miei gusti, ma ti devo delle spiegazioni. Allora, ricominciamo.

Caro Liam Payne, oggi 27 dicembre 2014, mi sto per togliere la vita.

Ricordati, sarai sempre la mia casa."

Il mondo mi cadde addosso, tutto ciò intorno a me sembrava sparire, così come la mia anima.

Sbattei più volte gli occhi incredulo, non poteva essere realmente successo.

Mi alzai velocemente dal parquet mogano freddo e senza preoccuparmi di niente, corsì verso la porta di ingresso senza neanche degnarmi il problema di chiuderla a chiave.

Raggiunsi la macchina in una velocità mai vista e accesi il motore sfrecciando per la strada umida.

Sperai che tutto quello che c'era scritto nella lettara fosse solo un ridicolo scherzo. Rebecca amava scherzare.

Arrivato alla mia meta, uscii dal veicolo vintage, e mi diressi a grandi falcate verso il piccolo cortile che portava alla maestosa porta in legno blu.

La aprii di scatto, usando le chiavi che si trovavano abitudinalmente sotto lo zerbino nero. Corsi su per le scale, non badando alla televisione accesa sul canale della musica country.

«Rebecca!» urlai per le scale.

Nessuna risposta o lamento, niente di niente.

Provai a pensare alla lettera.
No.

Entrai in tutte le stanze del piano superiore, ma non c'era traccia della mia Rebecca. Rimaneva solamente il bagno della camera da letto.

Mi avvicinai lentamente verso la porta scorrevole, non volevo sapere veramente cosa ci fosse dietro di essa.

Allungai titubante verso la vernice bianca di cui era rivestita la porta, e con cautela l'aprii.

Non erano mai stata una persona coraggiosa, odiavo essere così. Venivo sempre considerato il codardo della situazione, da sempre.

Quello che mi si presentò davanti non erano di certo le mie aspettative. Alcune lacrime solitarie scesero ai lati delle mie guance, e desiderai che quello fosse solamente un brutto incubo.

Mi avvicinai al corpo esile della minuta ragazza dai capelli tinti, per poi appoggiare una mano sul suo fianco.

La sua temperatura corporea era bassa, fredda come un cubetto di giaccio.

«Perché Rebecca? Perché tutto questo?» chiesi più a me stesso.

Non poteva davvero essere morta. Non poteva essere possibile. Presi velocemente il telefono, contattando il 911.

Rebecca era la mia vita, e senza di lei niente aveva più senso.

Mi accasciai vicino a lei, guardando una bottiglietta farmaceutica posta accanto al suo corpo.

«Sonniferi» lessi la targhetta.

La mia mente si offuscata non riusciva a percepire il motivo, cosa era andato realmente storto.

Le mie gambe tremavano e le lacrime salate non finivano di scendere lunge le mie guance oramai bagnate.

La testa pulsava forte e improvvisamente tutto intorno a me diventò nero.

Una luce tenue si fece spazio nella mia visuale e un corpo minuto si presentò difronte a me.

Rebecca.

I suoi lungi capelli boccolosi venivano sventolati dai suoi piccoli saltelli e la sua piccola voce risuonava nella mia testa.

«Liam, cosa ci fai ancora qui? Seguimi»

disse lei, offrendomi la sua candida mano.

Senza esitazione la presi, sorridendo alla bellissima creatura posta davanti a me.

«Dove andiamo?» chiesi incredulo, ancora con il sorriso dipinto sulle labbra.

«Non importa» rispose lei «La mia casa sei tu, il resto non ha importanza.»

The end.

-

Piccola one shot, spero sia di vostro gradimento.

A lots of love,
HORVN93.

my house » l.pDove le storie prendono vita. Scoprilo ora