SABATO.

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Los Angeles,13 novembre
Sabato.Uno tra i giorni che più adoravo.Mi ricordava l'inverno,la mia stagione preferita.Non so perché,ma l'inverno mi ha sempre messo tranquillità,forse per la neve,la montagna che mi hanno sempre fatta sentire protetta,al sicuro.Per quanto io amassi il sabato,quello che stava per arrivare di sicuro non sarebbe stato il mio giorno preferito della settimana.Dovevo tornare dalla mia ex ragazza,o meglio,non da lei,dovevo andare alla partita di calcio di mio fratello,dove avrei visto anche lei,che lavorava là.Siamo state insieme per un anno,fin quando lei non mi ha detto che non era innamorata veramente.Dopo un anno,un fottutissimo anno in cui io mi innamoravo sempre di più di lei giorno dopo giorno.Quando me lo disse non riuscii a crederci,tutti quei "ti amo",tutti quei pomeriggi passati a baciarci e ripeterci che sarebbe durato per sempre,tutti quei regali,erano bugie.Lei mi disse che era stata innamorata,ma non quanto me,diceva che non riteneva giusto restare con me per farmi soffrire.E indovinate,mi fece soffrire in ogni caso,proprio mentre pronunciava quella frase.Era passato 1 anno da quando non la vedevo.Non ero più innamorata,ma non volevo lo stesso vederla,perché sapevo che se l'avessi rivista qualcosa in me si sarebbe riacceso,alla fine forse era perché dentro di me,in fondo,sapevo che non l'avevo dimenticata,nonostante non provassi più quello che provavo prima.Lei era stata il mio primo amore,io ero stata il suo,perché si,era innamorata,anche se non quanto me.Eravamo state ognuna il primo bacio e la prima volta dell'altra.Lei però,era stata qualcosa di ancora più forte per me,lei era stata la ragione,di tutto.Smisi di pensarci,perché sapevo,che se avessi continuato così,avrei solo peggiorato la situazione."Oggi la rivedrò",pensavo,Dio,per quanto ci provassi,era impossibile smettere di ripetere quella frase tra me e me.Ancora non ci credevo,non volevo crederci.Ero un misto tra emozione,tristezza,rabbia e nostalgia.Stavo provando le emozioni più forte che esistano,le stavo provando tutte insieme e non sapevo quanto ancora avrei resistito.Infatti,dopo poco,cedetti.Sentii il mio cuore accelerare,vidi le mie mani iniziare a sudare e inizia a vedere male.Mi sentivo svenire,o peggio,morire.Non sapevo cosa fare,non riuscivo a chiamare nessuno,perché mi sentivo soffocare.Avevo paura,molta paura.Ad un tratto però,per fortuna,entrò mio fratello che capii subito cosa stava succedendo e si sedette davanti a me.
"Ei,ei,Martina sono qui,guardami,va tutto bene.Ci sono io",mi disse Niccolò (mio fratello) tenendomi le mani.Passarono pochi minuti,poi finalmente inizia a calmarmi.Restai ferma per un po' con mio fratello che mi abbracciava.Se prima avevo il dubbio,questa era la conferma del fatto che non l'avevo superata,non ancora.
La cosa che più odiavo era pensare che lei adesso stava bene,che non si ricordava di me,che era andata avanti e che magari aveva pure un'altra ragazza.Poi però,per consolarmi pensavo che è impossibile dimenticare una persona che ti ha segnato,puoi ignorarla,o meglio,la tua mente può ignorarla,ma il cuore ha ancora la cicatrice,e ogni tanto,anche se non vuole,la vede.
"Sorellina riposati un po',manca ancora qualche ora prima della partita,non preoccuparti,ti chiamo io".Dice mio fratello,io sorrido e mi metto sotto le coperte.
Io e lui viviamo da soli,perché mia mamma è dovuta trasferirsi in Italia (dove è nata) per lavoro.Ogni tanto viene a trovarci,ma noi non siamo andati con lei perché oramai avevamo una nostra vita qui.Mio fratello ha 18 anni e è riuscito a trovare un lavoro oltre ad andare a scuola,quindi non abbiamo problemi.Io ho 16 anni,quindi essendo che non sono poi così piccola devo iniziare a cercare un lavoro.Ci avevo già pensato,ma non l'ho mai cercato seriamente,forse per via dello stress,ma ultimamente non riesco a fare quasi niente.
Adesso però,voglio smettere di pensare a oggi pomeriggio o ai miei problemi e chiudere gli occhi.Affronterò i miei problemi dopo,sperando di riuscire a calmarmi.

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