Nobody Likes Us

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Tsukishima Kei era una di quelle persone che ha difficoltà a relazionarsi con la gente. Non è che fosse cattivo o maleducato; semplicemente, lui non aveva ben chiaro come dover adattare la sua personalità un po' contorta agli standard degli altri esseri umani.
Era un ragazzo senza peli sulla lingua, cinico ed ai limiti dell'arroganza. Schiettamente onesto, Tsukishima non si vergognava a dire la propria opinione, buona o cattiva che fosse, e non mancava di storcere il naso a molti suoi coetanei che gli stavano particolarmente antipatici. Credeva che il suo dire sempre la verità fosse un pregio poiché, nella sua mente, fingere di rispettare una persona era molto più irrispettoso di disprezzarla ufficialmente.

Ma il resto del mondo non concordava per nulla con la sua linea di pensiero, ed aveva così teso sempre più all'isolarlo dal gruppo.

Inizialmente il ragazzo aveva provato ad adattarsi al loro modo di fare, ma gli usciva troppo innaturale e spesso si dimenticava di dover fingere alcuni comportamenti specifici.
Era come se le menti del resto della popolazione mondiale fosse stata settata esattamente all'inverso di come ragionava il suo cervello e quindi, per quanto duramente si sforzasse, il suo lato più sincero saltava sempre fuori.
Non era un buon attore, ma nemmeno si impegnò troppo per diventarlo. Riteneva che le buone maniere, quelle da manuale, fossero troppo artificiali e non riusciva a metterle in pratica. Le vedeva come una forzatura fin troppo stringente alla sua persona e, sebbene fosse consapevole della loro importanza nella società, non voleva mancare di rispetto a se stesso imponendosi di praticare comportamenti in cui non credeva.
Si ritrovò a un bivio: o nascondere la sua personalità autentica dietro una plasticosa maschera di cortesia o affrontare le critiche a volto scoperto. In entrambi i casi ci sarebbero state delle spiacevoli conseguenze, interiori o esteriori che fossero.

Tsukishima imboccò la strada più difficile ed accettò che probabilmente si sarebbe ritrovato ad essere completamente solo.
Un danno all'interno della sua anima sarebbe stato come far crescere un albero con le radici piantate in un terreno avvelenato: sarebbe invecchiato malamente e non avrebbe avuto possibilità di curarsi; è d'altronde risaputo che le ferite immateriali non guariscono mai del tutto.
Una volta imparato ad ignorare la gente, pensò il giorno in cui fece la sua scelta, non avrebbe più sofferto per colpa loro. Sarebbe diventato forte per preservare sé stesso.
Così fece.

Effettivamente, Tsukishima ci riuscì. Quando camminava lungo il corridoietto dell'autobus, alla ricerca di un posto a sedere, le sue cuffie proteggevano il cervello dai pettegolezzi e commenti della gente intorno a sé. Anche se non li ascoltava, sapeva che c'erano. Ad oggi la gente indossa le mascherine, ma quando lui era ancora un ragazzo non si utilizzavano ed il labiale era facilissimo da leggere. Ciò dava al nostro protagonista dai capelli biondi una motivazione sufficiente al guardar male una persona, rimproverandola in silenzio da dietro i suoi occhiali.
E quando si voltava verso una di quelle persone che lo criticava, indipendentemente da chi fosse, Tsukushima gli scoccava un'occhiataccia così profonda che quello subito smetteva di parlare o cambiava argomento.
Il suo metodo di salvaguardia personale era eccellente, se non fosse per un'unica grinza nel lenzuolo che s'era stirato: anche la solitudine più totale, a lungo andare, avvelena l'anima come il rinnegare sé stessi.
Questo lo apprese a sue spese, fra i sedici ed i diciotto anni d'età.

Avendo scelto la strada della solitudine e non volendo celare la sua vera persona, Tsukishima non era mai riuscito a farsi amici, nemmeno uno. Si era ritrovato sostanzialmente solo, ma ciò per i primi tempi non fu un problema.
Inizialmente, quando ancora era piccolo, non si era mai soffermato ad osservare gli altri. Teneva sempre gli occhi sullo schermo del proprio cellulare o sulla strada sui cui stava camminando. Conosceva a memoria mattonelle dei marciapiedi e le crepe sulla strade; persino alcune erbacce lungo il muretto di cinta della scuola gli parevano familiari.

Nobody Likes Us - Tsukkiyama One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora