Prologo.

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Era una bella giornata di maggio. La primavera era arrivata finalmente e fuori si sentivano solo le loro grida mentre giocavano a rincorrersi felici e spensierati.

''...dai smettila adesso,''- si lamentava la piccola ragazza ancora bambina verso il ragazzo riccio che era solo d'un anno più grande di lei, e non la smetteva di correrle dietro lungo tutto quel ampio prato verde che precedeva il parco.

''...ma lasciala dai,''- la proteggeva il ragazzo tenero prendendola tra le sue braccia. Era il più grande lui, due anni in più di lei.

''Smettila Riccio, adesso basta, giochiamo a qualcos'altro,''- disse lei ancora tra le braccia del Tenero. 

Era una tredicenne veramente bella e innocente. E a entrambi piaceva stare con lei, assecondarla e farla ridere. Anche se il ragazzo dai capelli ricci che li incorniciavano il viso, a volte le faceva dei piccoli dispetti solo per vederla mettere il broncio, per poi regalarle di nuovo il sorriso.

''Ok, ok, la smetto...''- si arrese lui, ancora col fiatone dalla corsa -''che gioco vorresti fare adesso piccola bimba viziata?''- disse mostrandole la lingua, come faceva sempre quando la prendeva in giro così.

''Basta chiamarmi cosi Riccio impertinente!''- rispose lei col broncio ma altrettanto divertita. -''Ti devo forse ricordare che sto crescendo ormai?''

-''Stai crescendo...è vero, ma sei ancora una piccola bimba viziata.''

''E tu continui a essere ancora un ragazzo riccioluto impertinente,''- ribatteva lei, facendo lui ridere di gusto perché l'aveva fatta arrabbiare.

''Dai smettetela!''- si intromette il Tenero,come sempre quando vedeva che il Riccio voleva ancora continuare il suo gioco nell'infastidire la piccola ragazza. -''Volevi giocare, no?''- chiese a lei - ''Scegli!''- concluse sorridendole.

-''Giochiamo a nascondino.''

-''Ma è un gioco per piccoli.''

-''Anche rincorrere qualcuno, un gioco da piccoli è Riccio, e tu prima a questo stavi giocando.''

E cosi il ragazzo dai capelli ricci si arrendeva sbuffando, ma poi sorrideva mostrando due fossette ai latti della bocca.

Alla vista di quel sorriso e dei suoi occhi verdi lei finalmente si addolciva e tornava allegra di nuovo, pronta a ridere e divertirsi con quei due che non la lasciavano mai da sola.

E alla vista di lei di nuovo sorridente, il tenero ragazzo dagli occhi castani iniziava a ridere. Ed era quella la vista a qui lei rimaneva inerme, immobile, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso dolce.

''Chi conta?''- chiese il riccio.

''Facciamo sasso carta forbice,''- suggerì il tenero.

''Ssssiiiiiii!''- esultò la piccola ragazza come era suo solito fare.

Portarono la mano destra dietro la schiena e ... 1...2...3...sasso...carta...forbice.


''...dai chiudi gli occhi e inizia a contare tenerone,''- lo prese in giro il riccio, mentre lei gli regalava un dolce sorriso.

Il tenero ragazzo inizio a contare. 1...2...3...4...5.....10.........20.........30........40.....50...apro.

Girò diverse volte sul posto, e poi si appoggiò all'albero guardando da tutte le parti. Avrebbe aspettato lì fino a che il riccio avrebbe dato di matto dall'esasperazione e sarebbe uscito dal suo nascondiglio. Non era un riccio molto paziente, ma lei era più che paziente, e lui sapeva che non sarebbe uscita fino a che il riccio non fosse stato trovato per primo.

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