Ultime volontà

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« 1,2,3 » Inspirò l'aria « 1,2,3 » espirò « ora sono Kevin »

Il ragazzo entrò nel locale, la luce aranciata del sole colpì metà del suo corpo, tirò i bordi del maglioncino di lana verde scuro e lanciò un'occhiata all'ultimo tavolo in fondo.

« Agata » mormorò.

« Desideri qualcosa, caro? »

Kevin saltò sul posto e si voltò verso la signora dietro il bancone alla sinistra della fila di tavoli, gli sorrise mentre con uno straccio asciugava un bicchiere. Il ragazzo si sistemò meglio lo zainetto sulle spalle e disse a voce bassa.

« Sono qui di passaggio e ho pensato che fosse più prudente non rimanere all'esterno durante il tramonto, visto che oggi è quel giorno »

La signora con una mano si grattò i corti capelli grigi scuro.

« Scusami, hai ragione, il 17 Dicembre è tornato oggi »

Posò il bicchiere asciutto su una delle pile davanti a lei.

« Caro ragazzo, qui sei al sicuro, accomodati dove vuoi »

Kevin posò lo zaino su una delle sedie davanti il bancone, diede un ultimo sguardo al tavolo in fondo e si sedette tenendo la testa bassa.

« Quindi sei un amico della povera Agata, presumo »

Il ragazzo annuì e si girò sulla sedia, aprì lo zaino beige sullo schienale e prese un quadernino, lo posò sul bancone chiuso.

« Prendo una cioccolata calda, grazie »

La barista poso lo straccio sotto il bancone e si strofinò le mani sul grembiule blu.

« Certo, te lo porto subito »

La donna sparì dentro la la porta aperta della cucina. Kevin si alzò dalla sedia e si voltò svelto verso i tavoli alle sue spalle, alzò una mano davanti a sé, chiuse gli occhi.

I bulbi sotto le palpebre guizzavano a sinistra e a destra.

« Agata, Edoardo, Serena, Bruno » sussurrò.

Aprì gli occhi di scatto e tornò a sedersi nello stesso momento in cui la signora tornò con una tazza di cioccolato caldo fumante, la posò sul bancone. Kevin prese con una mano la tazza e con l'altra aprì il quadernino e lo sollevò leggermente. una lista di nomi barrati ricopriva le pagine, tranne l'ultimo.

La barista lanciò un'occhiata al quaderno, riprese lo straccio da sotto il bancone e prese a sfregare le mani sorridendo.

« Caro ragazzo, come mai in giro a quest'ora proprio il 17 Dicembre? »

Kevin portò la tazza alle labbra e sorrise, appoggiò le labbra al bordo, poi la scostò.

« Lei è Maria Luisa, gestore di questo locale da quattro anni, dovrebbe conoscere questi nomi »

posò la tazza sul bancone e alzò puntando lo sguardo su uno dei faretti gialli del soffitto.

« Bruno, Serena, Edoardo e » prese un respiro e chiuse gli occhi « Agata »

Tornò a guardare la donna con il sorriso pietrificato in volto, lanciava sguardi da lui al suo quadernino continuando a sfregare le mani.

« Le creature scomparse il giorno del 17 Dicembre, sì le ricordo »

Si sporse verso il ragazzo « Caro forse la cioccolata, scotta troppo? Vuoi del lat...»

Kevin afferrò il braccio della donna, il coltello che aveva in mano gli sfiorava la guancia.

« Un normale vigilante non avrebbe mai fermato il mio colpo » disse con voce tremante.

Kevin sorrise mentre la faccia della signora che aveva di fronte si apriva in quattro petali dentati verdi, della bava colava dal piccolo becco al centro sui cui era incastonata una gemma rossa.

« 3, 2, 1 »

« L'ultima ragazza che ho assaporato non era resistente quanto te » disse il mostro sputacchiando.

Il ragazzo strinse il braccio del mostro che lanciò uno stridio sorpreso.

« 3, 2, 1 »

con la mano sinistra prese una piccola penna dalla tasca e tracciò una linea sull'ultimo nome.

« Ora sono un vigilante »

Posò la penna sul bancone.

« Maria Luisa o per meglio dire, Mostro del 17, ti dichiaro colpevole della morte dei tre ragazzi e di una vigilante e per tanto accolgo le ultime volontà di Agata, sarò io a giustiziarti in nome dei regnanti dell'Altro Mondo »

Il mostro emise uno stridio divertito. « Aspettavo la tua arrogante scenetta, bene ora potrò assaporarti meglio »

Quattro tentacoli verdi uscirono dalla sua schiena, Kevin lasciò il bracciò si spinse le con le gambe sul bancone e si gettò sulla schiena rovesciando la sedia, fece una capriola all' indietro per evitare le protuberanze verdi e finì sotto il tavolo dietro di lui, quelle non si fermarono e schizzarono in avanti, si lancio a sinistra, il tavolo venne ribaltato.

La mano destra del ragazzo si illuminò di una luce dorata, sulla fronte fuoriuscì una gemma dello stesso colore. Dal mostro sgorgò un grido acuto.

« Maledetto, traditore! »

Kevin chiuse il pugno luminoso, scintille elettriche scaturirono su tutto il corpo.

« Mia dolce Agata, ora verrai vendicata »

Tese il braccio con la mano davanti a sè con le dita puntate sulla donna pianta, i petali intorno alla sua testa vibrarono quando ruggì di rabbia. I tentacoli scattarono verso di lui, ma erano diventati lenti, quasi fermi nell'aria. Il corpo del ragazzo divenne un fulmine giallo schizzò verso la faccia del mostro. Il corpo si materializzò a mezz'aria, la mano trafisse la sua testa, la estrasse, nella mano gli rimase la gemma rossa. Il tempo ritornò a scorrere, cadde a terra e un'esplosione di liquido verde macchiò le pareti attorno e sul giovane vigilante, il corpo crollò a terra dietro il bancone. Kevin si pulì la faccia con una mano, gettando la gelatina a terra. Si pulì le mani sul pantalone e prese il quadernino dal bancone fortunatamente immacolato. Raccolse lo zaino dalla sedia ribaltata, mise il quaderno dentro e lo indossò. Prima di uscire, fece saltare la gemma rossa sul palmo della mano, la chiuse.

« Agata, la dedico a te »

Uscì dalla porta e non tornò mai più.

Quel 17 DicembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora