Inspiro.
Espiro.
Il buio che mi avvolge è talmente oscuro che mi sembra di essere cieca. Cerco aria allargando le narici tanto da farmi male, l'ossigeno non è abbastanza, non riesco a ragionare.
Avverto dei rumori sommessi, confusi, che si riassumono presto in un unico suono penetrante e sconvolgente: sento la testa che sta per esplodermi, i polmoni bruciarmi e i pensieri riunirsi in un solo e deciso "Svegliati!".
Apro gli occhi, ma nel farlo provo un dolore acuto, che mi spinge d'impulso a tentare di lenirlo con le mani. Strofino con tanta forza ed energia da fare solo peggio, causandomi ancor più dolore.
Mi giro e rigiro mentre tento di capire dove sono e un insopportabile senso di soffocamento si impossessa di me, impedendomi di calmarmi.
"Aiuto!" Voglio urlare, ma quello che esce è un ridicolo verso strozzato. "Aiuto!"
Sono consapevole che nessuno può sentirmi, lo capisco ancora prima di gridare, ma al momento non ho altra soluzione cui aggrapparmi.
Sento caldo, caldissimo. I capelli attorcigliati intorno al collo sembrano mani intente a strangolarmi, il sudore appiccica i vestiti al mio corpo, quasi a formare una seconda pelle.
Vorrei strapparmi tutto di dosso, fino a non provare più un briciolo di nulla.
Gratto con le unghie corte contro l'unica superficie che raggiungo, quella sotto di me, che è simile ad un letto di metallo. O meglio, una bara di ferro incandescente, in cui anche i miei pensieri si sciolgono in un flusso di parole spezzate e confuse.
"Basta." Imploro qualcuno, non so chi. "Ti prego, fermati."
Un ricordo corre fugace nella mia mente, lo afferro prima che possa scivolarmi via: sono qui per un motivo, perché sono stata costretta. D'un tratto rammento le catene che mi avvolgono strette gli arti, la seta leggera della camicia da notte che indosso, i miei poteri, la mia missione.
Ricordo che sono qui per opera di una persona il cui volto mi sfugge, ma so anche che implorarla di smettere è del tutto inutile, perché per quanto mi sforzi di non crederci, mi sembra di provarci da un'eternità.
Un formicolio insistente prende forma dietro il collo, sotto la nuca, e si diffonde celere nel resto del corpo. Mi affido a quest'unica sensazione definita, pari ad una solida ancora nel mezzo della furia di una tempesta.
Inspiro e trattengo il respiro per pietà nei confronti dei polmoni gonfi di aria bollente, e concentro le mie forze sulla luce informe adesso visibile nella mia testa. La fonte luminosa si muove assieme al formicolio, spostandosi tra le mie membra fino alle regioni più recondite del corpo, come fosse parte di me, un'appendice viscerale del mio spirito.
Espiro, rilasciando l'aria inutile e povera di ossigeno assieme al dolore.
Una forza antica mi pervade, sprigionandosi da ogni singolo poro della mia pelle, in un'esplosione continua di luce e fiamme.
Troppo tardi capisco di essere io stessa la causa della mia sofferenza, se continuo così presto non rimarrà altro di me che un mucchio silenzioso di niente. Comprendo che se sono io la fonte di quest'immane quantità di calore, sono ancora io a causare il surriscaldamento del metallo e quindi la sua fusione a contatto con la mia pelle.
Apro gli occhi in un gesto di sfida contro il dolore che avverto, regalandomi un fugace momento di pace.
Poi mi addormento, continuando quel sonno tormentato iniziato in un letto di fuoco.
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Come una rosa nel maggio
AdventureFlaminia è una ragazza strana, o almeno questo è quello che pensano di lei. Ancor più strana però è la scoperta che fa quando, in preda al panico, decide di allontanarsi da casa. Flaminia non è sola per sua fortuna e tra risate, lacrime, dolori, ma...