di quei violini suonato dal vento

91 18 7
                                    

cerchi riparo, fraterno conforto

tendi le braccia allo specchio

ti muovi a stento e con sguardo severo

biascichi un malinconico Modugno

di quei violini suonati dal vento

l'ultimo bacio, mia dolce bambina

brucia sul viso come gocce di limone

l'eroico coraggio di un feroce addio

ma sono lacrime

mentre piove, piove (sono lacrime)

mentre piove, piove (sono lacrime)

mentre piove

magica quiete, velata indulgenza

dopo l'ingrata tempesta

riprendi fiato e con intenso trasporto

celebri un mite e insolito risveglio

mille violini suonati dal vento

l'ultimo abbraccio, mia amata bambina

mel tenue ricordo di una pioggia d'argento

il senso spietato di un non ritorno

di quei violini suonati dal vento

l'ultimo bacio, mia dolce bambina

brucia sul viso come gocce di limone

l'eroico coraggio di un feroce addio

ma sono lacrime

mentre piove, piove (sono lacrime)

mentre piove, piove (sono lacrime)

mentre piove, piove


-------


e ci ripensava jisung. ci ripensava a quell'ultimo bacio. quell'addio sigillato da un bacio dato sotto la pioggia che mascherava le lacrime che bruciavano sul viso.


lo aveva chiamato "dolce bambino", ma jisung era un uomo. un uomo di cui ormai erano rimasti solo mille pezzi  incollati fra loro. un addio che bruciava come gocce di limone su una ferita aperta. la ferita che jisung aveva sul cuore. un taglio, preciso. netto, era profondo. e bruciava, bruciava tanto.


beveva da troppo ormai vodka e lacrime. che poi beveva solo quello. la stessa vodka che piaceva a lui, e chissà se gli piacevano anche le sue lacrime. ci aveva pensato per un po' jisung, se davvero l'amore avesse troneggiato nella sua relazione. e una risposta se l'era data. 


se la ricordava bene l'atmosfera di quel giorno. il vento soffiava, ed era come se il suo suono fosse la melodia di migliaia di violini. una melodia armoniosa, quasi dolce, come se volesse dare a jisung del fraterno conforto.


si era guardato troppo spesso allo specchio, e si era chiesto cosa aveva di schifoso. qual era quella piccola o grande imperfezione che lo aveva allontanato? allungava le braccia verso lo specchio, perché dentro ci vedeva il suo riflesso, il riflesso di colui che aveva colmato le sue giornate di sole ma nell'ultimo giorno aveva lasciato solo pioggia.


non lo sapeva bene il significato di un addio jisung. quanto avrebbe potuto far male? in fondo un addio non è mai un addio. è più un "ci rivedremo fra tanto tempo, facendo finta che sia stato il destino a volerci di nuovo insieme". ma non era così. faceva male un addio. e se lui lo sapeva ora lo sapeva anche jisung.


era sfocato quel ricordo che aveva di quella sera. era un po' come una fotografia ingiallita riposta in un cassetto per troppo tempo. ricordava la pioggia argentata che sembrava render prezioso quel momento. ma in realtà no. la pioggia serviva a nascondere le lacrime, a mescolarsi con esse per non far mostrare la suscettibile fragilità che i due ragazzi avevano in quel momento. ma perché no serviva anche un po' a far sembrare il tutto una soap opera degli anni 80'.


però ora voleva riuscire a respirare normalmente. riprese fiato. si disse che ormai era finita e che doveva vivere la sua vita senza pensare a lui. fece di tutto. ruppe lo specchio. buttò la vodka. non guardò più soap opere degli anni 80'. quando c'era la pioggia prendeva un ombrello. 


eppure le lacrime rimanevano e su quelle lacrime c'era ben impresso il nome 'minho'.


fine

di quei violini suonati dal vento ; minsung . Where stories live. Discover now