𝐒𝐔𝐈𝐂𝐈𝐃𝐄 𝐁𝐋𝐎𝐍𝐃𝐄

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pairing: vmin
tags: angst, toxic/abusive relationship, taehyung is a psycho sociopath, jimin is his lover, suicide, smut, drugs, cutting, blood, wet&messy, anal sex, oral sex.
nei media: E.V.O.L. by marina and the diamonds





È notte fonda quando Jimin si punta una pistola alla tempia nell'angusto monolocale al tredicesimo piano di una palazzina di Buam-dong

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È notte fonda quando Jimin si punta una pistola alla tempia nell'angusto monolocale al tredicesimo piano di una palazzina di Buam-dong. Seduto sul pavimento, proietta a intermittenza sul soffitto la luce biancastra di una piccola torcia che stringe tra le mani. È un vecchio accendino scarico, un regalo che sembra appartenere a una vita ormai passata. Sulla parete c'è uno specchio che ritrae il suo corpo nudo e le lacrime secche che gli rigano le guance, ma Jimin non può vederlo. Ha la testa reclinata all'indietro e gli occhi vacui rivolti a un cielo di diciotto metri quadrati.
«Noi siamo stelle sotto al soffitto» sussurra a qualcuno che non può sentirlo. Ha freddo. I capezzoli turgidi sono ritti e le sue cosce sono scosse da lunghi brividi. Il riscaldamento è spento, le bollette sono diventate troppo care. I soldi che portano a casa bastano a malapena a pagare da mangiare e a comprare le dosi.

Jimin trema forte. Chiude gli occhi e non sente più niente, soltanto la sensazione di un paio di labbra gelide che gli baciano la tempia. Quelle del suo amore sanno essere più calde. Certe notti si posano sulle sue guance con la leggerezza delle piume e gli scaldano il cuore. Allora Jimin si volta, lo bacia sulla bocca e gli dice che lo ama. Il letto malandato al centro della stanza è troppo stretto, ma a loro non importa. Si stendono l'uno accanto all'altro, si scambiano carezze, e si addormentano confortati dal suono dei loro respiri.

Ma per ogni parola d'amore, se ne dicono altre cento d'odio. Jimin e Taehyung litigano spesso, si lanciano contro i piatti della credenza, urlano a squarciagola e si feriscono a vicenda, scagliandosi addosso le loro fragilità come se fossero coltelli. E allora Jimin capisce che è una delle notti cattive, quelle in cui colui che chiama amore lo lascia solo in una casa vuota e torna all'alba con i vestiti macchiati di sangue e il naso sporco di cocaina.

I baci di Taehyung sono colpi di pistola.

È una di quelle notti e Jimin si sente annegare. Ha l'acqua alla gola. Con orrore realizza che è soltanto la paura di perderlo a mozzargli il respiro. La finestre sono chiuse, la stanza è buia, ma sa che il sole sta per sorgere e lui non è ancora tornato. Il panico lo divora, la testa gli gira, le palpebre si fanno pesanti. Si prende a schiaffi per restare sveglio. Deve sentire i passi Taehyung sul pianerottolo per guadagnarsi il diritto di dormire. Senza di lui la notte è abitata dagli incubi.

Ma il pacchetto di sigarette è finito, il whisky si è rovesciato e non c'è più niente con cui ammazzare il tempo.

Allora il tempo ammazza lui.





Arriva l'alba e le stelle muoiono. Jimin si è addormentato, cullato dal suo stesso pianto. La pistola tra le mani e il corpo nudo abbandonato sul pavimento. Taehyung lo trova così quando apre la porta di casa, magro, piccolo e fragile, con le gote rosse da bambino e i polsi tagliati di chi nella vita ha visto troppi orrori. Gli si accovaccia accanto e lo sveglia con un bacio sulla fronte. Quando Jimin apre gli occhi è disorientato e spaventato. Afferra Taehyung per la giacca e lo tocca ovunque, lo abbraccia, lo bacia. Sei davvero qui, sei tornato, amore mio, ripete.
«Non farlo mai più, Jimin».
«Non andartene mai più».
«Lo sai che non posso farlo».
«Ho avuto tanta paura, Taehyung».
«Se mi rovesciassero come un guanto, scoprirebbero che dietro la mia pelle c'è incisa la mappa per tornare da te, ovunque tu sia. Non mi perderai mai».

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