//

496 23 11
                                    

-Cosa ti piace di me?-
La domanda sorse spontanea nel piacevole silenzio del salottino dove i due amanti riposavano.
Sul divano di pelle arancione dove Lovino si rilassava tranquillamente, seduto all’indiana tra le gambe di Ludwig, si era creato un tepore piacevole, proprio di quel genere che piaceva al Meridione, quello pieno di comprensione reciproca e di comfort, dove non servono parole per raccontare cosa si era fatto nell’arco della giornata o per comunicare qualche sentimento già fin troppo chiaro, così quella domanda venuta fuori improvvisamente no poté non sembrare estremamente inopportuna, oltre che imbarazzante naturalmente.
Lovino ci rifletté un po’, arrossendo leggermente nel mentre – fortunatamente cosciente che l’amante non potesse vederlo poiché gli dava le spalle – poi rispose con un’alzata di spalle, intrecciando le dita con quelle di Ludwig.
-Non mi piace niente di te- disse semplicemente.
Il tedesco sgranò gli occhi, sorpreso – e deluso – dalla risposta dell’italiano.
Guardò altrove, escludendo dalla visuale il piccolo corpicino di Lovino che riposava con il capo abbandonato sul suo petto muscoloso, come se fosse diventato improvvisamente repellente alla vista di esso.
- Allora mi odi? – chiese, spostando le mani da quelle di Lovino e portandosele alla fronte per ravvivarsi i capelli poiché alcuni ciuffi erano sfuggiti alla presa resistente del gel.
-Non ho detto questo-
Lovino alzò un’altra volta le spalle, rispondendo con noncuranza, senza accorgersi del turbamento interno che stava causando nell’altro.
-Allora perchè sei ancora qui? Se non ti piaccio perchè non te ne vai?!-
Ludwig si mosse di scatto, afferrando Lovino per il mento e costringendolo a voltarsi verso di lui.
Lovino sentì il tono di voce del tedesco cambiare improvvisamente, come se fosse diventato improvvisamente frustrato o spaventato, non avrebbe saputo definire bene quale delle due.
Gli occhi azzurri erano lucidi e vacillanti e le sopracciglia chiare erano aggrottate in un una smorfia triste tanto da far sembrare quel viso così adulto e serio quello di un bambino a cui si è appena tolto il giocattolo preferito.
Un piccolo sorrisetto compiaciuto comparve sul viso dell’italiano a cui piaceva da morire tenere in pugno i sentimenti dell’amante, farlo camminare sul filo di un rasoio e tenerlo in bilico proprio nel punto più pericoloso.
Purtroppo però, Lovino lo sapeva bene, la situazione sarebbe degenerata da un momento all’altro e quel breve scambio di frasi nel tepore pomeridiano del loro salotto si sarebbe trasformato in una vera e propria lite, con tanto di urla e silenzi da parte di entrambi.
Litigare con Ludwig non era come farlo con il resto del mondo intero.
Il tedesco si dimostrava orgoglioso e testardo il doppio di Lovino e ogni volta che si arrabbiava poteva non rivolgergli la parola per giorni.
Quei momenti di estrema tensione potevano continuare per settimane intere e i due vivevano sotto lo stesso tetto ma senza contatti di alcun tipo, dormivano sullo letto ma su due lati opposti e naturalmente, il tedesco non era mai il primo a chiedere scusa e toccava all’altro, troppo frustrato dal fatto che l’amante non gli riservasse quelle attenzioni che gli piacevano tanto.
Così Lovino, deciso a non far scoppiare una nuova lite, guardò intensamente Ludwig negli occhi e raccogliendo tutto il suo coraggio parlò senza mezzi termini.
-Perché ti amo-
Ludwig sbatté un paio di volte le palpebre, visibilmente confuso –Eh?-
Lovino sorrise leggermente e arrossì, spostando delicatamente la mano di Ludwig dal suo viso e sedendosi comodamente a cavalcioni sulle sue gambe.
-Non mi piace niente di te, e lo sai perchè?-
L’italiano gli prese il viso tra le mani, carezzandogli le guance lattee con i pollici e osservando divertito lo sguardo disorientato del tedesco.
Sospirò, comprendendo che avrebbe dovuto spiegargli tutto a parole perchè Ludwig questa volta non avrebbe compreso tanto facilmente quello che voleva dirgli.
Poggiò la fronte su quella dell’altro e continuò a parlare ad un soffio dalle sue labbra –Perchè non è una questione di “piacere”, ma di “amare”. Io amo tutto di Ludwig, amo tutto di te…-
Lovino non era solito dire delle cose del genere così apertamente, tanto meno spontaneamente, e Ludwig ne rimase piacevolmente sorpreso quando sentì quelle bellissime parole uscire dalle piccole e rosee labbra di Lovino – le quali, di solito, non facevano altro che tirare fuori parolacce e imprecazioni- che voleva tanto baciare, ma la curiosità lo spinse a fermarsi e sentire cosa avesse ancora da dire il suo piccolo amante.
-Amo tutto di te, dai tuoi occhi azzurri come il cielo e giuro che starei a fissarteli per ore, solo per perdercimi dentro…- e gli baciò delicatamente le palpebre – Amo la tua carnagione candida che ti fa scottare non appena il sole si poggia sopra di te- e gli lasciò un bacio tra l’incavo del collo e la spalla, per poi risalire fino al viso lasciando un piccola scia di baci a fior di pelle – Ai tuoi capelli biondi, sottili, lisci e lucenti come il sole- e sorridendo gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoli un po’ e osservando il modo leggiadro in cui ricadevano sulla fronte del tedesco, rendendolo ancor più meraviglioso – E amo i tuoi muscoli tonici che io non riuscirò ad avere mai- e gli sfuggì una dolce risata mentre passava una mano sulla stoffa nera della t-shirt di Ludwig, che delineava i suoi muscoli ad uno ad uno.
- E amo quando mi abbracci, quando mi sussurri parole dolci alle orecchie o mi urli contro perchè la mattina non ho mai voglia di alzarmi o andare ai meeting con le altre – fottutamente stupide – nazioni, amo quando facciamo l’amore e mi fai tuo con forza ma delicatezza e mi chiedi sempre se va tutto bene, se non mi stai facendo male e io ti rispondo che no, tu non potresti mai farmi male. Amo quando gemi il mio nome in un modo così sexy da non riuscire a descrivere a parole e le tue guance diventano di un rosso molto più intenso, non so se per la felicità o per l’imbarazzo- fece una piccola pausa, guardando Ludwig e cercando di trasmettergli tutto quello che sentiva e giurando a se stesso che dopo una dichiarazione del genere lo avrebbe picchiato come non mai se solo si fosse azzardato a dire anche solo una parola idiota.
-Amo quando mi fissi confuso o felice e quando mi guardi come se mi volessi far tuo solo con gli occhi, amo il tuo incantevole sorriso, il tuo viso accigliato quando qualcosa non torna, amo quando cerchi tutte le soluzioni in uno stupido manuale “Come fare questa cazzo di cosa” o altro, che non ti porterà mai ad una vera soluzione. Amo i tuoi sospiri, amo quando mi stringi forte al petto e mi sostieni, quando mi consoli e mi accarezzi i capelli e fai sparire tutte le mie preoccupazioni, amo il tuo accento tedesco quando pronunci il mio nome, quando mi baci e mi trasmetti tutti i tuoi sentimenti nei miei confronti, quando mi fai sentire bene e mi mandi al settimo cielo, o mi fai sorridere, ma anche imbarazzare…, quando mi chiami “Mein Liebe” o “Liebling” o qualche nome strano di cui non capisco il significato, quando mi dici “Guten Tag” la mattina e mi svegli con un bacio, carezzandomi lentamente.
Amo tutti i tuoi lati nascosti o noti e soprattutto quando mi dici di amarmi e mi sussurri dolcemente “Ich Liebe Dich”-.
 Lovino finì di parlare con gli occhi lucidi dall’imminente pianto che quelle parole che lui stesso aveva pronunciato gli avevano indotto e le guance rosse dall’imbarazzo.
Ludwig lo guardò boccheggiando per qualche secondo, poi sorrise e posò una mano dietro il suo capo, avvicinandolo a sé.
Le labbra dei due amanti si incontrarono in un bacio soffice e pieno di amore, senza che alcuna lussuria rompesse il momento magico che si era creato, lasciando che fossero solo le due bocche, chiuse ermeticamente una sull’altra, a parlare per loro, lasciando che quella marea di sentimenti sconvolgenti li travolgesse.
Rimasero così per qualche minuto, assaporandosi l’un l’altro e quando fu il momento di staccarsi sembrò infinito e doloroso come se fosse stato un bacio d’addio.
Lovino cercò di avvicinarsi di nuovo, alzando il mento verso il viso di Ludwig, nella speranza di ricevere un altro bacio, ma l’amante gli posò un dito sulle labbra intimandogli solo di tacere e di ascoltare quello che aveva da dire.
-È la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto- disse sorridendo, stringendosi l’italiano al petto, che mugugnò qualcosa, ma non si sottrasse all’abbraccio, anzi, si sistemò meglio sul petto di Ludwig,posando il capo sulla sua spalla destra e disegnando piccoli cerchi con l’indice al centro del suo petto.
-Mi correggo- rise Ludwig, riconquistando l’attenzione di Lovino, che sollevò il viso per vedere cosa volesse dire in quel momento – È l’unica cosa dolce che tu mi abbia mai detto –
Lovino sentì un tuffo al cuore quando vide il viso del tedesco così felice, gli occhi sinceramente lucidi dall’emozione e le labbra, quelle magnifiche labbra che amava tanto baciare, curve all’insù, in uno dei rari sorrisi dell’amante.
Per un attimo la vista si annebbiò e Lovino credette di stare per perdere la vista, poiché aveva guardato per troppo quel viso d’angelo che possedeva Ludwig, poi qualche momento dopo tornò tutto regolare e sentendo qualcosa di caldo scivolare lungo le guance e cadere sulla t-shirt del tedesco si rese conto che no, non stava diventando cieco, stava semplicemente  piangendo.
Ludwig si rabbuiò un attimo notando le lacrime dell’italiano e cercò di scacciarle, passandogli i pollici sulle guance, invano.
- C’è qualcosa che non va? Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese subito, preoccupato.
Lovino scosse il capo in fretta, cercando di fermare la voglia incontenibile che aveva di piangere e asciugandosi alla manica del suo maglioncino.
-Non c’è niente che non va, è solo… - l’italiano guardò altrove, cercando di evitare lo sguardo di Ludwig.
-È solo che è la cosa più imbarazzante che io abbia mai detto!- disse tutto d’un fiato, voltandosi di scatto e incontrando gli occhi stupefatti del tedesco.
Quello si rilassò capendo che l’amante non stava piangendo lacrime di dolore e lo avvicinò ancora una volta a sé, baciandolo dolcemente e lasciando che tutti i suoi sentimenti potessero raggiungerlo in quell’unico gesto, così semplice ma così significativo.
Quando si separarono Lovino nascose il volto cremisi tra l’incavo tra collo e spalla del tedesco, in preda ad una semi-crisi isterica e lo abbracciò stretto, avvolgendogli le braccia intorno alle spalle.
-Sei solo uno stupido crucco…- gli sussurrò con la voce rotta da piccoli singhiozzi, solleticandogli il collo.
Ludwig ricambiò la stretta, passandogli una mano intorno alla vita e una sulla testa, intrecciando i capelli color cioccolata tra le dita.
-Si, hai ragione- rispose carezzandolo e cercando di calmarlo – Mi dispiace di aver dubitato dei suoi sentimenti per me, sarei dovuto arrivarci prima…-
Lovino lo strinse più stretto, senza rispondergli oralmente, ma con un semplice gesto.
-Anche io ti amo, ti amo tantissimo – accennò il tedesco, baciandogli la punta dell’orecchio arrossato.
-Smettila di dire cose imbarazzanti! Ne ho già dette troppe io!- disse Lovino, voltandosi leggermente così da poterlo guardare negli occhi, ma non così tanto da permettere al tedesco di poter notare le sue guance in fiamme.
-Ma è la verità! E come tu hai detto di amare tutte quelle cose di me ora devi stare a sentire cosa amo io di te! Ti farò arrossire fino all’ultimo capello quando ti elencherò tutto-
Così Ludwig iniziò a dire all’italiano tutto quello che amava di lui, dai capelli color cioccolata agli occhi verde oliva, dalla carnagione baciata dal sole alle labbra piccole e rosse, dal corpo esile alle curve sottili, dal modo in cui arrossiva teneramente al modo in cui si arrabbiava con furore, da come gemeva quando lo mandava in estasi a quando gli chiedeva delle semplici coccole nel buio della camera da letto, da come si rifiutasse di fare lo sdolcinato in pubblico eppure lo tenesse ancora per mano e così via.
Man mano che l’elenco andava avanti Lovino si faceva sempre più colorito e i baci di Ludwig sempre più numerosi, i corpi incominciavano a strusciarsi tra loro e le mani vagano sinuose attraverso i vestiti leggeri, rendendo l’aria calda non solo di amore dolce e delicato ma anche di passione scottante.
-Che ne dici se finisco di dirti perchè ti amo in camera da letto eh?- Ludwig mordicchiò piano l’orecchio dell’amante che gemette piano e rispose con un piccolo “ si, per favore ” sussurrato bisognoso contro il viso dell’altro.
Ludwig e Lovino erano così, ogni volta che iniziavano a dire qualcosa di dolce, che fosse anche il più dolce e semplice “Ti amo” finivano sempre per fare l’amore, dichiarando apertamente che tra loro non c’era solo “piacere” ma vero e proprio “amore” ed era per questo motivo che Ludwig non sarebbe mai piaciuto a Lovino…
perchè lui lo amava.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

I don't like you 'cause I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora