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-Sparisci di qua, pezzo di merda!-
Lovino lanciò l’ennesimo capo di abbigliamento in direzione dell’amante, o almeno quello che era stato fino a quel pomeriggio.
Feliciano, che lo aveva seguito fino alla camera da letto, dove si era consumata la sua furia tempestiva, tentava di trattenerlo bloccandogli le braccia, ma si sa l'ira di una persona innamorata – se poi condita con il bel caratterino del Meridionale – è inarrestabile.
Lovino si era liberato con uno strattone e aveva continuato ad urlare all’indirizzo del povero malcapitato che, in fondo alle scale, continuava a ricevere i suoi vestiti e sicuramente, da lì a qualche minuto, anche la sua valigiona che non usava da quando aveva traslocato in quella casa con il suo adorabile italiano.
Ludwig, povera e ignara vittima di quella sceneggiata inspiegabile, continuava a guardare Lovino boccheggiando incerto e chiedendogli spiegazioni, senza riceverne una vera e propria in risposta. Odiava vedere l’amante in quello stato, con il viso contratto in una smorfia di dolore e rabbia, le lacrime che colavano rapide giù per le guance arrossate e il labbro inferiore stretto tra i denti per trattenere urli di frustrazione rivolti – per ancora oscuri motivi – a lui.
-Sei solo un traditore!Ti odio!TI ODIO!-
Le gambe di Lovino cedettero e si trovò inginocchiato per terra mentre stritolava una T- shirt di Ludwig tra le mani e ci affondava il viso piangente. Fortunatamente non era caduto dalle scale perchè Feliciano era riuscito ad afferrare il suo gracile corpo in tempo e ora la stringeva, tentando di consolarlo.
Non riusciva ancora a credere a quello che il fratello gli aveva raccontato quel pomeriggio e se la notizia era riuscita a sconvolgere lui, non riusciva ad immaginare in quali condizioni fosse il cuore della sua metà meridionale.
Lovino quel giorno si era svegliato stranamente di buon umore e aveva deciso di preparare una buona colazione da portare al fidanzato, che si era rinchiuso già da un po’ a lavorare nel suo studio.
Essere Nazioni comportava degli impegni inimmaginabili, ma avere Ludwig al suo fianco lo confortava e lo faceva sentire al sicuro, sapeva che il tedesco lo avrebbe aiutato nel momento delle difficoltà e gli avrebbe consigliato come compilare i documenti più complicati.
Proprio per i motivi sopra citati Lovino aveva deciso di prendersi una piccola pausa dagli impegni e concedere un po’ più di attenzioni all’amante, a qui non faceva le coccole da molto.
Era proprio mentre stava salendo le scale saltellando, quasi dandosi dello stupido perchè sembrava tanto suo fratello con quell’atteggiamento spensierato e controllando che sul vassoio non mancasse niente, che aveva sentito quella voce.
Una voce di donna squillante e seducente che a quanto pare stava parlando al telefono. Con il suo Ludwig.
Lovino allora aveva poggiato il vassoio su un mobiletto in corridoio e senza far rumore si era acquattato affianco alla porta aperta dello studio, sedendo con le gambe tra le braccia, una posizione che trovava piuttosto confortevole.
-Ma sì, mi sono divertita tanto l’altro giorno, liebe! Devi venire a trovarmi più spesso!-
-Va bene, va bene. Quando avrò un po’ di tempo verrò...-
Lovino sgranò gli occhi. Quella sgualdrina aveva osato chiamare liebe! Solo lui poteva chiamarlo amore! E perchè Ludwig aveva acconsentito alla sua proposta invece di replicare?!
-Da quando stai con quel ragazzino, mi trascuri un sacco! Non è molto carino da parte tua, lo sai?-
-Mi dispiace, cercherò di trovare un po’ di tempo anche per te-
-Oh! Come sei dolce Lud! Dopotutto chi può dire di no ad una persona magnifica come me?!-
-Io no di certo-
Lovino sbirciò nella camera e vide Ludwig sorridere mentre parlava con la donna al telefono. Sembrava felice, solare e a lui si spezzò il cuore a sentire il loro discorso sdolcinato. Loro due non si erano mai parlati in quella maniera e se l’occasione si era presentata era stata veramente una rarità.
-Va bene liebe, devo tornare a lavoro!Uff, odio queste scartoffie! Perchè non ci prendiamo una settimana di ferie e ce ne andiamo da qualche parte insieme eh? Un magnifico viaggio per una magnifica donna e per il suo non-tanto-magnifico-quanto-me accompagnatore, che ne dici?-
-Ci penserò schwester, ma adesso devo tornare a lavoro anche io-
E ora voleva anche fare una vacanza insieme a lei! E poi che significava “schwester”? Sicuramente era qualche nomigliolo amoroso che le aveva dato! Maledizione, perchè non aveva accettato di farsi insegnare il tedesco quando Ludwig gliel’aveva proposto?!
-Ti lascio allora! Ich Liebe Dich,e richiamami ok?!-
-Anche io, anche io! Si, ti richiamo, va bene, ciao!-
Lovino sentì il suono di fine chiamata in contemporanea a quello del suo cuore rotto. Quella donna gli aveva detto “ti amo” e il suo Ludwig aveva risposto “anche io”.
Lanciò un ultima occhiata all’amato, si alzò e recuperò il vassoio, per poi dirigersi in cucina e buttare tutto il contenuto nella spazzatura.
Lacrime calde scendevano dai suoi occhi mentre pensava e guardava il cornetto alla crema che aveva preparato lui stesso, scivolare giù, così come l’espresso che Ludwig amava tanto, le fette biscottate spalmate di nutella e lo strudel.
Tutto ormai era diventato immangiabile, ma che importava perdere una colazione se aveva appena perso l’amore della sua vita?
Ludwig aveva sempre amato paragonare Lovino ad un gattino randagio. Proprio come un gatto l’italiano era diffidente verso le persone che non conosceva ed estraeva subito gli artigli per difendersi, ma con un po’ di persistenza e perseveranza si riusciva facilmente ad entrare nelle grazie del micetto e conquistarlo, promettendogli un po’ di carezze.
Proprio come un gatto addomesticato Lovino proteggeva la persona che gli aveva dato amore e, anche se a volte faceva finta di fare l’indifferente, bastava voltare un attimo lo sguardo che arrivava a farti le fusa.
Proprio come un gatto fedele Lovino non tradiva, rimanendo al fianco della persona amata nel momento del bisogno e non appena non era guardato miagolava richieste di affetto per avere conferma di essere amato, perchè Lovino aveva bisogno di sentirsi amato.
Essere tradito e abbandonato avrebbe ferito un gattino fedele che non aspetta altro che il suo padrone lo accarezzi e gli dedichi un po’ del suo tempo,  e nello stesso modo Lovino aveva il cuore in frantumi, tutta la fiducia nel suo amato svanita per una semplice telefonata.
Con le gambe che tremavano, minacciando di non reggerlo più, Lovino si costrinse ad arrivare fino al salotto dove raccolse il proprio cellulare dal tavolino di cristallo e si sedette sul divano, abbracciando le gambe nude e continuando a piangere sommessamente.
Compose velocemente il numero del fratello e aspettò che Feliciano rispondesse.
-Pronto, Lovi?-
-F-Fe…- Lovino sentì di non riuscire a parlare, il groppo in gola era insopportabile e le lacrime continuavano a scendere inesorabilmente, bagnando il display dello smartphone.
-Lovi? Lovino stai piangendo? Che è successo?-
La voce di Feliciano appariva chiara e preoccupata al telefono, mista di una serietà che lo accompagnava solo quando si trattava del suo adorato fratello.
Lovino prese un respiro profondo e si costrinse a calmarsi per poter parlare.
-F-Feliciano per favore v-vieni, h-ho bisogno di te-
-Dammi dieci minuti e sono lì-
Lovino sentì Feliciano chiudere la chiamata e gettò malamente il cellulare affianco a sé, poggiando la testa sulle ginocchia e riprendendo a disperarsi.
Come annunciato il fratello fu lì in dieci minuti. Entrò in casa, senza suonare il campanello, ma usando la chiave che gli aveva dato Lovino, in caso di emergenza.
Trovò il fratello sul divano, mentre piangeva come un bambino per un giocattolo rotto.
Suo fratello non piangeva mai per niente e l’ultima volta che lo aveva visto in lacrime era al funerale del Nonno, e quella volta stava tentando di trattenerle con tutte le sue forze, mentre ora stava dando libero sfogo al suo pianto sommesso.
Feliciano si chiese dove fosse Ludwig in quel momento, perchè non fosse lì a consolarlo e quando il fratello alzò gli occhi arrossati su di lui, capì che era proprio quello il problema.
Il settentrionale si inginocchiò davanti al fratello che non gli era mai sembrato così debole e fragile come in quel momento. Lasciò che Lovino avvolgesse le sue braccia sottili intorno al suo collo e affondasse il viso nell’incavo del suo collo e poi lo strinse a sé, facendolo sedere tra le sue gambe.
Non gli chiese cosa non andasse, né lo consolò con parole inutili, lasciò solo che piangesse il suo dolore, cullandolo come in una lenta ninna nanna.
Era da tempo ormai, più precisamente da quando Lovino aveva trovato il suo amore in Ludwig, che il fratello non faceva così affidamento su di lui.
Sapeva che aveva paura di essere abbandonato per non essere abbastanza. Abbastanza buono o abbastanza soddisfacente, o semplicemente abbastanza “Feliciano”.
Il suo fratellone aveva paura di non essere alla sua altezza e che tutti lo lasciassero per questo.
Ma lui non aveva mai pensato niente del genere. Lui considerava Lovino la cosa più meravigliosa mai messa al mondo. Non solo la bellezza fisica del fratello rispecchiava quella delle sue terre, ma amava anche il suo carattere – a volte anche troppo spigoloso – e il suo modo di fare accogliente. La sua gente non era così. La maggior parte erano tutti chiusi e riservati, qualità che Feliciano considerava importanti, ma no quanto il calore che irradiava la gente del meridionale.
Feliciano, nel suo piccolo, era felice che Lovino si fosse rivolto a lui per essere consolato e tranquillizzato, perchè era una delle poche persone di cui, nonostante tutto, si fidava.
Dopo un po’ di tempo passato a piangere tra le braccia del fratello, che non smetteva di accarezzargli i capelli e baciargli la fronte per calmarlo, alzò il viso, tentando di trattenere al tre lacrime e si decise a dire a Feliciano ciò che lo assillava.
-L-Lud…- quelle parole non erano mai sembrate così difficili da dire come in quel momento, sotto lo sguardo incuriosito e ignaro di suo fratello.
-Ludwig mi tradisce!- disse tutto d’un fiato e le lacrime ricominciarono a scorrere come lesse l’espressione sorpresa e poi dolorosamente comprensiva sul volto del fratello.
Affondò il viso nel suo petto e tentò ancora di trattenere il pianto imminente, ma il corpo era scosso da singhiozzi incontrabili e quelle maledette lacrime avevano ricominciato a scendere da sole.
-Lovi…- Feliciano gli accarezzò delicatamente i capelli e gli alzò il viso, per potergli parlare in faccia – Sai, non dovresti saltare a conclusioni affrettate… magari ti sei sbagliato!-
Il volto di Lovino si contrasse per un attimo in una smorfia di rabbia. Come poteva avere un fratello tanto tonto?
-Come faccio ad essermi sbagliato eh, Feli? Come faccio? L’ho sentito al telefono mentre parlava con quella ..., con quella sgualdrina!- disse, alzando un po’ la voce, perchè non riusciva più a trattenersi e voleva sfogarsi.
-Ma Lovi!- tentò Feliciano, mentre sentiva il fratello sciogliersi dall’abbraccio e alzarsi per dare sfogo alla sua rabbia.
Non avrebbe dovuto istigarlo. Conosceva troppo bene suo fratello, così come conosceva benissimo il modo in cui avrebbe reagito quando soffriva.
Prima sarebbe scoppiato in una crisi isterica di pianto, poi avrebbe dato sfogo alla sua rabbia e infine sarebbe caduto nella disperazione, fase che poteva  durare anche giornate intere. Ma sicuramente la seconda era la più devastante delle tre.
-Niente ma, Feliciano! Li ho sentiti sai? L’ho chiamato Liebe! E gli ha detto “ti amo”! E sai qual è stata la sua risposta? Le ha detto “anche io”!-
Lovino gridò le accuse contro il suo fidanzato a voce alta, dando sfogo alla sua rabbia più profonda. Le lacrime aveva smesso di scendere, ma aveva lasciato il posto ad un’espressione piena di amarezza, che riusciva a pensare chiaramente quanto faceva male essere traditi.
Feliciano gli intimò di abbassare la voce, ma proprio in quel momento Ludwig arrivò con tutta la calma del mondo dal suo studio.
-Che sta scucendo qua?Ho sentito delle urla…-
“Proprio nel momento peggiore! Sempre un ottimo tempismo Lud!” pensò Feliciano, sapendo bene che il tedesco aveva sempre avuto la strana sfortuna di arrivare sempre negli attimi meno adatti o più sfortunati.
Lovino si voltò verso l’amante e lo guardò con una strana espressione sul viso, come se avesse voluto incenerirlo sul posto, ma anche inginocchiarsi ai suoi piedi e chiedergli di non farlo soffrire più a suppliche.
-Tu!- gli puntò l’indice accusatorio contro e Ludwig notò che stava tremando e aveva gli occhi arrossati dalle lacrime – Tu sei uno stronzo! Ti voglio fuori da casa mia! ORA!-
Il tedesco lo guardò senza capire e Feliciano si alzò in piedi, cercando di contenere la rabbia del fratello e preparandosi al peggio.
-Cosa sta succedendo qui? Lovino sei impazzito?- chiese Ludwig, avvicinandosi al fidanzato, che si scostò senza farsi sfiorare e si diresse verso le scale.
-Si! Sono impazzito per essermi fidato di te!- gli urlò mentre iniziava a salire le scale – Per essermi innamorato di te! E per averti lasciato fare il tuo stupido giochetto fino ad ora! Stronzo!-
Si diresse in camera da letto, iniziando a svuotare armadi e cassetti dei vestiti di Ludwig, mentre Feliciano tentava di fermarlo, abbracciandolo e intimandogli di calmarsi perchè non avrebbe risolto niente così.
Lovino lo scostò malamente e trasportò i vestiti fino all’inizio delle scale, dove iniziò a tirarli alla rinfusa verso Ludwig, la vista troppo offuscata dalle lacrime che avevano ricominciato a scendere sul suo viso.
-Sparisci di qua, pezzo di merda!-
Ludwig continuava a guardarlo senza capire, lanciando occhiate a Feliciano che tentava di fermarlo e che lo afferrò quando la forza nelle gambe lo aveva abbandonato, costringendolo ad accasciarsi tra i vestiti dell’amato.
-Sei solo un traditore!Ti odio!TI ODIO!-
Feliciano tentò ancora una volta di calmare il fratello che continuava a scuotere la testa, tentando di pensare che quello che aveva sentito era solo frutto della sua mente, e lanciò un’occhiata delusa al tedesco.
Aveva fatto disperare il suo dolce fratellino, e anche se in passato erano stati grandi amici per lui ora non meritava altro che disprezzo.
-Questa da te non me l’aspettavo affatto Ludwig-
Il tedesco raccolse qualche capo d’abbigliamento per terra e guadò confuso in direzione dei due italiani, in particolare dell’amato.
-Volete spiegarmi che sta succedendo?- disse, iniziando a salire le scale.
-Non ti avvicinare!- gli intimò Lovino – Che c’è da spiegare? Tu mi hai tradito, brutto bastardo sacco di patate! Sei solo uno stronzo!-
Era da tanto tempo che il meridionale non usava quelli appellativi nei suoi confronti e sentirli dopo tanto tempo faceva davvero male a Ludwig, che continuava a sentirsi sempre più confuso.
Si inginocchiò davanti a Lovino, un gradino più in basso, sperando per la sua incolumità che l’amante non lo spingesse giù in un attimo di collera.
-Liebe, non riesco a capire, ti prego dimmi che c’è non va- gli disse, prendendogli il viso tra le mani.
Lovino lo scostò senza complimenti  e lo guardò con disprezzo.
-Liebe un cazzo! Vallo a dire a quella piuttosto! Ti ho sentito sai? Non credere che io sia scemo!-
-Ma quella chi, Lovi?-
-Smettila di chiamarmi così!- Lovino si tappò le orecchie con le mani e chiuse gli occhi, pure di non vedere la figura dell’amato o gli sarebbe saltato al collo tentando di convincerlo a lasciare la sgualdrina con cui lo tradiva.
-Quella! Quella! Quella con cui stavi parlando stamattina! Non fare il finto tonto! Le hai detto che l’avresti portata in vacanza! E che…che…DIO! Quanto è difficile! E CHE LA AMI!- urlò il meridionale, digrignando i denti e convincendosi che Ludwig non lo amava più.
In un attimo tutto fu più chiaro nella mente di Ludwig e sul suo viso nacque una risata spontanea, che non riuscì a trattenere.
Feliciano e Lovino lo guardarono interdetti, mentre quest’ultimo tentava di aggrapparsi alla maglia di Feliciano in un estremo tentativo di conforto.
-Che cazzo ridi, brutto stronzo?-
Lovino fu tentato per un attimo di tirargli un calcio e buttarlo giù dalle scale, ma non si sarebbe mai perdonato di aver ucciso la persona che amava e allora si limitò a urlargli contro.
-Lovino sei uno scemo!- rise ancora Ludwig, afferrando Lovino e stringendosi al petto il suo corpo gracile mentre l’altro combatteva per staccarsi – Quella di stamattina era Julchen!-
Feliciano guardò stupito Ludwig e poi sorrise anche lui, capendo che la situazione era solo un malinteso e decidendo di dileguarsi. Diede un bacio sulla guancia del fratello. che guardava entrambi interdetto, e se ne andò velocemente come era arrivato.
Lovino spostò l’attenzione dalla porta d’ingresso che si era chiusa alle spalle di Feliciano a Ludwig, che lo stava praticamente stritolando tra le braccia.
-CHI CAZZO È JULCHEN?!- gli urlò in faccia, in attesa di risposte, perchè ora quello confuso era diventato lui.
-Julchen è mia sorella, scemo!- Ludwig gli scostò i capelli dal viso e gli diede un bacio sulla fronte.
Lovino lo guardò qualche secondo interdetto per poi scoppiare in un pianto liberatorio.
-Al-Allora non mi stai tradendo?!-
-Certo che no!Come potrei?-
-Ludwig sei un idiotaaaaa!-
-Anche io ti amo, anche io-
Lovino abbracciò forte Ludwig, stringendo le maglia che copriva la schiena del suo fidanzato e continuò a piangere tra i baci che il tedesco gli dava.
Mai in vita sua aveva provato disperazione, rabbia e felicità tutte nello stesso giorno e per la stessa persona come che per Ludwig.
Il tedesco in questione lo prese le braccia come una sposa e lo portò al piano di sotto e, sedendosi sul divano, lo fece accomodare a cavalcioni sulle sue gambe muscolose.
Lovino si era calmato e ora faceva le fusa come un gattino che è stato appena ritrovato dopo averlo perso, chiedendo le attenzioni dell’amante.
Ludwig gli prese dolcemente il viso tra le mani e lo baciò, lasciando che la lingua entrasse nella bocca di Lovino, deliziosamente buona da baciare.
Sarebbero rimasti attaccati così se il più piccolo non avesse dovuto respirare, staccandosi appena dalle labbra dell’altro.
Ludwig lo osservò amorevolmente.
Il viso incorniciato dai capelli color cioccolato scompigliati, gli occhi verdastri arrossiti e liquidi per le lacrime versate inutilmente, le guance arrossate per l’imbarazzo e le labbra rosse e piene per il bacio profondo che si erano appena scambiati.
Il suo Lovino era uno spettacolo dolce e bellissimo, non l’avrebbe tradito e non l’avrebbe lasciato per nessun altro. Mai.
-Ti amo troppo, non potrei tradirti mai! Mai e poi mai- Ludwig sorrise, baciando una guancia del suo piccolo amore e guardandolo arrossire ancora di più.
-Mmh, anche io- sussurrò l’altro, rubandogli un altro piccolo bacio sulle labbra – Ma io e tua sorella dobbiamo parlare! Nessuno oltre a me ti può chiamare liebe, capito? Nessuno!-
Lovino mise su un broncio adorabile e Ludwig ridacchiò e tornò a baciare il suo adorabile e geloso fidanzato che aveva paura di perderlo, ma che per nessun motivo al mondo avrebbe lasciato andare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2015 ⏰

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