Quella sera l' aria era più pesante del solito e c'era un forte presagio di acquazzone imminente.
Remus Lupin, mago di recente fama, ormai sulla quarantina, camminava solitario per le vie di Hogsmeade, abbottonando con accortezza il suo giubbotto, a causa del gran freddo, con una velata nostalgia. Hogwarts, la scuola di magia a pochi passi da lì, era stato l' unico posto dove lo avessero accettato per quello che era davvero.
E cioé? Un licantropo, un umano a metà, nonostante le occhiate accondiscenti dei più cari avessero tentato di farlo sentire a proprio agio più volte in passato, senza successo.
Negli anni alcuni timori erano andati sfumando, fino a scomparire; altri, invece, erano rimasti tali e quali, più vividi ancora nelle notti buie e silenziose.
E così, mentre cercava di trovare ancora un briciolo di senso nel suo girovagare, ricordò di come, solo il giorno prima, un gufo dal manto candido avesse recapitato una lettera scritta da nientepopodimeno che Minerva McGranitt.
"Carissimo Remus,
ti scrivo con urgenza perché, come sai, domani è il primo settembre e, mi rincresce ammetterlo, non sono ancora riuscita a trovare la persona giusta per insegnare Difesa Contro Le Arti Oscure.
Ti andrebbe di tornare? Per me sarebbe davvero un grande piacere averti nel corpo insegnanti e sono sicura che anche molti ragazzi-Harry, ad esempio-sarebbero molto felici di rivederti.
Con la speranza di ricevere presto tue notizie,
Minerva McGranitt".
La lettera lo aveva sconvolto sul serio: non credeva di essere ancora adatto a quella missione ma, in fondo, sapeva di non poter rifiutare. Del resto, forse era l' unico modo per tornare a stare un po' meglio con se stesso e, magari, dopo tanti anni, ad essere felice.
La storia con Tonks non era andata a buon fine e, per quanto fosse difficile ammetterlo, era stata anche colpa sua.
Ninfadora lo aveva accusato di essere troppo concentrato su se stesso invece che sul presunto risultato del suo test di gravidanza, rivelatosi più avanti solo un falso positivo. L' aveva lasciata sola nel momento peggiore della battaglia e non se lo era mai perdonato. Lei era andata via senza che lui potesse dirle veramente addio, nel modo che meritava.
Finalmente arrivato davanti all' enorme portone, decise di porre fine al suo rimuginare, bussando con discrezione.
Un giovane uomo, alto e con le spalle spioventi, venne ad aprire e gli sorrise cordiale: Gazza era decisamente andato in pensione. Appena oltrepassato l' uscio, sentì un' odore familiare di torta alla melassa e carta da pergamena, gli stessi che nell' Amortentia, molti anni prima: del resto, quel posto era ciò che amava di più al mondo.
"Lei deve essere il professor Lupin, non è vero?"
"Sì, sono io: la professoressa McGranitt mi ha convocato per una riunione urgente. Mi ha detto di venire il prima possibile."
"Non c'è bisogno che si spieghi: avevo intuito."
"Bene, allora: dove posso trovare il suo studio?"
"Esattamente dov'era quello del professor Silente", rispose il ragazzo. A quelle parole, il cuore di Remus batté più velocemente per qualche secondo: Silente, quel brav'uomo, l' aveva salvato infatti da una vita altrimenti fatta di tristi rinunce alla magia e lo aveva sempre protetto con coraggio dagli attacchi del Ministero.
"Capisco", rispose subito dopo.
Arrivato nell' ufficio della donna, non poté soffocare un sospiro, quando si accorse che il ritratto dell' anziano preside era posizionato esattamente di fronte alla sua scrivania. L' uomo lo guardava con infinita dolcezza e, avrebbe osato dire, un po' di sano orgoglio per ciò che era diventato.
Si ricordò in un attimo la prima volta che era stato lì, con James Potter, con l' atteggiamento di dolente compagno delle sue malefatte.
La professoressa, accorgendosi del suo repentino smarrimento, decise di rompere il silenzio.
"Allora...come andiamo?"
"Direi meglio, ora che sono qui."
"Sono davvero felice di sentirtelo dire, anche perché, a quanto vedo, devi aver accettato il posto che ti ho offerto."
Remus stava per replicare con una certa allegria, quando qualcuno bussò nervosamente alla porta.
"Avanti!", disse con curiosità la preside, alzando leggermente il tono di voce.
"Professoressa McGranitt, preside, mi scusi il disturbo. Mi avevano detto che l' avrei trovata qui. Sono Helen Jones, candidata per la cattedra di Pozioni. Sono qui per il colloquio."
"Pozioni". In un attimo a Remus tornarono in mente tutti i drammi e le morti della guerra e, tra queste, c' era anche quella di uno delle poche persone verso le quali sentiva di aver adottato un comportamento sbagliato ai tempi della scuola: Severus Piton.
Subito dopo, con una leggera voglia di conoscerla meglio, decise di ruotare il collo verso di lei e, per quanto non volesse render mai i suoi sentimenti evidenti agli sconosciuti, non poté fare a meno di arrossire. Conosceva quella donna, dai tempi della scuola. L' aveva vista una sola volta ma era bastato perché ne rimanesse incantato.
Quando era andato ad Ilvermony, molto tempo prima, mentre parlava con il preside facendo le veci di Silente, quella ragazza aveva fatto irruzione nella stanza, esattamente come questa volta, chiedendo poi al preside di recarsi nella sua sala comune con una certa urgenza. Un ragazzo della sua casa era in preda a strane convulsioni, dopo aver bevuto una pozione abbastanza misteriosa. Ricordava ancora come infervorata si fosse applicata per trovare il colpevole di quel guaio, ricordava il suo sguardo gentile e le sue parole di benvenuto, quando si erano presentati.
Quella donna aveva qualcosa di davvero speciale in sé, lo capì subito: nonostante ostentasse una perfetta sicurezza e spensieratezza, fissando i propri occhi nei suoi per qualche secondo, Remus poté notare i tormenti e le preoccupazioni che ella avesse sopportato in passato.
Dopotutto, c'era stata la guerra anche dalle sue parti, pensò, non avendola mai vista ad Hogwarts, e lei, a quanto pensava, non doveva esserne stata esente.
La signorina doveva ormai essere sulla trentina, aveva occhi grandi e neri di un' espressività incredibile, il naso alla francese, le labbra leggermente carnose.
La donna si mosse verso la preside, aveva un profumo familiare.
Portava una maglietta gialla con maniche e colletto dalla rifinitura elaborata, dei pantaloni bianchi con risvolto, delle scarpe aperte e nere con un tacco appena visibile ed un cerchietto blu a fermare i lunghi capelli scuri e leggermente ondulati.
"Prego, signorina Jones. Mi scuso per l' inconveniente, ma mi ero davvero scordata di aver invitato un candidato proprio oggi, senza specificare il suo orario d'arrivo", rispose pronta la preside.
"Se vuole possiamo parlare più tardi, professoressa."
"Oh no, no: non ce n'è bisogno signorina Jones."
"D' altronde, io ed il professor Lupin non abbiamo poi molto altro da dirci. Professore, lei può andare, se vuole: troverà l'elenco completo degli insegnamenti previsti dalla nostra Scuola per ogni anno di studio nel suo ufficio. Le raccomando di arrivare in Sala Comune alle 9, in tempo per il mio discorso introduttivo ed il successivo smistamento."
"D' accordo, buona giornata."
"A lei."
Remus uscì dalla porta un po' interdetto, ma allo stesso tempo incuriosito dal comportamento improvvisamente cambiato della professoressa, alla vista di quella ragazza.
E mentre rifletteva su questo, ragionamenti di più grande importanza si svolgevano nell' ufficio della Preside.
"Dici che sospetta qualcosa, Minerva?"
"Io non credo, Helen. In ogni caso, lui non deve saperne niente."
"Minerva, senza offesa, io non ne sono poi così sicura: è troppo intelligente per non accorgersi di tutto questo."
STAI LEGGENDO
My Happiest Memory-Remus Lupin
FanfictionDopo la fine della guerra magica, Remus Lupin torna nel luogo che ha più amato nella sua vita: Hogwarts. La vita là, però, non sarà così semplice come se l'aspetta.