Capitolo 1 - Fear

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Il mondo brulica di ogni genere di creature, dal più piccolo lombrico che striscia nel fango, alle creature più potenti che circolano da migliaia di anni su questa terra. Eppure ognuna di queste creature è accomunata da un unica qualità, la paura. Tanto comune quanto dimenticata, la paura non viene mai considerata, quando leggiamo di un libro, il protagonista non ha mai paura oppure la affronta con naturalezza, questo porta il personaggio ad essere amato ed ammirato, ci da l'idea che anche noi potremmo farlo, magari con la nostra canzone preferita come sottofondo. Ma la vera paura ha un potere immenso, ed è strano come siamo arrivati a sottovalutarne il potere. La paura di legarsi a qualcuno. La paura di perderlo. La paura di fallire. E poiché sempre più persone dipendono da te, quelle paure possono assumere un potere maggiore, la paura di deludere chi ha creduto in te; per esempio. Ma la paura in se non ci dovrebbe preoccupare, quello che dovremmo davvero temere è che tipo di persone diventeremo sotto il suo effetto. Sarai fiero di quella persona? La perdonerai? Sarai in grado di comprendere perché ha fatto quelle scelte? Ti riconoscerai? O forse sarai diventato la cosa che tanto ti spaventava all'inizio? Non temere, non sono domande vuote, prima o poi lo scopriremo tutti. Che immagine date alla paura? Magari una ragazzina spaventata che urla? Magari vi viene in mente la scena di un film horror, ma la vera paura è come un boa, lentamente ti avvolge e ti stringe fino a stritolarti, ti paralizza, il sangue che scorre sempre più veloce, il battito del cuore che pulsa ovunque come se stesse per esplodere. Magari vorresti urlare ma non ci riesci e più ci provi più quelle voci nella tua testa si fanno pesanti. Queste sensazioni durano per pochi secondi. Eppure, a noi sembra un tempo interminabile. Ma se la paura è cosi potente, perché non la accettiamo? Perché quando sentiamo qualcuno che ci dice "ho paura" sappiamo rispondere solo con "non ti preoccupare". Non ha detto che è preoccupato. Ha detto che ha paura. Allora perché non siamo stati in grado di comprendere la paura? Perché lo abbiamo lasciato solo? Possiamo trovare delle scuse, possiamo far finta di essere migliori, ma alla fine, solo chi ha affrontato lo stesso demone può capire.

In quella notte di febbraio solo un ragazzo camminava per le strade di una piccolo paese in preda alla paura. Accompagnato solo dal fruscio del vento e dal silenzio di un paese che sembrava non essere nemmeno abitato. Derek si sentiva al sicuro sotto il suo cappuccio rosso, eppure ad ogni rumore scattava sugli attenti come se fosse pronto a combattere. Parlava da solo, non aveva nemmeno bisogno di mettersi gli auricolari o di sforzarsi di non parlare, nessuno poteva ascoltarlo ora.

- Che sto facendo? Cosa dovrei dirgli? E se Clara avesse ragione? Se fosse una trappola e Marcus non fosse morto? Ma poi perché sono qui? Per loro o per me? Ma che ne so... Ho paura, questo cancello mi sembra cosi piccolo, eppure l'ultima volta mi sembrava immenso....-

Derek per la prima volta si dopo diciassette anni si trovava davanti a quella che un tempo era casa sua. Quel boa lo stava a poco a poco stritolando, per quasi mezz'ora restò a fissare quel campanello ed alla fine, se ne andò in hotel.

- Ci hai parlato? -

- No, andrò domani, dopo il funerale. Ormai è tardi, non aveva senso suonare alle undici di sera -

- Il tuo autobus è arrivato alle dieci, che hai fatto per tre ore? Derek sai che non ti avrei perso di vista. Mi hai chiesto di non venire e lo accetto, ma non starò tranquilla finche non avrai quello per cui sei partito o finche non sarai tornato. Li non sei al sicuro. Quindi non ti stupire se ti controllo. E ti ricordo che se non ho tue notizie ogni ventiquattro ore verro li, chiaro? -

Derek non era nemmeno scocciato dalla preoccupazione di Clara, sorrideva sdraiato sul suo letto mentre pensava a come tranquillizzarla

- Si mammina ho capito - disse con tono arrogante e malizioso nel tentativo di farla ridere, poi dopo un breve silenzio riprese a parlare - Ho avuto paura, non so coda dire loro... Non so se la prima cosa che faranno sarà abbracciarmi o cercare di uccidermi...  Non so cosa Marcus avrà detto a Sofia, non so se Christopher si ricorda da me o... Secondo te starei meglio se fossi in grado di piangere come te? -

La voce di Clara sembrava calma nonostante tutto, eppure anche lei lo faceva solo per tranquillizzarlo ed aiutarlo, i due si sono sempre messi al primo posto su tutto reciprocamente dal loro primo e da allora non hanno mai smesso

- Me lo chiedi sempre, non lo so, non ha senso pensare a cose che non possono accadere. Piuttosto che ne dici di "Ciao, sono Derek", non sarà molto originale ma sicuramente è sincero e arriva dritto al punto, no? -

- Certo, perché no... Ciao, sono Derek il fratello che non vedete da quando era bambino perché cacciato di casa da nostro padre che non è mai potuto venire a trovarvi per paura di essere ucciso dal suo stesso padre e che ora è vuole un favore da voi... mi suona bene -

- Sai c'è chi direbbe che il tuo sarcasmo è un dono, è perché non ti conoscono - disse ridendo

Derek andò a dormire cercando di non pensare a cosa avrebbe dovuto affrontare il giorno dopo, in fin dei conti ignorare la paura è il primo passo, per sprofondare nel baratro.

Il mattino dopo potette finalmente assistere al funerale di Marcus anche se a debita distanza, seduto ad un bar in piazza sotto il suo cappuccio rosso poteva vedere la fila di invitati alla festa, abiti neri, facce tristi per la perdita, mani che si stringevano mentre lui sorrideva e rideva, quel peso finalmente iniziava a scomparire, la presa si allentava, una delle più grandi paure di Derek ora giaceva sotto terra in una bara. Eppure una nuova paura lentamente scavava nella sua mente, lo sguardo di Christopher, completamente vuoto, privo di ogni emozione. Sa che la prima cosa che insegna un cacciatore ai suoi figli maschi è di reprimere ogni emozione.

Guardando quella scena inizio a pensare tra se e se
Quel portamento da galantuomo era il motivo per cui Marcus poteva permettersi di essere un barbaro spregevole. Nessuno si è mai interessato a capire che tipo di persona fosse davvero. Vedevano un uomo vestito bene che si comportava bene, rispettato dalla comunità che parlava di valori e doveri, tutti a immaginarlo come un filantropo, un intellettuale... A malapena sapeva scrivere. Lo vedevano come un uomo gentile e amorevole, chissà se lo avreste definito cosi anche mentre mi prendeva a cinghiate sulla schiena. Non è nemmeno colpa loro infondo, sono solo inutili. Anche provandoci non avrebbero potuto fare nulla. Marcus era un manipolatore, riusciva a soggiogare chiunque al suo volere... E Christopher è il suo primogenito. Forse mi sto solo illudendo da solo. Sarà davvero riuscito a resistere? O come altri si sarà piegato e diventato un soldatino nelle mani di nostro padre? Immagino che lo scoprirò presto

Ormai si era convinto, quel pomeriggio avrebbe fatto visita ai suoi fratelli non poteva più aspettare, sia per l'impazienza nel conoscere la famiglia che ha sempre sognato sia per potersi finalmente liberare della paura di morire per mano della sua famiglia.

In una nube di fumo nero, scompari la rosa cosi facilmente dimenticata della famiglia Davis.

Lacrime d'oroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora