Erano le cinque del pomeriggio quando finalmente Derek trovò il coraggio di bussare a quella porta. Aveva passato quasi mezz'ora davanti al cancello tra mille domande e paranoie. Forse la maglietta col teschio e la scritta "I'm a devil" poteva sembrare di cattivo gusto, la barba incola, i capelli spettinati, Derek non era mai stato bravo a dare una prima impressione e il suo sguardo glaciale non lo aiutava. Il sarcasmo è sempre stata la sua seconda lama. Decisamente non la persona più adatta al contesto di un lutto familiare, ma in effetti non si è mai sentito adatto a nessun contesto, quindi dov'era la differenza?
Poco dopo aver bussato un uomo alto circa un metro e novanta aprii la porta come se fosse li ad aspettare. Biondo, occhi azzurri e fisico statuario, sembrava aver passato più tempo in palestra che nella propria casa. Eppure Derek non era sorpreso, sapeva a che tipo di "allenamento" venivano sottoposti gli aspiranti cacciatori e sapeva che in quanto primo genito suo fratello Christopher non aveva scelta se non seguirlo. Il tono di voce dolce e pacato era cosi rassicurante per Derek che Christopher dovette chiedergli per ben due volte chi fosse e cosa volesse.
- Non dovreste lasciare il cancello aperto, potrebbe entrare gente cattiva, tipo il vostro fratellino demone di ritorno dopo tanto tempo... - Il tatto non era proprio una caratteristica di Derek, purtroppo non fece in tempo ad aggiungere altro che si ritrovo atterra, Christopher lo colpii con un pugno in pieno viso senza dire una parola, ed il suo sguardo da dolce ed innocente divenne pieno di odio e disprezzo. Derek continuava a fissarlo col volto spento ed apatico ora, se lo aspettava, eppure faceva male, molto più di quel pugno. Aveva smesso da tempo di chiedersi cosa avesse fatto per meritarsi tutto questo odio, eppure quella voce nella sua testa non se ne era mai andata davvero.
- Nostro padre ti ha insegnato bene a nascondere le emozioni. Non me ne sono nemmeno accorto. Ma a meno che tu non abbia la spada di nostro padre nelle mutande ti sconsiglio di riprovarci - non lo avrebbe mai dato a vedere ma lo sguardo di Derek gli faceva gelare il sangue, per un istante mentre lo minacciava da spento divenne pieno di rabbia per poi spegnersi nuovamente, come fosse stata una scintilla nel buio. Mentre si alzava Christopher rimaneva li davanti alla porta, come un muro.
- Ascolta, voglio solo parlare. Se avessi voluto uccidervi sareste già morti, sono un demone, non puoi competere con me, rassegnati -
- Eppure torni solo ora che nostro padre è morto. Lui ti terrorizzava troppo e anche lui era solo un umano come me no? - La rabbia che tratteneva a stento a poco a poco si faceva strada nel cuore di Derek e si rifletteva sempre di più nel suo sguardo
- Ma tu non sei lui, vogliamo davvero vedere se hai la stoffa per uccidermi? Per me non ci sono problemi, ma mi dispiacerebbe per nostra sorella. Un funerale è più che sufficiente non trovi? Fammi entrare, parliamo poi deciderai se piantarmi una spada nel petto ed in quel caso sarò felice di strapparti il cuore... sempre tu ne ancora abbia uno - Senza dire una parola Christopher arretro senza mai smettere di fissarlo e Derek entrò. I due continuavano a fissarsi come se si studiassero a vicenda per attaccare. Ma una volta varcata la porta Derek vide la spada di Marcus appesa al camino, ed il suo sguardo si spense di nuovo.
- Puoi smetterla, quella è la spada di nostro padre, l'unica arma che può uccidermi in questa casa, potrei spezzarti il collo prima ancora che tu decida di correre a prenderla - Senza dire una parola Derek si sedette sul divano davanti al camino, comodo come fosse a casa sua con le gambe incrociate e continuo
- Io prenderei volentieri un the alla pesca, sai farlo? - per quanto bravo anche Christopher non riusciva più a trattenere il suo odio per il fratello - che c'è nostro padre non ti ha insegnato come trattare gli ospiti? - persino lui sapeva che stava esagerando eppure non poteva fermarsi
- Tu non sei un ospite, sei un abominio, un essere immondo che non merita di essere al mondo, un errore che è mio compito correggere. Nostro padre è stato troppo clemente con te permettendoti di vivere. Come osi anche solo chiamarlo padre? Se fosse qui ti ucciderebbe con le sue mani, senza nemmeno guardarti in faccia, perché la tua vista lo disgusterebbe, come disgusta me - due arrogati che si feriscono a vicenda troppo orgogliosi per ammetterlo, eppure quelle parole rispecchiavano davvero quello che Christopher provava per suo fratello.
STAI LEGGENDO
Lacrime d'oro
FantasíaLe nostre emozioni sono armi, ma pochi sanno impugnarle e spesso finiamo per ferirci da soli...