Capitolo 2

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Due mesi dopo...

E finalmente eccomi qua a New York, il mio sogno si stava finalmente avverando.

Sono stati due mesi infernali e duri, tra il trasloco, le valigie, i litigi con mio fratello, mio padre che per farsi perdonare di essersi dimenticato della mia partenza ha deciso di pagarmi un anno di tasse e bollente dell'appartamento. Per fortuna sono arrivata a un accordo con lui, mi paga un anno di appartamento in modo da metterci via i soldi per poi fare da sole. Conosco mio padre ti fa favori o regali ma quando ha bisogno ti ricatta o peggio ti toglie quello che ti ha dato e lo fa anche con me nonostante sia sua figlia.

Mi trovo nell'appartamento con mio fratello. Sostiene che vuole passare un po' di tempo con me anche se so che lo fa solo per stare lontano da mio padre e dalla sua compagna.

E' molto accogliente e luminoso appena entri sulla sinistra hai una piccola cucina con una piccola penisola, mentre sulla destra un tavolo in vetro con delle sedie bianche e dietro un divano e una poltrona con un tavolino in mezzo e una tv. Mi avvio verso un corridoio bianco e apro la prima porta a sinistra dove c'è la mia stanza con un letto a una piazza e mezza sotto una finestra due piccoli comodini hai lati del letto una scrivania a destra bianca e un armadio sulla sinistra.

Appoggio le valigie in camera e inizio a mettere a posto le mie cose e ad arredarla con foto e libri mentre mio fratello con fatica e un litigio pazzesco è andato a fare un po' di spesa per quando arriveranno le ragazze.

La settimana prosegue lisca, ho fatto visita al posto di lavoro che ho scelto e ho subito iniziato a lavorare accogliendomi come una di famiglia. Ho visitato la città, ho trovato una palestra aperta h24 poco lontano da casa, una caffetteria vicino all'università e mi ha raggiunto anche Sabrina facendosi trovare davanti alla porta di casa con due valigie.

<<Emi devi convincere la mamma di Bea a farla partire altrimenti si perderà il giro e la presentazione dell'università, e lo sai che se non si presenta la scuola la giudicherà come una menefreghista>> mi urla Sabrina dal bagno. Abbiamo ricevuto una lettera della scuola che diceva di presentarsi venerdì per un giro e parlare del percorso che ci sarà sottolineando che. "Se non vi presenterete allora non siete le persone che stiamo cercando e che abbiamo rubato un posto a una persona che se lo meritava". Ho passato tutta la settimana a convincerla a venire ma sua mamma non ne vuole sapere. Soffre da stress post traumatico da ormai molti anni dopo la morte di suo marito e di suo figlio in un incidenti stradale, da quel momento lei ha iniziato a diventare paranoica. Ha controllare sempre i spostamenti della mia amica, ha chiamare me o Sabrina perché non rispondeva alle chiamante, le proibisce di uscire se non con noi. Mi sorprende come ha fatto a convincerla a trasferirsi dall'altra parte del mondo ma forse è meglio se alcune cose non le vieni a scoprire e restino all'oscuro di tutto.

<<Sabi io ci ho provato lo hai sentito anche te ma sua mamma non cambia idea, che cazzo ci posso fare io scusa>> urlo dalla camera dove mi stavo cambiando per andare al lavoro. Sono le otto di sera e tra poco inizia il mio turno al bar visto che il titolare mi ha chiamato per farmi spostare il turno. Il lato positivo è che almeno domani ho la giornata libera.

<<Chiamala di nuovo e dille di farti passare sua mamma è convincila allora>> si presenta davanti alla mia porta con una tutina nera e un capelli bagnati. Siamo a metà agosto e le temperature sono ancora alte, si stava preparando anche lei per andare al lavoro. Lei ha trovato una piccola tavola calda aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

La guardai meglio aveva una divisa molto semplice e carina che consisteva in una tutina corta nera tipo salopette e sotto una maglia bianca. A differenza mia che dovevo indossare una divisa che consisteva in un paio di pantaloni neri super attillati che mi segnavano il culo in una maniera quasi disgustosa e una maglia altrettanto nera attillata e stretta sui fianchi. Scollata che metteva in risalto, anche troppo, il mio seno.

IL MIO MIGLIOR NEMICODove le storie prendono vita. Scoprilo ora