💜

51 5 1
                                    

Ed ero lì, di nuovo, in ginocchia vicino al gabinetto nell'intento di buttare fuori ciò che mi serviva per vivere, per sentirmi sollevata dai sensi di colpa, ero esausta da tutto ciò che mi stava accadendo, non volevo nessuno, quindi ho abbassato le persiane, ed era ancora più buio di come stavo, mi sentivo ferma, vuota, bloccata in una cella senza chiave, rinchiusa in quattro mura, ma quelle mura erano la mia mente, i pensieri che mi affioravano durante la notte, l'angoscia, l'ansia, il bisogno di scappare, volevo urlare ciò che sentivo, ma sono rimasta in silenzio per paura di non essere capita, odiavo questa sensazione, ma in fondo ho capito che non mi sentivo stanca, ma avvertivo con tutto il mio corpo che un peso mi cadeva dall'anima, così mi sono sentita per anni... Una sera, dopo tempo, ero nella mia stanza quando ad un tratto mi tornò tutto in mente, mi sembrava di rivivere quei momenti, mi accosciai sul pavimento con la schiena poggiata vicino al muro, avevo il fiato corto e tremavo come le foglie di un gelido vento d'inverno, non potevo muovermi, ero come paralizzata, ero dissociata dal mondo esterno, non ero lì, ero assente quasi completamente, ero ferma, immobile, ad osservare quei lunghi tagli rossi che percorrevano le mie braccia come lunghe viottole addossate l'una sull'altra, che sgorgavano sangue senza sosta, provai a toccarmi le gambe per capire se sentissi ciò che era fuori dal mio odioso corpo, ad un tratto sentii la sua mano afferrarmi il polso, iniziò a piangere, quando io con un braccio fra le nuvole decisi di lasciarmi andare definitivamente, udii un urlo, un polpastrello disperato alla ricerca di un ultimo battito, poi finalmente tutto tacque, ero finalmente felice, sapevo di aver fatto la scelta giusta.

L'ultimo respiro Where stories live. Discover now