A Day in the Life of Julia Wyncestre

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Stesa sul letto a guardare il nulla e ad aspettare quella maledetta telefonata che non arrivava.
Mi sembrava di essere tornata adolescente quando stavo le ore a fissare il cellulare in attesa del messaggio della persona che mi piaceva e quando finalmente il display si illuminava allora ero la ragazza più felice del mondo.
Però lui aveva detto che avrebbe chiamato e io sapevo che l'avrebbe fatto, allora perché quest'ansia improvvisa? Non era da me comportarmi così, soprattutto dopo quello che c'eravamo detti, amici, perché le relazioni a distanza semplicemente non funzionavano e semplicemente perché intraprendere una reazione con  Sam Winchester era a dir poco pericoloso. E per me andava bene così anche se l'avrei voluto come amante, sapevo che non sarebbe stato possibile, insomma il mondo aveva bisogno di lui e non potevo essere egoista da tenermelo tutto per me, ma forse era l'imminente 14 Febbraio che mi faceva comportare come una bambina innamorata.
Cavolo, non avevo mai festeggiato San Valentino, neanche quando avevo un uomo al mio fianco, perché avrei dovuto farlo ora quando non era una relazione quella in qui stavo dentro in quel momento?
Ero ubriaca fradicia e con un esame da dare da li a pochi giorni, non era da me, non lo era affatto, ma l'alcool sembrava una bella soluzione per dimenticare e riuscire a dormire, bhè più che dormire, cadere in catalessi, quella si che era una fantastica cosa da fare, soprattutto per una come me che non beveva quasi mai.
Julia ritorna in te, cavolo! Ma che diavolo ti prende? Quella era la voce razionale della mia coscienza che sentii poco prima di bere quell'ultimo sorso che mi avrebbe atterrata.

Il mattino dopo, la canzone Carry on my Wayward Son, mi svegliò. Così alta che quasi mi bucò il cervello, era il mio cellulare che posato sul comodino disordinato di fianco al mio letto, squillava.
<< Pronto? >> Risposi a mezza voce massaggiandomi la testa, era come un enorme cerchio l'invadeva, allora quello si che era un dopo sbornia.
<< Julia? >> La voce di Sam, finalmente.
<< Sam, come va? >> Perché la mia voce tremava? Perché non riuscivo a pensare?
<< Bene, grazie. Volevo dirti che sarò a San Francisco entro il 12 Febbraio se tutto va bene. >>
<< Sam, se non puoi non fa niente, non preoccuparti, non me la prendo. >> Bugiarda.
<< Posso, e voglio. >>
Sorrisi e forse arrossii, << sei gentile. >>
<< Mi machi, Jules. E' passato tantissimo tempo dal nostro ultimo incontro. >>
<< Anche tu mi manchi, Sam. Non vedo l'ora di rivederti. >>
Quella si che era una tipica conversazione che non facevo da un bel po' di tempo, tranne per il fatto che sapevo benissimo quel mi manchi che voleva dire, sesso.
Se solo fossi stata come lui, sarebbe stato tutto più facile, ma era impresso a fuoco nella mia mente, nel mio cuore,quei sentimenti forti che avevo provato così raramente, per lui ardevano come legna tra le fiamme ed ero stata capace di esprimerli solo una volta, quando lui era sull'orlo della morte, e allora non sapevo se fossi stata in grado di farlo di nuovo.
Sta di fatto che d'allora, da quando era tornato dall'Inferno e riacquistato la sua anima, era come se non potessimo fare a meno di stare insieme, di assaporare ogni istante che lui era in città, di ridere e bere birra d'avanti ad un film e finire inevitabilmente a fare l'amore. Capitava una volta ogni due o tre mesi che lui avesse un po' di tempo libero tra un mostro e l'altro e per me va andava bene così, anche se quello significava pugnalare il mio cuore dieci, cento volte. Ma era più forte di me, ogni singolo gesto, ogni parola, non facevano altro che farmi innamorare di più. Incasinata, incasinata Julia. Perché innamorarti del bello e impossibile?
<< Allora, ci vediamo il 12? >>
<< Sicuro. >> Con un sorriso riagganciai il telefono.
Stupida.
Chissà con quante ragazze stava prima di venire da me, chissà quante se ne portava a letto. Io non riuscivo ad uscire con altri ragazzi quando l'unico che avevo in mente era lui, cavolo ero davvero fottuta.
Passare tutta la vita a correre dietro qualcuno che mi vedeva solo come un diversivo? Che bella vita. Ma chi li frena i maledetti sentimenti? Chi li blocca? Come facevo a seppellirli? Non potevo. Cavolo, non ci riuscivo.

Dodici Febbraio, ore ventidue e trenta, due colpi secchi provennero dalla porta del mio appartamento, era Sam. Aprii e alla sua vista, sorrisi.
<< Julia. >> Disse con la sua voce profonda e con quella fossetta sulla sua guancia perfetta.
Rimasi li impalata a guardarlo, come se non l'avessi mai visto, come se fosse la prima volta che la sua perfezione era d'avanti ai miei occhi e poi finalmente, ritornando alla realtà, dissi: << Sam. >>
Fece un passo avanti entrando in casa, chiusi la porta, lanciò il suo zaino verde militare su una poltrona e poi con passo deciso e con occhi ardenti di desiderio, si avvicinò e a mi baciò. Il sapore delle sue labbra m'era mancato, così umide e così morbide, si mossero prima dolcemente per poi regalarmi un bacio emozionante e passionale. Aprii gli occhi e trovai i suoi che mi fissavano, gli accarezzai il viso e lui mi baciò la mano. Il suo profumo così delicato e fresco. I suoi occhi così profondi e verdi da potermici perdere dentro. La sua voce, e quel cuore che volevo far battere solo per me... Mi baciò ancora. Le sue labbra calde e dolci, mi volevano, mi cercavano. Mi strinse forte, le sue mani mi accarezzarono e si impossessarono lentamente del mio corpo. Avrei voluto smettere di amarlo, ma non ci riuscivo. Neanche per un secondo. Ogni suo bacio era una lama che mi si conficcava nello stomaco. Era il mio cuore a dirmi di amarlo e perfino il cervello mi spingeva verso di lui. Perché lui mi faceva stare bene.

Stesi sul letto con un solo lenzuolo a coprire i nostri corpi, col solo il calore di noi stessi a riscaldarci, l'una tra le braccia dell'altro e con i nostri cuori che perfettamente sincronizzati, non volevo che finisse, non volevo che adesso lui si alzasse e mi abbandonasse di nuovo, per tornare chissà quando, a donarmi quella pace interiore che seppure masochista era comunque incredibile e allora glielo dissi: << Sam, io non voglio nessun'altro, voglio solo te. >> Le guancie erano in fiamme, ma lui non le vide, la mia testa era poggiata sul suo petto.
<< C'ho pensato, sai. >>
Spalancai gli occhi. << Dici sul serio? >>
<< Certo. >> Mi attirò a se per il mento a guardare il suo viso, avevo gli occhi lucidi e non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito.
<< E adesso come facciamo? >>
Rise. << Non c'è niente di così difficile. >>
<< Significa forse che sei...il mio fidanzato? >> Chiesi esitante.
<< Nhà, non mi piacciono le etichette. >>
Lo guardai e mi sollevai quel poco per raggiungere la sua bocca e lo baciai. Sorrisi. << Fidanzato, è una parola così stupida. Adesso dovrai portare i miei libri dall'università a casa e accompagnarmi con la macchina ogni mattina, baciarmi d'avanti tutte le mie amiche e mandarmi messaggini dolci ogni sera prima di andare a letto. >> Lo presi in giro ridendo.
<< Lo farò se tu indosserai la mia giacca di pelle e verrai alle mie partite di football. >> Sorrise mostrandomi ancora la sua fossetta sulla sua guancia che istintivamente baciai delicatamente.

Finimmo nuovamente per fare l'amore e quella volta non se ne andò, rimase per San Valentino che non festeggiammo come ogni coppia avrebbe fatto, cena fuori, cinema e chissà cos'altro, no l'aiutai a lavorare su un caso di Lupi Mannari li a San Francisco.
Qualcosa era cambiato, mi sentivo finalmente più sicura con lui intorno, più decisa e meno confusa, l'amavo ancora, non avrei mai smesso forse non glielo avrei più detto, non prima che l'avesse fatto lui, sapevo che quello non sarebbe mai successo, ma quella era la mia vita e andava bene così, ora mi piaceva.

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