i put the record on, (every night i'm dancing with your ghost)

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per A.

"Sì, lo so. Non me so fatto vede' per un po', me dispiace. Avevo- avevo bisogno de farme passa' lo scazzo, e no, non m'è passato, ma di stare lontano da te non sono mai stato capace quindi...eccoci. Ciao. Cristo, Simò, questa volta hai fatto veramente lo stronzo, m'hai persino superato e io so' er re degli stronzi."

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Il sole di giugno a Roma è la peggiore delle torture, specialmente in quel periodo tra l'inizio delle vacanze scolastiche e la fine della scuola, quando gli studenti hanno la testa proiettata verso il mare, e l'alcol, ma i gomiti ancora poggiati sui banchi di scuola.

Per questo motivo nessuno aveva provato ad obiettare alla proposta di Manuel di saltare l'ultimo giorno di lezione per fare una piccola gita ad Ostia, in onore della fine del penultimo anno di scuola. In realtà tutti stavano cercando una scusa per saltare l'ultima ora di Lombardi e la noiosissima lista di compiti che lui avrebbe dato loro e che nessuno avrebbe mai svolto. Almeno, nessuno del loro gruppo, se non Simone, forse, se Manuel non l'avesse distratto abbastanza.

Ed è così che si ritrovano tutti stretti nella macchina di Matteo, che legalmente non potrebbe ancora guidare con tre minorenni come passeggeri, ma Manuel dice loro che conosce una strada di cui neanche i poliziotti conoscono l'esistenza e tutti gli credono.

Matteo è alla guida da circa quaranta minuti e continua a chiedere ad Luna di passargli la bottiglia d'acqua da un litro che ormai è diventata bollente, ma che è comunque meglio della gola secca provocata dal caldo pungente di quell'ora. Luna, a sua volta, si lamenta circa ogni dieci minuti del fatto che Mattè, se a guida a tartaruga a macchina famo più veloce, accompagnato puntualmente da un commento sarcastico da parte di Manuel.

Alla radio risuonano canzoni che sanno sentiranno per i sei mesi successivi e che sono anche la copie di quelle dell'anno precedente, ma a nessuno importa e quando iniziano le prime note di una canzone che a Manuel suona vagamente familiare gli occhi di Simone si illuminano e fa uno scatto che gli dà l'impressione che se non avesse paura di essere preso in giro a vita si metterebbe a ballare sui sedili di quella stessa macchina.

Fortunatamente, o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, Chicca quasi si lancia sui sedili anteriori per alzare il volume al massimo.

"Mattè, alza" urla quando le risulta impossibile farlo da sola.

Matteo, ovviamente, le dà ascolto e lei inizia a scuotere la testa a ritmo, facendo oscillare la coda che tiene raccolti i capelli tinti recentemente di fucsia.

"Scrivile scemo, tre parole in croce poi scappa lontano poi perdi la voce" intona, utilizzando un pacco di sigarette come finto microfono.

Manuel trattiene una risata, ma decide di stare al gioco, un po' perché la felicità di Chicca è contagiosa e un po' perché stanno andando al mare e il mare è la sua cosa preferita al mondo.

"Vedi non sono bravo a fare restare chi mi vuole bene però so aspettare e con te..." Simone si unisce al coro con una foga che nessuno si sarebbe aspettato.

Ha i ricci appiccicati sulla fronte e continua ad asciugarsi delle gocce di sudore che gli cadono sugli occhi con l'avambraccio, mentre con l'altro tiene stretto il telefono ed imita i movimenti di Chicca che ora lo guarda dritto degli occhi mentre intonano insieme il ritornello e di sottofondo si sentono le imprecazioni di Matteo che li prega di smetterla.

Manuel guarda Simone e pensa che non l'ha mai visto così felice prima d'ora. Sicuramente non l'ha mai visto così in sé.

Se solo ora avesse davanti Claudia, la psicologa di Simone, la bacerebbe in bocca e poi la ringrazierebbe in tutte le lingue del mondo per averlo aiutato così tanto. All'inizio non era stato facile, ma dopo diversi mesi i cambiamenti non solo erano diventati evidenti, ma proprio impossibili da ignorare.

the book of you and i | simone + manuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora