“Settantacinque, settantasei, settantasette…”
È domenica pomeriggio, fa ancora troppo freddo a Roma e il tempo non promette nulla di buono, sei quasi sicuro di aver sentito tuonare un paio di volte, probabilmente verrà giù un acquazzone a breve. E nonostante il tuo fidanzato avrebbe voluto soltanto trascorrere la giornata sul divano a guardare film, tu al venticinquesimo minuto della seconda commedia a suo avviso divertente, ti stavi già annoiando.Fortunatamente ti è bastato poco per convincerlo, non riesce mai a dirti di no quando gli fai gli occhietti dolci e supplichevoli. Pensavi che a un certo punto della vostra relazione questa tattica avrebbe smesso di funzionare, invece a quanto pare resta la tua infallibile arma. Martino ti definisce paraculo ma a te piace credere che semplicemente non riesca a resisterti. Ecco perché solitamente quando prova ad apostrofarti in quel modo lo distrai con qualche bacio che lo fa capitolare tutte le volte.
“Ho finito di contare adesso vengo a cercarti” Urli, aprendo bene le orecchie sperando di sentirlo che si schiarisce la voce per convincersi a non urlarti dietro di rimando “A Nì sei l’unico al mondo che annuncia quando ha finito de conta, ma sai giocare?” lo puoi praticamente sentire e ti viene da ridere e la tua risata riecheggia nel silenzio della vostra casa.
Controlli dentro l’armadio in camera da letto e ti appunti mentalmente di dover dare una sistemata un giorno di questi, sotto il letto non c’è e neanche nella vasca da bagno, pure se il bastardo ha chiuso la tenda della doccia, evidentemente per darti l’illusione che fosse lì.
“Marti..” lo chiami guardandoti intorno come se potesse magicamente materializzarsi nel mezzo della stanza, così come magicamente è comparso nella tua vita ormai quasi quattro anni fa. ”Dove sei?” cantileni sbuffando, facendo l’ennesimo buco nell’acqua, non è neanche dietro il divano.
Ti cominci a spazientire quando non lo trovi neanche sotto al tavolo della cucina, l’appartamento non è così grande e questo gioco è troppo stupido, vuoi trovarlo e dirgli che aveva ragione, era meglio starsene accoccolati sul divano.
“Amore dai mi arrendo” decidi di sventolare bandiera bianca ma Martino non sembra intenzionato ad uscire dal suo nascondiglio finché non sarai tu a trovarlo. Sul balcone manco ci guardi perché è troppo freddoloso per resistere lì fuori per più di cinque minuti senza lamentarsi.
L’unica opzione rimane lo stanzino, anche se non sai davvero come possa essersi infilato lì dentro visto la quantità industriale di cianfrusaglie e scatoloni non ancora aperti che ospita al suo interno.
La porta scricchiola e la luce non si accende perché sono mesi che vi dimenticate di comprare la lampadina nuova ma in qualche modo riesci a farti spazio in quei scarsi dieci metri quadrati e ti sembra proprio di vedere l’ombra di qualcuno provenire da dietro il mobiletto di ferro in cui sono riposte scope e stracci.
“TANA” gridi, cercando di non inciampare e correndo velocemente in salotto per dichiararti vincitore, o almeno, questa era l’idea, perché neanche arrivi in corridoio che la tua schiena si protrae in avanti sotto al peso di quel cretino del tuo fidanzato che si lancia su di te come se fosse un fuscelletto.
“Non ti lascio vincere manco sotto tortura” ride nel tuo collo, aggrappandosi con le gambe ai tuoi fianchi e bloccando così ogni tua possibilità di raggiungere la parete.
“Se cado vieni giù con me” ridi anche tu, perché è impossibile non farlo quando senti ridere lui.
Provi a dimenarti un po' ma non pensi che riuscirai a liberartene, e sinceramente neanche ne hai poi così tanta voglia, quindi ci metti tutta la forza che hai per tornare in posizione eretta e con Martino ancora appeso alla tua schiena cambi traiettoria e ti dirigi verso la camera da letto, con l’intenzione di fiondarlo sul materasso senza rischiare che si spacchi la schiena.
“Uno” lo avvisi.
“Nì non t’azzarda” si dimena, ma stavolta sei tu a non lasciarlo andare.
“Due” ridi.
“Nico te lascio” minaccia, per la milionesima volta da quando state insieme.
“TRE”
Il tonfo che precede la tua risata è intervallato da un verso di stupore davvero poco virile da parte sua, che ti afferra per un braccio e ti trascina giù con lui, come da promessa. Nemmeno questa volta ti dispiace più di tanto.
Si aggrappa con le braccia al tuo collo e i vostri nasi si sfiorano impercettibilmente mentre entrambi cercate di riprendere fiato.
“Sei uno stronzo” sussurra proprio sulle tue labbra prima di baciarle piano e poi puntare i suoi occhi nei tuoi in quel modo che non smetterà mai di farti impazzire.
“Non mi lasci quindi?” Lo sfotti, infilando le mani nei suoi capelli scompigliati e morbidi.
“Te piacerebbe” Ti sfotte lui, prendendoti il viso tra le mani per trascinarti più vicino di quanto non siate già.
Non penso proprio. Vorresti dirgli. Ma ti limiti a baciarlo e a infilare poi la testa lì, nel tuo posto preferito, tra la spalla e il collo di Martino, respiri il suo odore, forte, e poi poggi le labbra proprio vicino il suo orecchio.
“Ho vinto comunque, ti ho trovato”
Da questa posizione puoi sentire il suo cuore accelerare un po', è sempre una sensazione bellissima, l’idea che dopo tutto questo tempo tu gli faccia ancora lo stesso effetto. Si dimena sotto il tuo peso, e il materasso sprofonda ancor di più, senti la sua bocca a contatto con il tuo zigomo sinistro, e le sue parole, se pur pronunciate a voce bassa ti arrivano forti e chiare.
“Non ce gioco più a nascondino con te” ride. “Alla fine me trovi sempre”
Alzi la testa dal tuo, di nascondiglio, e appoggi la fronte contro la sua, ha addosso quel sorriso impertinente che ti ha fatto innamorare di lui, quello che ormai è casa tua.
“E ti dispiace?” gli chiedi, anche se conosci già la risposta a quella domanda.
“No”
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Before you, had I ever known love
FanfictionSolo una domenica qualsiasi nella vita di Martino e Niccolò.