Le sue giornate erano sempre uguali, lavoro,casa,amici ma non era abbastanza soddisfacente per lei... forse non provare amore era ciò che le creava dentro quel vuoto, quella malinconia, quella poca voglia di vivere. Non aveva problemi a trovare un uomo, era dotata di una bellezza straordinaria: alta, snella, un fisico stupendo, aveva il seno piccolo ma con un sottile punto vita che andava ad allargare i fianchi, sembravano disegnati.. il suo fondo schiena era il suo punto più amato ricordava una perfetta pesca.. i suoi capelli erano lunghi e castani, i suoi occhi dalle ciglia lunghe erano castani, al sole sembrava rosso. Un'altra giornata di lavoro l'aspettava, lo adorava, era in un centro benessere, era specializzata in make up e massaggi. La titolare si accorse che era giú di morale, si avvicinò e poggiò una mano sulla sua spalla: "Hey Mia, che ti prende? Non ti vedo in forma!" "Non ho niente, solo un po' stressata, forse è la monotonia!'' "Hai ragione!Che ne dici di una pausa? Oggi ti lascio libera, goditi questa giornata!" "Oh ma io non voglio saltare il mio turno, devo fare il mio dovere.." "Tranquilla, se vuoi farmi contenta prenditi la giornata libera oggi!" "Grazie mille" rispose con gli occhi lucidi dalla felicità. Chiamó così Rosy, la sua spietata amica di avventura. Dopo mezz'oretta passò a prenderla a casa sua indossando un corto vestito azzurro, aderente e senza bretelle. Uscí Mia con un crop top grigio a manica corta e degli shorts jeans con qualche strappo. Mia salí in auto: "Prima di andare a fare shopping dobbiamo passare al supermercato, devo fare provviste! Cioccolatooo!!". Si avviarono con la musica alta e cantando a squarciagola, era una bellissima giornata da vivere a pieno, un po' di shopping liberava la mente da ogni pensiero turbante. Rosi si fermò davanti il supermercato e insieme scesero, la loro affascinante camminata distraeva gli automobilisti.. Entrarono sorridenti ma il loro sorriso svanì subito dopo... Qualcosa non andava... Tutti erano a terra con le mani dietro la testa, in piedi c'erano uomini armati con i volti coperti da maschere di clown. Tutto sembrava diventare silenzioso, l'unica cosa che Mia riusciva a sentire era il battito del suo cuore che aumentava ma non durò a lungo, subito uno di loro l'afferrò e puntó l'arma su di lei. La gola le faceva dolore mentre il malvivente premeva la pistola fredda, la trascinò fuori perché la polizia stava arrivando, un ostaggio era più che utile per non farsi prendere.. Mia cercò di non urlare e mantenere la calma forse così non l'avrebbero uccisa. Salirono in macchina con lei, correvano a più non posso; finalmente si allontanarono abbastanza e tutti si tolsero le maschere: erano tutti ragazzi giovani e carini.. subito Mia si preoccupò e domandò: "perché vi siete tolti le maschere davanti a me?" Quello accanto le rispose: "sveglia! Se vedono dei clown, ricercati per giunta, ci fermano!" "Non avete paura che potrei denunciarvi e riconoscervi?" Il ragazzo rise "no! E sai perché?" "No perché?" "Sveglia! Ti uccidiamo! è ovvio,no? Sei un ostacolo per noi!" Si intromise il ragazzo al volante "io ho un idea migliore.. la portiamo da lui!" Il ragazzo accanto a lei rispose: " ma così farebbe una morte lenta e dolorosa! Ma va bene per me!" Disse sorridendo e guardando Mia. Lei scoppiò in lacrime: " perché volete farmi questo? perché quel tizio vuole uccidermi? Vi prego non fatemi del male, siete stati voi a prendermi, io non ho fatto niente, non parlerò, giuro!" Il ragazzo accanto sempre con il suo sorriso malvagio le asciugò le lacrime : " ti racconto una storia.. c'è un ragazzo che a soli 15 anni ha avuto un terribile incidente a lavoro, il suo corpo si è bruciato ed è rimasto sfigurato.. preso in giro da tutti, umiliato e sfruttato dalle ragazze è cambiato! È diventato un mostro! Rapiva ragazze, le uccideva, le torturava! I genitori per paura di essere incriminati per colpa sua lo hanno mandato a vivere con lo zio che abitava in una zona isolata, aveva anche una fattoria.. ancora continua ad uccidere ragazze, ancora le tortura, le mutila e le disseziona vive! Beh, buona fortuna cara!" Dopo pochi minuti si avvicinarono ad un posto inquietante: alberi alti e sottili, in lontananza una vecchia casa e una fattoria, vasti campi di grano e mais : "addio cara!" Disse il ragazzo accanto a lei, aprì lo sportello dell'auto e la spinse giù; rotolò in mezzo ai rami secchi, una scheggia abbastanza grande si conficcò nella sua coscia dopodiché sbatté la testa contro una roccia perdendo così i sensi. Nella casetta c'era un uomo che vide tutta la scena, prese il suo camioncino e si recò subito da lei, la salí nel camioncino e la portò a casa : "oh mio Dio! cos'è successo?" Domandò la moglie preoccupata " l'ha buttata qui!" "Chi?" "Leo! La dobbiamo portare via subito! Prima che arriva lui!" Medicarono la ferita ma non era in grado di muoversi per le sue condizioni e non aveva ancora ripreso i sensi. Le poggiarono un lenzuolo addosso per tenerla al caldo anche se era estate ma sentirono arrivare il fuori strada: "e ora come facciamo?" Disse la donna preoccupata : "non possiamo fare nulla!" Disse sconvolto, non voleva immaginare quali altre torture avrebbe ancora subìto la ragazza. Si spalancò la porta: "zio! Cosa è successo? State bene? C'è sangue fuori!" Subito vide la ragazza e si avvicinò lentamente "chi c'è nel divano?" Si fermò davanti a lei: " ma chi è? Cosa ci fa qui? È ferita!" " Mio figlio l'ha portata qui!" Rispose con voce tremolante, sapeva benissimo di cosa era capace : "beh, si vede che dovevano liberarsene.. mi divertirò un po'!" L'uomo inghiottì a vuoto mentre guardava la ragazza senza sensi. Il ragazzo si accomodò su una sedia e fece uno spuntino mentre guardava la TV. Era sera ormai, Mia si svegliò, si guardò in torno e ricordò poco dopo quello che le era accaduto; vide seduto un ragazzo di spalle, indossava una maglietta a manica lunga in piena estate, indossava anche il cappuccio della maglietta eppure faceva caldo, notò i due coniugi che la guardavano dispiaciuti. La donna si avvicinò a lei " come ti senti? Hai fame?" Mia cercò di alzarsi un po' con la schiena ma aveva troppi dolori: " ho un po' di fame, posso avere qualcosa da mangiare?" La donna le portò del pane e olive verdi e si accomodò vicino a lei : " dove mi trovo? Vi ringrazio per la vostra accoglienza!" "Non devi ringraziarmi, puoi chiamarmi zia!" " Va bene!" Il ragazzo era sorpreso dalla gentilezza di Mia, non capiva per quale motivo non urlava e non andava nel panico. Mia era molto imbarazzata , ma riflettendo capí che c'era qualcosa di strano.. zia ad una sconosciuta? E perché era così premurosa? E quel ragazzo era strano.. ancora aveva le vertigini e la luce non era abbastanza luminosa rendeva ancora più terrificante la vecchia casa. Tutto lì dentro sapeva di vecchio e spaventoso persino l'odore. Arrivò l'ora della cena e la donna le offrí un piatto di carne in brodo con patate.. Mia mangiava silenziosamente, nessuno parlava, si sentiva solo il cibo masticare.. la donna dimostrava più o meno una cinquantina di anni, teneva i capelli lunghi legati, il colore era brizzolato, era abbastanza snella fisicamente.. l'uomo aveva più o meno la stessa età della donna ma era più curato, aveva anche lui i capelli brizzolati ma con un taglio ben azzeccato.. il ragazzo era ancora girato di spalle.. forse era davvero lui, il suo futuro killer!L'uomo annoiato decise di raccontare la sua giornata per animare un po' la serata, raccontò diversi episodi divertenti passati con il suo bestiame. Mia amava gli animali rimase affascinata dai suoi racconti: "io vorrei tanto vedere i cavalli, non sono mai salita su uno di loro!" "Puoi cavalcarli quando vuoi!" Rispose l'uomo intenerito dalla sua gentilezza; Lei sorrise ma poco dopo il suo sorriso scomparve: "ma io non guarirò subito, pensavo di tornare a casa domani." La donna dispiaciuta prese le sue mani: "non puoi andartene, qui hai tutto, ci pensiamo noi a te, non ti mancherà nulla, ora siamo noi la tua famiglia!" Mia non sapeva che rispondere, non voleva stare lì ma non poteva dirlo, non era educato, non era giusto fare offendere quella donna così premurosa nei suoi confronti, le sue guance cominciavano a riscaldarsi mentre cercava una scusa plausibile ma era troppo confusa, niente le veniva in mente, era concentrata sulla stranezza della situazione, quelle persone non erano normali, perché erano così premurosi, e perché quella donna non era gelosa del marito? E chi le aveva fatto indossare quel vecchio vestito mentre era senza sensi? Forse non avrebbe più visto la luce del sole, forse quei tizi erano complici del ragazzo, forse facevano tutto insieme, una intera famiglia di killer! Mia inghiottì a vuoto, la cosa che in quel momento desiderava di più era scappare, ma era impossibile, era ferita e circondata da gente matta! Il ragazzo all'improvviso si intromise, sembrava concentrato alla TV eppure aveva ascoltato tutto: "non ti preoccupare zietta, non se ne andrà da qui!" Si alzò e camminò dritto verso di lei, non aveva il coraggio di guardarlo, perché si stava avvicinando? Cosa voleva fare? Forse era arrivato il momento, il momento di morire! I suoi passi si avvicinavano sempre di più, ogni passo le rimbombava in testa, il cuore sembrava aver preso lo stesso ritmo, sentiva le sue tempie che si stringevano. Lui si chinò davanti a lei, che ancora non lo stava guardando negli occhi, risaliva lentamente lo sguardo terrorizzato, impressionata dalla stazza del suo futuro killer, non lo guardò in tempo negli occhi che si avvicinò al suo orecchio: "se provi a scappare ti uccido con le mie mani! Scommetto che mio cugino ti ha parlato di me!". Tornò nella sua sedia lasciandola pietrificata, si era lui! Era quel mostro! Allora il ragazzo nell'auto non mentiva, il killer davvero esisteva ed era pure suo cugino! Pensò che era spacciata, come poteva scappare da quel gigante? Quanto lontano poteva scappare? Quel paesotto era a mala pena abitato, quel piccolo paesotto della Sicilia che non aveva abbastanza gente in giro per gridare aiuto e se c'era gente di sicuro sarebbe rimasta a guardare come solitamente accadeva in quei posti! La donna le prese la mano: "non ti preoccupare, lui non è cattivo, anzi il contrario, andrete molto d'accordo pian piano." Mia era terrorizzata, non rispose, quella donna era matta da legare! Come poteva essere un bravo ragazzo quello? Un ragazzo che minaccia di morte è un bravo ragazzo? Non aveva scampo li dentro, la vita le passò davanti gli occhi: " perché non rimanevo a lavorare? Quanto sono stupida! La colpa è di quello stupido cioccolato! Che sia dannato! Che sia dannato il mio stomaco! Ora come esco di qui? Mi ucciderà presto lo so!" Pensò tra sé e sé, divorata dal rimpianto, per colpa di un cioccolato sarebbe stata mutilata o dissezionata dal quel gigante. Si fece tardi e tutti si alzarono per andare a letto: " io dove dormo?" Domandò Mia: "Devi andare in bagno?" Rispose il ragazzo: "certo!" Rispose Mia imbarazzata. Il ragazzo chiamò la zia che aiutò mia ad andare in bagno dopodiché il ragazzo la prese in braccio, Mia subito arrossì, dove la stava portando? perché la teneva in braccio? Si teneva nella sua spalla per paura di cadere ma fu distratta dalla sensazione corpo a corpo, un brivido percorse la sua fonte di piacere : "ma cosa diavolo mi salta in mente? Dio mio! Non ci posso credere!" Pensò tra sé e sé infuriata per quello stimolo involontario che non poteva accettare a se stessa. Si risvegliò dai suoi pensieri e vide che la portò fuori in un capanno, accese la luce, subito lei rimase sconvolta da ciò che vide: lame sporche di sangue, attrezzi da lavoro tra cui alcuni avevano ancora pelle e capelli attaccati, era tutto impolverato, disordinato e in fondo c'era un lettino da dottore con delle manette saldate: "perché mi hai portata qui?" domandò terrorizzata: "per dormire!" "Ma io non voglio dormire qui! è orribile questo posto!" "O qui o nel mio letto così siamo sicuri che non scappi!" " Ok! Dormo con te! Allora è vero che uccidi ragazze!" "Non ti riguarda quello che faccio! Potresti fare la stessa fine anche tu! Lo sai?" Lei capì che lo stava infastidendo e non parlò più.
La portò nella sua camera da letto, era ordinata , nel centro c'era il suo letto da una piazza e mezzo, la finestra aveva le tende arancioni, vicino il letto un comodino con una foto probabilmente della sua famiglia. La camera odorava di vecchio come le altre stanze, i comodini e l'armadio erano antichi in legno, pieni di minuscoli buchi. Probabilmente non avevano una bella situazione economica. I lenzuoli sul letto erano arancioni, forse era il suo colore preferito ma sarebbe stata un'idea stupida domandarglielo, in fondo era un killer! I killer hanno un colore preferito? Amano la musica? Amano? Si domandava mia senza riflettere che era ancora tra le sue braccia. Lui la poggiò delicatamente sul letto e si allontanò da lei, chiuse la serranda e le tende della finestra, chiuse la porta a chiave e la mise al sicuro: "perché chiudi le serrande? Non posso camminare, pensi che scavalco la finestra?" Lui si avvicinò all'interruttore della luce e la spense:" no, la chiudo così non entra luce la mattina. Non ho voglia di ucciderti quindi per il tuo bene è meglio che non vedi il mio volto, anche una piccola smorfia potrebbe essere letale! Buonanotte!" . Mia sentì i passi che avanzavano, sentì premere e dondolare il materasso, si era seduto. Sentì il rumore della zip che scendeva, il percorso era lungo, sentì scivolare la maglietta sul letto, sentì poi un piccolo rumore metallico e dinuovo una zip ma questa volta il percorso era corto. Sentì cadere i suoi jeans, rieccolo quel piccolo brivido involontario, le stava rivelando una parte di se stessa che ancora non conosceva: "Dio mio non può essere! Cosa mi sta succedendo? perché mi succede questo? Forse ho l'uretra infiammata.. si è quella oggi ho bevuto poco! È l'uretra! Ma perché si è spogliato? vuole scoparmi? Non voglio dormire vicino a lui! " Pensava Mia confusa, i suoi sentimenti erano in trambusto. Lui si coricò accanto a lei, girato di spalle, pochi secondi dopo il suo odore raggiunse l'olfatto di Mia, il suo sudore era delizioso, subito tornò quello stimolo, sentì contrarre il basso ventre, si agitò ma subito cercò una giustificazione per negare a se stessa quello che in quel momento stava provando. Non poteva piacerle quel ragazzo, non poteva piacerle un killer. Tentò di voltarsi dal lato opposto per non sentire quel profumo inebriante ma la gamba le faceva troppo male era costretta a stare rivolta al soffitto. Non riusciva a dormire, il solo pensiero di dormire vicino ad un ragazzo la innervosiva. Le ore passavano, lui dormiva in pieno sonno, sentiva il suo respiro pesante probabilmente era stanco, si voltò e in sonno posò una mano su di lei, sul suo ventre. Subito tornò quel brivido ancora più forte, chi voleva prendere in giro? Quel ragazzo la mandava in fumo. Un dolore improvviso cresceva nei suoi luoghi proibiti, il suo ventre si contraeva, delicatamente afferrò la sua mano, era tentata a scendere di più, inghiottì a vuoto, la fece scivolare sempre più giù ma si fermò all'improvviso come se si fosse svegliata da un sogno. Allontanò la mano delicatamente, si vergognò per quello che aveva appena fatto, farsi toccare da uno sconosciuto, pensò di essere totalmente impazzita, l'utimo ragazzo che l'aveva toccata aveva aspettato mesi e mesi prima di arrivare a certe smancerie. Rimase sveglia ancora per un po' a rimproverarsi per l'accaduto ma poi si addormentò. Alle 6:00 del mattino lui si svegliò, era totalmente buio, con le mani tastò, era vicino a lui che dormiva ancora, effettivamente non poteva scappare con la gamba in quelle condizioni, la coprì bene, si vestì e uscì dalla stanza. Qualche ora dopo Mia si sentì toccare il braccio: " buongiorno! Vieni a fare colazione!" "Che ora è?" Disse mia con gli occhi ancora appannati: "sono le 11:00, hai dormito molto!" "In realtà no! Non riuscivo a dormire sta notte, mi sono addormentata tardi! " "Come mai?" " Ma niente, un po'di insonnia!" La donna l'aiutò ad andare in bagno e l'accompagnò nella sala da pranzo, la face accomodare su una sedia, sul tavolo davanti a lei una tazza di latte e biscotti fatti in casa, Mia sorseggiò un po' di latte: " oh mio Dio, è buonissimo! È latte fresco?" "Si, fatto dalle nostre mucche!" Era la colazione più buona del mondo, il retrogusto che aveva il latte fresco le dava di matto e i biscottini erano profumati, si sentiva in paradiso ma ad un tratto pensò: " un momento! Io sono prigioniera! Non dovrei sentirmi così felice! Sto diventando matta pure io qui dentro! " Sentì il nitrito di un cavallo, subito si voltò verso la finestra, la donna la vide e si avvicinò: "dai ti aiuto io, vuoi vedere il cavallo vero?" "Certo, io adoro i cavalli!" Disse con gli occhi luccicanti. La donna l'accompagnò alla finestra e vide il ragazzo sopra uno stallone, aveva il pelo marrone lucido e una lunga criniera castano chiaro. Alzò lo sguardo per vedere lui, che di nuovo indossava una maglietta con il cappuccio, si intravedeva un po' del suo viso. Il tempo sembrò fermarsi quando si voltò verso di lei, la sua carnagione era scura, le sue labbra erano piene, la parte superiore era a cuoricino, un po' di baffetti circondavano quelle labbra stupende, una peluria sul mento completava il suo disegno stupendo, il suo naso rivolto all'ingiù e qualche cicatrice si intravedeva. Il suo corpo cominciava a implorare pietà, come poteva un ragazzo così bello essere un killer? Era quel bocconcino che le dormiva accanto! Ma si svegliò dal suo incanto quando la donna insiteva a chiamarla, non sentiva nulla di ciò che diceva: "scusami, ero pensierosa!" Disse Mia arrossendo, sentì gli zoccoli del cavallo avvicinarsi: "ti piace il mio cavallo? Si chiama Lullo!" Lei subito arrossì, non sapeva cosa rispondere, era da tanto che non le piaceva così un ragazzo, i suoi battiti aumentavano : "che ti succede?" Le domandò lui ridendo: "ti sei presa una cotta per il mio cavallo? Se vuoi te lo regalo, ne ho tanti." Lei sempre più rossa in viso rispose: "scusa, ero pensierosa, comunque mi piace tanto, davvero me lo regali?" "Ma certo! Vuoi fare un giro?" La sua pelle diventava sempre più ardente, il cuore le batteva a più non posso, voleva fare quel giro ma lui era un killer! "E se mi innamoro di lui? Mi ucciderà prima o poi! Non posso stare con un mostro! Ma è così bello! Ha ucciso delle ragazze, non posso!" Pensava tra sé e sé, lui aspettando la risposta scese giù dal cavallo, e si avvicinò alla finestra: " che ti succede? Hai paura di cadere? Lui è buonissimo, stai tranquilla!" Come poteva essere così gentile un killer? Perché era così dolce? Averlo più vicino la faceva ardere ancora di più, poteva ancora inalare il suo dolce profumo. Lui scavalcò la finestra ed entrò, lei arrossiva sempre di più, forse sarebbe stata una giornata romantica, forse voleva solo usarla o addirittura ucciderla, quel mix di emozioni la confondeva sempre di più. La prese in braccio e uscì dalla finestra, si sentiva al sicuro tra quelle grandi braccia, guardarlo da vicino era ancora più bello, mancavano ancora troppe ore prima che si faceva notte e poterlo accarezzare nel sonno. Si avvicinò a Lullo, lei gli accarezzò il muso, il suo pelo era soffice. La salì sul cavallo, sentì tirare la sua ferita, forse la crosta si era crepata, bruciava più che mai. Salì anche lui, prese le sue mani e le poggiò sul suo addome: "tieniti forte!" Lei arrossì, un altro contatto corpo a corpo, si strinse a lui, sentiva bruciare ogni millimetro del suo corpo, era piacevole tenere le mani nel suo addome, piano piano entrò la mano sotto la maglietta potendo tastare la sua pelle nuda, voleva farlo sembrare un incidente, sentiva quella morbida pelle ricoperta da una leggera peluria sull'addome inferiore: "posso resistere!" Pensò mentre accarezzava il suo addome. Si avvicinarono in un posto bellissimo.. tanti alberi folti, un paesaggio ricco di vegetazione, sotto un grande albero c'era un bellissimo laghetto, qualche animaletto di passaggio, uccelli, rettili e farfalle. Lui la prese in braccio e la posò delicatamente su una grande radice e si accomodò accanto a lei: "perché sei tutta rossa? Ho sentito che mi toccavi dentro la maglietta.." "avevo paura di cadere e per sbaglio ho messo le mani dentro!" "Quindi per tenerti forte mi accarezzavi la pancia?" Lei arrossì ancora di più e cambiò discorso: "non mi hai detto come ti chiami, non so niente di te." Lui sorrise: "vedo che comincio a farti simpatia, mi chiamo Alejandro e ho 25 anni, sono curioso di sapere quanti anni hai tu!" "Io ne ho 21 e mi chiamo Mia!" Dopo qualche minuto di silenzio lo guardò: "non mi sembri così cattivo, perché uccidi? E perché non mi hai uccisa?" Lui per qualche secondo non rispose, fece un grosso sospiro: "io non sono cattivo, se sapessi che ho passato nella vita capiresti, io non mi sento come gli altri! Non ti ho uccisa perché tu non mi hai maltrattato, non mi hai disprezzato, non mi sembri come le altre!" Lei arrossì, le veniva quasi da piangere, lei posò la mano sulla sua, aveva una grande bruciatura sembrava una fetta di prosciutto incollata ma non provava disgusto. Lui era rigido, tremava, lei si mise più vicino poggiandosi sulla sua spalla. Quel silenzio divenne ancora più imbarazzante, lei stava per accarezzare il suo viso ma cadde una lucertola su di lei.. tempismo perfetto! Lei urlò e cadde dalla radice, il suo vestito si alzò leggermente scoprendo un po' di coscia. Lui si sentì in imbarazzo, evitava di guardare, ridendo la prese in braccio e la salì sul cavallo. Questa volta non toccò dentro la maglietta ma lo desiderava tanto. Le mancava quella morbida pelle, non vedeva l'ora di dormire con lui, non vedeva l'ora di toccarlo ancora. Completarono il tragitto in silenzio per l'imbarazzo e quando arrivarono a casa ad attendere c'era un ospite poco gradito: "ciao cugino, vedo che stai migliorando! Pensavo di farla uccidere a te ma vedo che ti sei rammollito!" " Non ho motivo di ucciderla! Ma ti ringrazio di averla portata qui.. ora siamo amici!" Il cugino si innervosì: "lo sai che è una testimone pericolosa? Dovevo ucciderla! potrebbe farmi arrestare! Non volevo farti un regalo, volevo solo farla uccidere a te!" "Non hai nulla da temere, lei non si muove da qui, lo sa che se prova a scappare la uccido!" "Va bene, tienila d'occhio, adesso devo andare, ciao cugino!". Lei notò che era preoccupato, voleva in qualche modo consolarlo ma preferì non fare niente forse non era il momento adatto. La zia servì il pranzo a tavola e tutti si accomodarono a mangiare, nessuno parlava, si sentiva masticare, inghiottire, neanche lo zio cercava di rianimare la situazione. Passarono il pomeriggio a guardare la TV quel silenzio fastidioso non finiva mai, se gli rivolgeva la parola si sarebbe arrabbiato? Guardava la zia implorando aiuto con gli occhi, era spaventata, perché quel ragazzo voleva farla uccidere a tutti i costi? Perché non si fidava del cugino? Erano solo calunnie? La zia si accomodò accanto a lei "non preoccuparti, quel ragazzo è mio figlio, non ti farà del male, Alejandro non glielo premetterà, loro sono così, sono un po' freddi al momento." Era pomeriggio inoltrato, lo zio entrò con in mano un ascia rotta:" puoi andare a comprarne un'altra? Ho tanto lavoro da sbrigare!" "E chi sta con Mia? Se scappa?" "Chiama tua zia, non so dov'è!" Nel frattempo che aspettavano mia gli poggiò una mano sulla sua: "puoi fidarti di me, non scappo, non ho motivo!" "Se scappi ti trovo e ti uccido!" Se ne andò così senza neanche rivolgerle uno sguardo. Lei rifletteva sulla giornata passata insieme, era invaghita di lui ma lui non sembrava provare lo stesso. Non la prendeva per mano, non le dava un abbraccio. Si chiedeva quali erano i suoi difetti, perché era così difficile farlo innamorare ? Eppure lui non voleva che andava via. Passarono due orette, lei sentì arrivare il fuori strada, non vedeva l'ora di rivederlo, gli era mancato. Come poteva scappare se non smetteva di pensarlo in attimo? Era ora di cena, la zia servì i piatti, lo zio aspettava con in mano la forchetta: "ho fame, quando arriva?" "Chiamalo, no?" Rispose la zia. Due minuti dopo entrò Alejandro, era un po' nervoso, senza rivolgere parola a nessuno andò direttamente in camera sua: "vado da lui!" Disse la zia e lo raggiunge. Tornò poco dopo,era dispiaciuta: "non viene a tavola?" Domandò lo zio "no, non ha fame, vuole stare da solo!" Mia si preoccupò seriamente, la giornata stupenda finita in fumo, addio carezze, addio amore. Vederlo così la faceva stare male, tutta la sera non uscì dalla camera e si fece l'ora di andare a dormire. Lei non chiese neanche dove doveva dormire si sentiva a disagio. La zia la accompagnò in bagno e Mia domandò: "perché fa così?" "Non ti preoccupare, ha avuto un piccolo litigio, ogni tanto capita." Mia si sentì più sollevata ma voleva stare con lui, gli mancava da morire, capì in quel momento che lo amava.Finalmente aveva trovato l'amore che cercava ma forse non era ricambiato! La zia l'accompagnò sul divano, e andò a dormire lasciandola sola. Era tutto così silenzioso, sentiva solo il ticchettio di un orologio che rimbombava in tutta la stanza, le giacche appese ad un appendiabiti sembravano la sagoma di un mostro e i rami di alberi che grattavano la finestra sembravano la scena di un film horror. Aveva paura senza di lui, lo voleva vicino, pensava alla bella giornata passata insieme, desiderava stringerlo forte, baciarlo ma forse era meglio stare lontani quella notte il forte il forte sentimento l'avrebbe portata a sbagliare. Era notte inoltrata, guardava l'orologio erano ancora le 3:00, finalmente le palpebre stavano diventando pesanti, il suo corpo era totalmente rilassato ma saltò in aria quando sentì un rumore. Sentiva rimbombare dei passi, avanzavano lentamente, erano i suoi, era lui. Si dirigeva verso la cucina e per farlo doveva attraversare la sala da pranzo dove stava riposando lei, non vedeva l'ora di vederlo ma nello stesso tempo aveva paura di lui. Aveva una voglia matta di stare a contatto con il suo corpo, si sbottonò leggermente la camicia da notte scoprendo un po' di seno, sperava di attirare la sua attenzione e fece finta di dormire. Entrò nel salone e accese la luce, la vide li che riposava, notò che il suo seno era un po' scoperto, si avvicinò lentamente. Lei sentì il suo dolce profumo, lo desiderava tanto, non sapeva se fingere di svegliarsi o continuare la sua falsa. Sentiva bruciare la sua pelle, aveva bisogno di stringere le gambe per fermare lo stimolo ma non poteva muoversi, il suo cuore batteva sempre più veloce, sentì il suo respiro sulla pelle, era vicinissimo. Sentì la sua mano sfiorarla, desiderava una carezza o un bacio e mentre si inoltrava con le sue fantasie lui le abbottonò la camicia e la coprì. Rimase delusa, cominciò a farsi delle domande, perché non la toccò? Perché è stata così stupida da non afferrarlo tra le sue braccia e farlo suo? Eppure lui voleva che rimaneva li in quella casa, era un segno di affetto! Si domandava se era il suo corpo che non andava bene. Aprì gli occhi era già mattina, lui era seduto che faceva colazione pensieroso come se fosse turbato da qualcosa: "buongiorno sei andato a letto presto ieri!" Disse mia mentre si stiracchiava i muscoli: "non avevo voglia di vedere nessuno!" "Ma ora va meglio? Posso fare qualcosa per tirarti su il morale?" "Mi passerà presto, ora devo andare!" "Aspetta, stai un altro po' qui, ieri sono stata in pensiero, volevo stare ancora con te!" "Ti prometto che dopo staremo un po'insieme, ti porto di nuovo lì con Lullo." "Ti prego fai presto!" Lui sorrise e se ne andò. Nel frattempo le ferite di Mia miglioravano, la zia le preparò la vasca per fare un bel bagno rilassante. Entrò nella vasca con l'aiuto della zia "appena finisci mi chiami e ti aiuto ad uscire dalla vasca." La zia la lasciò sola, mentre si godeva l'acqua pensava la giornata passata con lui. Immaginava le sue labbra quanto potevano essere morbide, quei sottili baffetti che baciandolo avrebbero punzecchiato il labro rendendo il bacio ancora più piacevole. Non riusciva a stare un attimo senza pensarlo, immaginava che il dolce movimento dell'acqua fossero le sue mani che sfioravano dolcemente il suo corpo. Cominciò ad accarezzarsi desiderandolo ma un rumore la interruppe. Si lavò velocemente e chiamò la zia, era curiosa di sapere chi era arrivato. Le diede un vestito a manica corta, largo a fiori, i classici vestiti da sessantenne, non le donava per niente. Vide fuori un uomo che parlava con lo zio, rimase delusa, pensava che fosse Alejandro. Era l'ora di pranzo e finalmente arrivò lui stanco dal lavoro. Entrò salutando tutti, notò che lei lo guardava, il suo sguardo era cambiato, sembrava volesse parlare con gli occhi. Per qualche secondo si guardarono e lei arrossì, la zia cominciò a ridere e raccontò come conobbe lo zio. Mia nel frattempo pensava: "chissà come il suo viso, quanto sarà grande la cicatrice?" Non si rese conto che in quel momento lo fissava senza toccare cibo: "qualcosa non va?" Domandò lui confuso "oh no, pensavo una cosa." "Su di me?" Lei arrossì e le cadde la forchetta per la confusione facendo ridere tutti. Era imbarazzata al pensiero che lui potesse capire che lei lo amava ma non ricambiava gli stessi sentimenti. Finito di mangiare cercò di chiudere gli occhi per riposare visto che aveva perso sonno la notte ma qualcuno si sedette accanto a lei, si voltò e vide lui che sorrideva: "non puoi dormire ora!" "Perché?" "Dobbiamo andare in quel posto, ricordi?" "Ma certo, credevo che avevi altro lavoro da sbrigare!" "Ho finito per oggi." La prese in braccio e la portò da Lullo.
Lui salì e sorridendo le prese le mani e le poggiò sul suo addome. Durante il tragitto lei mise le mani dentro la maglietta questa volta decisa e senza imbarazzo. Accarezzava il suo addome, salì fino al petto e scese sull'addome inferiore. Non resistette lo strinse forte appoggiandosi su di lui. Lui non reagì era freddo, poco dopo arrivarono a meta. La prese in braccio e la poggiò di nuovo sulla radice, si sedette accanto a lei più vicino della volta scorsa. Rimasero silenziosi per un po': "perché non mi parla? Perché non mi guarda?" Pensava Mia, non riusciva più a resistere, lo voleva suo, e se l'avrebbe rifiutata? Voleva fare qualcosa, voleva iniziare qualcosa, non voleva più aspettare. Lei poggiò la mano destra sulla sua e delicatamente la carezzò, lui la guardò senza reagire, lei non si fermò, poggiò la mano sinistra sul collo, la sua pelle era morbidissima, salì fino al mento. Finalmente poteva toccare la sua barba, era abbastanza morbida, con l'indice seguiva i contorni delle sue labbra, erano morbidissime, desiderava passare la lingua invece del dito, con la mano proseguì sulla guancia ma lui le tolse la mano: "non farlo, guardami bene prima!" Lei gli prese le mani: "non ho bisogno di guardarti, so quello che provo, mi basta quello che vedo." "Credimi devi prima vedermi! Io non bacio una ragazza se prima non mi vede! Non è bello baciare un mostro! Non mi sono mai fatto baciare dalle mie vittime, volevo prima farmi vedere, farmi accettare per quello che sono!" "Ma io ti accetto per quello che sei, non ho bisogno di vedere il tuo viso, i miei sentimenti non cambiano." "Una volta una persona mi disse le tue stesse parole, io la fermai come ho fatto con te! Le dissi di vedermi prima. Non mi baciò, aspettava che mi sentivo pronto a mostrarle il mio volto! Il giorno che le mostrai il mio viso mi guardò delusa, la sua fiamma si spense come se si fosse pentita di amarmi! Non mi baciò più, mi disse che voleva aspettare ancora, inventò delle scuse! Avevo capito tutto. Non mi accettava! Lei fù una delle vittime che odiai di più!" "Ti posso assicurare che non è così, io non sono come lei, io davvero provo qualcosa! Ma non capisci? Sei così freddo, ho pensato che avevo qualche difetto, non capivo perché era così difficile conquistarti! Sono rimasta perché volevo stare con te, non per le tue minacce! Se un giorno me ne andrò farai bene ad uccidermi perché la mia vita non avrebbe più senso!" Lui la strinse forte a se, avvicinò le labbra davanti alle sue accarezzandole il viso, Mia arrossì, l'ansia la sentì salire fino alla gola, poteva finalmente assaggiare le sue labbra stupende ma lui le baciò la fronte.
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Potrei Scappare Ancora..
RomanceMia è una ragazza responsabile e indipendente ma le sue abitudini saranno sconvolte da un bizzarro incontro.. Qualcuno cambierà per sempre la sua vita, conoscerà parti del suo inconscio che non aveva notato prima.. Si può amare più persone? O l'amor...