Scappava perché era troppo importante, non pensava di essere così importante, e soprattutto non sapeva il motivo della sua importanza.
Si stava rifugiando in ospedale come consigliava il bigliettino di suo padre, che diceva che: se avrebbe mai avuto problemi si doveva rifugiare in ospedale finché un gruppo di 5 persone non si sarebbero fatte vedere, lei doveva rendersi invisibile usando la forza del l'illusione della luce, un giochino che facevano lei e suo padre quando lei aveva solo 5 anni, e poi scappare con questo gruppo di 5 persone alle 5.00 perché una inserviente amica di suo padre l'avrebbe fatta passare dicendo che il gruppo di 5 persone era in realtà di 6 persone, ingannando quindi il rileva persone.
È così stava facendo, in ospedale c'erano tante coppie ma niente gruppi di persone stava incominciato a dubitare del biglietto di suo padre. Aveva paura, come darle torto: gli faceva male la testa per lo sforzo di rendersi invisibile agli altri e poi era inseguita da sentinelle che sentivano il suo DNA da migliaia di km. Lo sapeva perché aveva sentito l'annuncio del suo inseguimento agli autoparlanti di emergenza dire il suo nome completo: Emily Elisabeth Erica Univers. Lei non l'aveva mai detto a nessuno il suo vero nome, non usava mai la sua identità reale, perché usarla quando poteva cambiare identità cambiando forma, lei pensava che era normale, ma dopo un po' che osservava le persone nell'ospedale si rese conto che forse era per quello che la reputavo così importante perché lei riusciva a cambiare identità e le altre persone monotone non potevano farlo. Mentre naufragava tra il mare dei suoi pensieri, un gruppo di cinque persone vestite tutte in maniera molto strana per i suoi standard si avvicinò a lei. Lei di solito preferiva prendere forma di una ragazzina minuta con capelli d'oro, più o meno come quelle ragazzine che sceglievano per fare le pubblicità delle principesse, e vestiti neutri classici. La vera lei però non era così anzi era tutto il contrario, aveva 13 anni, capelli neri e massicci con riflessi viola naturali che brillavano con il sole, maglietta nera o verde militare larga alla quale tagliava via le maniche per far risaltare le sue piccole spalle che stava cercando di far crescere i muscoli ma senza grandi risultati, aveva una vita stretta che poi sui fianchi si allargava, di seno portava la seconda, aveva le gambe magre e lunghe come due spaghetti agili e allo stesso fragili che davano l'idea che si rompessero all'improvviso. I suoi pantaloni variavano da leggings e pantaloni larghi stile hip-hop, non era per niente la tipa da mini gomme e pantaloncini cortissimi. Dal suo collo scendeva la catenella che sua mamma le aveva dato quando se n'era andata quando Emily aveva solo 3 anni, era due catenelle uguali così se un giorno le loro strade si sarebbero per caso sfiorate si sarebbero riconosciute...
Il gruppo invece era composto da: un ragazzino della sua età, con pantaloni da tuta e una maglietta stile la sua ma a differenza che le sue spalle erano muscolosissime; due uomini vestiti eleganti ma con occhiali da sole, erano uguali e molto seri entrambi; le due ragazze erano molto carine con pantaloncini molto aderenti e corti, magliette molto semplici e anche loro con medesimi occhiali da sole.
Il gruppo era molto diverso, e non sembrano appartenere allo stesso gruppo di classi sociali o ambientali, ma si muovevano all'unisono e in sincronia. E quando li si misero davanti alla sedia dove lei era seduta da più di un ora non ebbe dubbio che la stessero fissando e lei si rese conte c'era quello il gruppo che aspettava. Guardò l'orologio che aveva al polso, era di suo padre, segnava le 4.45, aveva solo un quarto d'ora per uscire dall'ospedale. Il ragazzino le porse la mano nella direzione di Emily, lei non esito la strinse e mettendosi in silenzio senza dire una parola in mezzo al gruppo. All'improvviso senti il ronzio delle sentinelle... L'avevano trovata, ormai era troppo tardi!
Tutto il gruppo sembro pensare la stessa cosa perché si misero a correre, la ragazza più magra le sussurrò nell'orecchio se riusciva a creare un campo di forza per riparare il gruppo, Emily ci penso ma era difficile l'aveva imparato con suo papà ma non lo faceva da un bel po'... il trasferimento di energia cinetica tra due sistemi attraverso l'azione di una forza o una risultante di forze quando l'oggetto subisce uno spostamento e la forza ha una componente non nulla nella direzione dello spostamento. Il lavoro complessivo esercitato su un corpo è pari dunque alla variazione della sua energia cinetica. In particolare il lavoro compiuto da una forza è nullo se questa non ha componenti lungo la direzione dello spostamento o se lo spostamento è nullo. Nel caso di un campo di forza conservativo, il lavoro svolto è pari alla variazione di energia potenziale tra gli estremi del percorso... Questo era quello che ricordava ma metterlo in atto era un altra cosa. Alla fine dopo vari tentativi c'è la fece. Il gruppo rallento il passo per permettere a Emily di mantenere il campo di forza. Era già le 5.00 arrivarono alle porte dell'ospedale e una signora molto carina ma un po' vecchia gli fece passare, ma nel momento che usciva Emily noto un particolare della donna: la collanina che lei e sua madre condividevano... e all'improvviso capì, quella era sua mamma.
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Perfect
Science FictionImmagina di poter far tutto, non sto parlando di avere poteri magici, ma di utilizzare la mente e lo spazio-tempo al massimo delle possibilità. ANTEPRIMA