Capitolo 1

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Hayley pov's
Anche stanotte non ho chiuso occhio. Gli incubi come al solito non mi hanno dato tregua.
Decido di alzarmi da questo maledetto letto e andare a lavoro.
Scendo di sotto e trovo mio padre a preparare la colazione.
-Buongiorno tesoro. Come stai?-
-Buongiorno papà, sto bene.- fingo ovviamente.
-Non mentirmi, ti ho sentito stanotte. Riprenderai le sedute altrimenti sarò costretto a fare rapporto.- mi sgrida.
-Ma no papà, non era niente.- si gira di scatto e mi fulmina con lo sguardo. Annuisco e in silenzio riprendo a fare colazione.
Vado a farmi una doccia al volo e per poi uscire.
-Ti aspetto o ci vediamo lì?- mi urla mio padre da fuori la porta del bagno.
-Vai, arrivo tra un po'.-
-Ok, ciao tesoro.- mi saluta e dopo qualche secondo sento la porta di casa chiudersi.
Mi asciugo i capelli al volo, li piastro e mi faccio un trucco leggero.
Dalla cabina armadio, scelgo un paio di jeans skinny neri attillati, una maglietta bianca semplice e un paio di décolleté nere lucide. Aggiungo degli accessori oro e sono pronta.
Prendo la borsa, il cappotto ed esco.
Con l'ascensore scendo fino al garage dove io e mio padre teniamo le nostre auto. Scelgo l'Audi nera e sfreccio verso il mio lavoro.
Oggi finalmente rientro a lavoro dopo 6 mesi di inferno. In venti minuti raggiungo la struttura governativa top secret dove opero. Si trova isolata da tutto e da tutti e per accedervi è necessario il riconoscimento visivo e l'impronta digitale. È costruita sottoterra in modo tale da resistere ad eventuali bombardamenti aerei. È enorme, ci sono centinaia di uffici e molti appartamenti per le emergenze. Scendo dalla macchina davanti al cancello per fare il riconoscimento. Quando si apre il cancello sfreccio dentro e prendo la discesa che porta al garage. Giro per qualche corridoio e poi arrivo nell'ufficio del capo. Busso e mi dice di entrare.
-Eccoti finalmente.- mio padre gira intorno alla scrivania e mi bacia la fronte.
-Si scusa il ritardo.-
-Ti ho fatto liberare il tuo vecchio ufficio. Ci sono dei rapporti che devi visionare e delle carte da compilare.- non ci credo!
-Non sono tornata dopo 6 mesi per occuparmi di scartoffie. Voglio tornare a fare il mio lavoro!- sono fuori di me. Mi tratta ancora come una bambina e questo non lo riesco a sopportare.
-Non sei pronta a tornare in campo.- sembra irremovibile. Ma anche io non sono pronta a cedere su questo.
-Per mesi ho fatto tutto quello che volevi. Sono stata a casa, a riposo, ho fatto le sedute e a cosa ha portato?! A nulla perché ancora ho gli incubi. Lasciami fare, fammi fare a modo mio.- credo di averlo convinto.
-E va bene, ma non andrai da sola e come accordato riandrai dal Carol.- si può fare.
Esco dallo studio di mio padre e una valanga di colleghi mi si avventa addosso per abbracciarmi e salutarmi. Resto rigida su me stessa, sono ancora bloccata a livello fisico e non mi piace essere toccata.
-Che bello vederti. Finalmente sei tornata.- mi saluta Jay, il mio migliore amico.
-Mi siete mancati anche voi.-
Mio padre esce dallo studio e si schiarisce la voce per riportare un po' di ordine.
-Allora, abbiamo avuto una soffiata da un informatore. Tra un'ora ci sarà un incontro per uno scambio di droga di due cartelli messicani molto pericolosi. Hayley, Carter e McGregor la missione è vostra. Dovrete andare lì e sentire quello che dicono. Dopo aver chiuso l'accordo, fermateli ma non uccideteli. Ci servono vivi per essere interrogati.- annuiamo insieme e dopo averci dato altre informazioni va via.
Vado negli spogliatoi per lasciare la borsa e il cappotto nell'armadietto.
Poi scendo di sotto in armeria per prendere le armi prima di andare.
Non mi sorprende che mio padre mi abbia fatto collaborare con i due agenti più qualificati del dipartimento. McGregor è molto simpatico, è la prima persona che conobbi qui a lavoro; inizialmente ci ha provato con me ma alla fine ha capito che non c'erano possibilità e siamo rimasti amici. Carter non lo sopporto. In realtà so molto poco su di lui, solo che è un dongiovanni. È molto riservato e non parliamo mai. Devo ammettere che è molto sexy, trasuda sesso in ogni parte del corpo, ma il suo caratteraccio mi ha impedito di provare qualcosa per lui. Le uniche parole che mi rivolge sono provocazioni.
Il tizio dell'armeria mi mette una fascia intorno alla vita piena di armi e varie pistole sulle caviglie e sulla coscia. Odio le sue mani sul mio corpo, mi fa ribrezzo. Volevo sistemarmi da sola ma me lo ha impedito.
-Sei pronta?- mi chiede McGregor entrando nella sala.
-Si ho fatto.- vado verso di lui.
- Prendiamo le moto?- mi chiede con gli occhi a cuoricino.
-Certo che si.- beh ho questa passione per le moto incredibile.
-Ei piccola Hayley, sta attenta con la moto. Non sono giochi per bambini.- Carter si prende gioco di me mentre entra in macchina.
Giuro che vorrei ucciderlo. Mi urta il sistema nervoso.
- Ah-ah sei davvero simpatico. Ora ti faccio vedere io i giochi per bambini.- metto il casco in fretta e sfreccio fuori dal quartier generale.
Inizia una gara tra i due per chi arriva prima e devo dire che mi da molto filo da torcere. Arriviamo contemporaneamente al porto quindi direi un pareggio. Qui dovrebbe esserci lo scambio di droga.
-Piccola Hayley potevi fare di meglio ma... non male per una dilettante.- mi prende in giro con il suo solito ghigno in faccia.
-Ma se siamo arrivati insieme.-
-Sono stato clemente.- certo come no. Alzo gli occhi al cielo e mi guardo intorno per capire le dinamiche di questo incontro.
-Mettiti l'auricolare.- mi avvicina e fa per mettermelo in un orecchio ma gli do uno schiaffo alla mano istintivamente.
-Non toccarmi. Faccio da sola.- li prendo e me li metto.
Non volevo essere scortese, ma come si sarà capito, voglio limitare il contatto fisico il più possibile.
-D'accordo piccola Hayley, si entra in scena.-
-Smettila di chiamarmi così, dannazione!- impreco, in preda ad una crisi di nervi.
Alza le mani a mo' dì arresa e va verso la parte opposta alla mia.
Apro svariati container per capire in quale potesse esserci la roba, ma non trovo ancora nulla. Ad un certo punto sento delle voci provenire non lontano da me.
Sono i nostri uomini. Faccio segnali a McGregor per fargli capire da dove provengono quei rumori. Lui annuisce e si dirige dalla parte opposta alla mia, così da accerchiarli. Carter invece è sparito. Provo a chiamarlo dagli auricolari ma nulla. Mi apposto dietro a un container per sentire quello che dicono. Ho questa dannata sensazione di sentirmi osservata, mi volto ma non vedo nessuno. Dopo che hanno finito di chiacchierare quei due fanno lo scambio e io faccio segno a McGregor di intervenire. Quando sto per uscire fuori per andare verso di loro sento qualcuno che mi blocca. È Carter.
-Che cavolo vuoi?!- gli bisbiglio a bassa voce.
-Resta qui, ci penso io.-
-No, non mi serve un babysitter, ho ripetuto gia troppe volte di stare bene.- gli dico innervosita.
-Fai come ti pare. Crea un diversivo così interveniamo.- mi dice, strafottente come al solito.
La situazione si svolge molto in fretta. Riusciamo a catturare quei due senza ucciderli. Per fortuna non hanno avuto tempo di prendere le armi... siamo stati molto veloci. Mentre McGregor e Carter li incappucciano e ammanettano per metterli dentro il suv che ha portato McGregor, io vado a sequestrare la droga. Cazzo, è cocaina purissima. Chiamo dei colleghi della D.E.A. per avvisarli della situazione, così verranno loro a sequestrarla. Dopo che sono arrivati, noi torniamo al quartier generale. All'interno non è possibile far entrare dei criminali, quindi hanno costruito una struttura più piccola, che possa ospitare celle e sala interrogatorio, che resta comunque collegata a quella più grande tramite dei sotterranei. Appena arrivati, affidiamo i prigionieri a degli agenti che si occupano proprio di questo e torniamo nell'ufficio del capo. Devo dire che mi era mancato lavorare sul campo, non ce la facevo più a stare chiusa in casa senza fare nulla. Ammetto che avevo un po' di paura, l'ansia che quello che è successo possa accadere di nuovo. Come primo giorno non è stato niente male, anzi. Lottare corpo a corpo con quei tizi mi è stato utile, sono stati la mia valvola di sfogo.
Mio padre ci fa i complimenti per il lavoro pulito che abbiamo eseguito e ci congeda. Vado a prendermi qualcosa da mangiare alla mensa che ho una fame da lupi e poi ho intenzione di scendere in palestra ad allenarmi.
Mentre mangio un panino mando una mail alla dottoressa per prendere un appuntamento, come concordato con mio padre. Carol mi risponde subito per fortuna e concordiamo per dopodomani alle 18.
Quando scendo in palestra trovo Carter ad allenarsi. Andiamo anche qui?! Non basta averlo come babysitter sul campo!
Lo ignoro e vado dalla parte opposta a dove si trova lui. Prendo le cuffie, mi metto le fasce intorno alla mano e prendo i guantoni. Inizio a dare calci e pugni al sacco neanche fosse il mio peggior nemico.
-Così ti farai male.- mi dice Jason vicino all'orecchio.
-Non riesci proprio a farteli gli affari tuoi eh?!- ho risposto più acida di quanto volessi. È colpa dell'adrenalina che ho in corpo.
-Lo dico per il tuo bene.-
Mi tolgo un guanto e levo le cuffie.
-Sono in grado di pensare da sola al mio bene.-
-Ne sei così sicura?- annuisco.
-Bene, allora fa come ti pare.- prende e se ne va.

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