(Un grazie veloce a Simone e Manuel che mi hanno rimesso in mano una penna e ridato la voglia e il piacere di scrivere.
E ad Aurora, che me li ha fatti conoscere. E quindi un po' per proprietà transitiva è anche merito suo.)Manuel ha paura della vita. È questa la verità, anche se preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo ad alta voce.
Manuel è terrorizzato dal tempo che passa senza lasciargli scampo, dagli anni che gli scorrono davanti e non si lasciano afferrare.
Manuel ha paura della delusione negli occhi di chi gli vuole bene, e di quella che lui stesso sente bruciare nel petto ogni volta che fa qualche cazzata consapevole che poi non avrà i mezzi — né il coraggio — per rimediare.
È il motivo per cui per tutta la vita si è impegnato a mantenere un profilo basso — per non alimentare le aspettative di nessuno, per non far credere alla gente che ci fosse davvero in lui qualcosa su cui poter lavorare. Qualcosa che avesse il potenziale di brillare.
Perché si sa, se tutti credono che tu sia un buono a nulla allora i tuoi fallimenti non avranno motivo di essere una delusione. Se invece dimostri di poter dare qualcosa, allora la gente ne vorrà sempre di più. E arriverà un momento in cui non avrai più niente per te stesso, ma a quel punto avranno già cominciato a guardarti come tutto ciò che avresti potuto essere e fare, e che invece non sei stato e non hai fatto.
Manuel ha deciso già nei primi anni dell’adolescenza, dopo essere stato bocciato e aver visto le lacrime sulle guance di sua madre, che non avrebbe più costruito né demolito le aspettative di nessuno.
Simone è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Con quegli occhi enormi che non si aspettano mai niente, che non hanno pretese né richieste, che gli sfiorano l’anima senza mai afferrarla sul serio — ché magari potrebbero fargli male.
Manuel ha paura anche di Simone, ma quella è una paura diversa. È quel terrore di sapere che qualcuno ti vede davvero, che gli occhi non ti passano attraverso ma si fermano da qualche parte, tra cuore e polmoni, desiderosi di conoscerti.
Simone gli fa paura perché l’ha raccolto da terra con gli occhi neri e le costole incrinate, perché lo ha visto con una pistola in mano e della droga nello zaino, perché si è preso da Manuel botte ed insulti e perché ha custodito tutte le sue insicurezze per poi sentirsi cacciare via.
Eppure è rimasto. E anche quando si è voltato e se ne è andato, in realtà non lo ha mai lasciato sul serio.
Simone lo terrorizza perché Manuel non è abituato a questa voglia di essere una persona migliore. Perché fino ad ora non ha mai avuto il desiderio di sentirsi all’altezza di qualcun altro. Ed è paradossale, a tratti quasi ironico, che si ritrovi ad avere delle aspettative verso se stesso mentre gli occhi di Simone, ormai incisi a fuoco da qualche parte dentro di lui, gli urlano che va bene così. Che basterebbe lasciarsi andare, smettere di avere paura. Che Manuel non deve cambiare per nessuno, tantomeno per lui. Che se lo ha amato dolorante e con la faccia gonfia di botte, allora è pronto ad amare qualsiasi versione di lui.
La mente di Manuel, leggermente annebbiata dall’alcol, smette di correre senza una meta solo quando vede Simone dall’altra parte della stanza. Sta parlando con Chicca mentre sorseggia qualcosa da un grosso bicchiere di plastica — e in un lampo di lucidità Manuel spera sia limonata, o comunque, visti i precedenti, qualcosa di analcolico.
Non che io stia messo meglio, pensa tra sé e sé, per poi decidere di poggiare la birra sul tavolino in mezzo al salone ed uscire a prendere una boccata d’aria.
Il giardino di Villa Balestra è vuoto, perché i suoi compagni sono molto più socievoli di lui e, come è giusto che sia, si stanno godendo la serata.
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Non avere paura | Manuel e Simone
Fanfiction[...] Forse lui non lo sa eppure anche Manuel sa leggerlo bene, anche Manuel ha lasciato un po' dei suoi occhi da qualche parte dentro Simone. Pensava fossero in prestito e invece sono rimasti lì, a guardare il mondo dal punto di vista di una person...