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"A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza."

" Fëdor Dostoevskij..." mormorò la ragazza mentre, con il dito umido di saliva, sfogliava le pagine di quello strano libro trovato sotto al letto fra tante cianfrusaglie. una ad una. l'odore della carta che invadeva le sue narici e la brezza che entrava dalla finestra aperta le accarezzava dolcemente la pelle chiara.
Aveva una viso delicato, il suo naso era piccolo ma si addiceva ai suoi tratti morbidi, le sue labbra rosse erano piccole e parecchio carnose, i suoi grandi occhi incantatori splendevano emanando luce propria, erano magnetici e il loro colore assomigliava a quello della nocciola. Disponeva di spalle large accompagnate da una vita stretta, aveva un fisico esile con braccia e gambe lunghe; le dita snelle. I suoi capelli biondo cenere al sole diventavano luccicosi. Il suo tono di voce pacato e rilassato era in grado di farsi ascoltare per ore.

La ragazza dopo aver letto svariate pagine del libro che aveva trovato poco prima concluse la sua lettura posando via il testo, e si alzò dal letto per andare alla finestra. Passo dopo passo l'arietta si faceva sentire sempre di più, era primavera e c'era un ottimo clima. Si affacciò dall'abbaino sporgendosi verso l'esterno; all'orizzonte vi erano montagne di cui la punta era bianca e ai loro piedi, guardando sempre più in basso, si poteva notare il paese. Ragazzini, adulti e vecchi in giro per le strade del borgo rendevano la vista un dipinto utopico.

La ragazza tentò di fare un lungo e profondo respiro, ma venne successivamente interrotta da una tosse secca e stizzosa.

" Dovrei smettere di fumare "

la giovane donna con tono fievole si allontana dalla finestra per avvicinarsi all'armadio.
Quel giorno decise di indossare dei semplici jeans oversize e una felpa della "wasted paris", altrettanto oversize. Con un rapido movimento si infilò le vans e prese lo skateboard appeso alla parete, afferrò le chiavi e uscì di casa.
Il marciapiede era pulito come sempre, nessun mozzicone di sigaretta o cartaccia e in più era privo di asperità. La ragazza si avviò sfrecciando sul vecchio skateboard come era suo solito fare ogni mattina, arrivando al piccolo bar dietro casa in pochi minuti. Vi entrò e subito fu salutata dalla proprietaria, che ormai era solita vederla tutti i giorni. Il locale era carino, pieno di piantine e lucine che accompagnavano i colori caldi dell'arredo. Anche se piccolo era uno spazio molto illuminato e pulito, metteva un senso di tranquillità al cliente. In sottofondo vi era "Two ghost" di Harry Styles una canzone perfetta per una situazione come quella.

"Lisa il solito?"

con una leggera risata Carol, la proprietaria del cafè, prese l'ordine di Lisa.

" mi conosci ormai Carol"

Lisa rispose sorridendo e sedendosi al suo solito tavolino, al centro c'era una piccola piantina grassa.

" ecco a te dai parliamo un po' cara "

Fissando i movimenti della signora mentre le portava la sua ciambella e il suo cappuccino, Lisa fece le segno di accomodarsi

" allora diciamo che quel colloquio di lavoro non sia proprio andato bene "

ridendo la ragazza spiegò in modo goffo di quando, durante uno stage, fece cadere tutti i bicchieri di cristallo del ristorante scivolando su una patatina fritta schiacciata.

" sei un caso perso lisa, ora come farai? " 

La ragazza dai capelli biondi, ci pensò su prima di rispondere. Era come entrata in uno stato di paranoia e angoscia, lo si poteva notare dalle rughe che si erano formate sulla sua fronte. 

" non lo so ma troverò un lavoro "

"lo sai che noi siamo sempre aperti se hai bisogno di qualcosa"

Finendo di mangiare, Lisa sospirò e salutò la vecchia signora che le aveva tenuto compagnia. Uscì all'esterno mettendo una mano in tasca e afferrò il pacchetto di Winston quasi finito, prese una sigaretta e la portò alla  bocca. Si fermò un istante per accenderla, dopodichè aspirò del fumo per poi riprendere a camminare. Non sapeva dove andare, o meglio, lo sapeva che sarebbe dovuta andare a scuola, ma proprio non le andava quella mattina. Non le andava mai in realtà, ad essere del tutto onesti, non capiva perchè andarci.

lei non capiva.

Persa nei suoi pensieri finalmente arrivò nel posto che più le dava pace, poteva finalmente rilassare i pensieri li. Era la sponda di un fiume, c'era una distesa di verde e un piccolo bar alla hyppie li dietro agli alberi. Il prato era rialzato dal livello del fiume, più si scendeva, più si poteva notare il piccolo spazio dedicato alle canoe. Proseguendo per il sentiero vi era un ponticello che, in caso di piena, si sarebbe alzato in base al livello dell'acqua. Congiungeva due sponde separate dal fiume. 

Lisa si sedette sotto ad un albero che fiancava un parco giochi. Il rumore dei bambini che correvano e ridevano tra di loro, si univa al cinguettio degli uccellini che cantavano l'inizio della primavera. A terra c'erano le margherite con cui giocare a "m'ama? o non m'ama?" o creare delle coroncine. L'odore del fumo bruciato unito all'erba legale, distorceva un di non poco quell'immagine perfetta. Lisa tirò indietro la testa e si rannicchiò con le ginocchia, appoggiandosi all'albero completamente. Si lasciò andare completamente sperando di addormentarsi per un lungo periodo di tempo, forse magari di non svegliarsi nemmeno. 

Il sole ancora splendeva alto nel cielo e i vecchi passavano in bicicletta, e le foglie degli alberi si muovevano appena. 

"per vedere le cose come stanno, devi smettere di provarci e iniziare a respirare"  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10 ⏰

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Call me if you need 2 - JenlisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora