Capitolo 1

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Non ho mai capito perché alcune persone non amino la campagna: gli animali, gli alberi, l'aria aperta ma soprattutto la tranquillità sono solo alcuni degli aspetti più belli che la caratterizzano.
Io ho sempre amato i luoghi poco affollati, dove posso godermi un libro in Santa pace senza essere disturbata e senza il chiasso assordante della gente.
È da quando sono piccola o meglio, da quando ho perso mia madre che sono entrata nel club introversi, ma la cosa non mi ha mai turbata tanto. Mi piace stare sola e purtroppo sono una persona molto selettiva.
Certo, ho anche degli amici, pochi, molto pochi, ma posso vantarmi del fatto che siano buoni amici.
Volto la pagina del libro che ho davanti, che ho letto e riletto mille volte ma che continua ad essere il mio preferito. Reputo da sempre "Piccole donne" uno fra i capolavori della letteratura classica. Me lo regalò mia madre per il decimo compleanno prima che il cancro se la portasse via lentamente. Mi manca, mi manca come l'aria e ogni volte che la penso sento gli occhi bruciare. Era una madre stupenda, sempre accorta, dolce, sorridente fino alla fine dei suoi giorni. Non meritava di morire e sono sicura del fatto che se esistesse veramente il paradiso, lei si troverebbe al suo vertice.
Questo libro e il mio amato albero fruttato sono le uniche cose che mi sono rimaste di lei e ci tengo più della mia stessa vita, sono parte integrante di me.
"Kally dove sei? È ora di cena, devi rientrare". Mio padre è puntuale come un orologio svizzero.
Da quando è morta la mamma siamo sempre stati solo io e lui, e si è dato il doppio da fare per non farmi mancare nulla. Mi ha fatto sia da padre che da madre contemporaneamente, o per lo meno ci ha provato. L'assenza di una figura materna è difficile da rimpiazzare. Abbiamo un bellissimo rapporto e gli sono grata per tutto ciò che ha fatto.
A primo impatto può sembrare una persona un po' alla mano, la barba un po' incolta, la camicia quasi sempre abbottonata male, i jeans sgualaciti, ma in realtà nonostante questi piccoli, chiamiamoli "difetti" rimane sempre un bell'uomo e anzi devo dire che questi lo fanno apparire più interessante da un certo punto di vista.
Chiudo il libro, mi alzo dal praticello sotto il mio alberello e mi incammino verso casa.
La brezzolina di fine estate mi solletica la pelle ma è una sensazione piacevole.
Tra poco inizierà la scuola e queste giornate saranno solo un bel ricordo.
Ancora non sono pronta per ritornare in quell'ambiente, il solo pensiero mi fa venire la nausea, ma poi penso che questo sarà il mio ultimo anno e poi questa tortura finirà.
L'unico aspetto positivo è che ci saranno Jason ed Ally, i miei migliori amici e con loro sopportare tutto questo sarà più semplice. Soprattutto con J. al mio fianco.
Ci conosciamo da quando siamo in fasce e praticamente siamo cresciuti insieme, parliamo spesso, ci raccontiamo qualunque cosa, mi è stato vicino dopo la morte di mia madre e cosa più importante ci fidiamo l'uno dell'altra, anche se non riesco a confessargli che è dalla prima media, quando mi ha dato quel bacio, alla fine di una partita di basket scolastica che mi sono presa una bella cotta per lui.
- Sei stata di nuovo tutto il pomeriggio a leggere?- mi chiede papà già sapendo quale sarebbe stata la mia risposta.
- Esatto-
- E non sarebbe stato meglio uscire un po' con Ally? Fare una passeggiata in città?-
- Ally torna domani dalle vacanze papà, però ci teniamo in contatto ogni giorno-
La sera facciamo telefonate che possono durare anche due ore di fila. Ally ha una bella parlantina ma la adoro proprio per questo. Io sono la notte e lei il giorno. Io sono quella silenziosa e un po' scontrosa, lei quella espansiva e buona con tutti.
- Sono solo un po' preoccupato, so che ti piace stare sola ma in questi giorni lo sei stata più del solito...-lo interrompo
- Non devi preoccuparti papà, sto bene così-
E poi in questi giorni non sono stata sola, c'è stato J. con me.
- Va bene Kay ma se c'è qualcosa che non va vorrei che me ne parlassi-
- Lo farò, lo faccio sempre- gli sorrido e lo abbraccio. Dio quanto gli voglio bene.
Ricambia l'abbraccio e mi da un bacio sulla fronte come quando ero bambina.
- Domani dovrei parlarti di una cosa. È importante-
Quando papà dice così c'è sempre qualcosa che non va e mi allarmo un po'. Gli lancio un'occhiata confusa e lui mi fa un cenno come per dirmi di stare tranquilla, ma non mi sento rassicurata abbastanza.

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