A tutti coloro che in silenzio
soffrono, a tutti coloro che
da soli asciugano le loro
lacrime, a tutti coloro che
non smettono di provarci...È la mattina di un tardo giorno d'agosto, il sole illumina il mio volto, riscaldandolo. Mi piace rimanere ferma, appoggiata sulla veranda con gli occhi semichiusi e il sole che riveste il mio viso di quella lucentezza che dentro me si era spenta da un po'. La mia mente viaggia, si rivolta tra mille pensieri, sono sempre stata una persona overthinking, penso troppo, oltre; mamma dice che non è un difetto, anzi, mi fa cogliere particolari dei quali l'esistenza non è contemplata da molte persone.
Davanti a me sulla staccionata c'è appoggiato un libro: "tra due mondi". Ho letto solo il titolo, non mi sono degnata nemmeno di leggere la trama; in genere amo leggere e lo faccio di frequente ma purtroppo la mia mente da giorni non mi permette di concentrarmi se non su quanto effettivamente la mia vita sia imperfetta. È imperfetta non per come essa, in realtà, si presenta agli occhi altrui, è imperfetta perché quello è ciò che sono. Il mio essere limitata rende la mia vita incompleta.
I miei occhi chiari, di un verde cristallino cade sul dondolo situato nel giardino davanti all'uscio di casa, mi ricordo quando da piccolina era Nash, di pochi anni più grande di me, a spingermi. Mi sembrava di volare, ero così piccola è anche se dondolava lievemente mi sentivo una piuma, libera. Libera come non lo sono mai più stata, è vero, alla fine, nessun uomo è libero davvero, possediamo tutti moltissimi limiti imposti dagli altri esseri umani nonché dalla società; io, però, ne avevo qualcuno di più.
Nash è il ragazzo che chiunque noterebbe, non ha una bellezza particolarmente spiccata. Si presenta molto alto, con un sorriso perfetto, la mascella poco definita, il naso lievemente spostato verso sinistra ma che nonostante questo risulta in qualche modo perfetto, è magro, forse eccessivamente per la sua età ma questo non è rilevante, purtroppo sono paragoni che chiunque si ritrova a fare, paragoni ovviamente fondati su uno stereotipo imposto da una società. Paragone che si cerca di evitare eppure chiunque talmente calzante del suo ruolo all'interno di un gruppo sociale si ritrova a pensare. Nash ha gli occhi colore caramello, un marroncino quasi tendente al rossiccio i quali sono costellati di puntini bianchi, minuscoli, quasi impercettibili se non ti ci ritrovi vicino... Sembrano galassie, pieni e velati da un'espressione malinconia. Ha i capelli color neri ed un colorito leggermente pallido.
A richiamare la mia attenzione focalizzandola sulla realtà è un signore anziano, che passa davanti alla staccionata bianca che circonda il giardino, al quale cade a terra una margherita, fiore al quanto curioso ed interessante. Ci avete mai pensato? tutti associano le rose al fiore dell'amore, questo per la leggenda di Afrodite che, per salvare il suo amore, sporcò del suo sangue un intero campo di rose bianche; in realtà, sarebbe più appropriato identificare come fiore dell'amore la margherita, questo perché è il primo fiore che un bambino regala ad una bambina quando ne è innamorato. Se un bambino dovesse identificare l'amore probabilmente lo farebbe con una margherita, segno dolcissimo. In più, se il bambino è indeciso si siede a gambe rigorosamente incrociate e staccando petalo per petalo inizia a cantilenare: gli/le piaccio, non gli/le piaccio... E così via finché l'ultimo petalo cade forse accompagnato da una lacrima oppure un sorriso.
Mi soffermati sulla margherita, lasciata lì sul ciglio della strada, forse era così che doveva andare, anche un fiore era destinato a rimanere solo, mentre piano si disidrata perdendo i petali non per gioco ma per dolore; io? Sono forse una margherita?
Passo le mani sul viso, stringo gli occhi e poi lasciandomi cadere sulle assi di legno della veranda mi sdraio, faccio un respiro profondo e poi chiudo gli occhi per riaprirli qualche secondo dopo, sopra di me le assi massicce non mi permettono di vedere il cielo azzurro cristallino, così voltando il viso verso sinistra ho la possibilità di vedere la margherita mentre abbandonandosi al cordolo del marciapiede cade, finendo in una piccola pozzanghera. Come direbbe nonna, non è un caso che l'acqua fosse lì, pronta ad accompagnarla ad una lenta ed insofferente sparizione, era lì come per me ci sarebbe stato qualcuno, lo aspettavo, ferma, sdraiata con i capelli che circondavano il viso ed un sorriso ormai quasi spento. Chissà se aspettare mi avrebbe tenuta in vita, penso a quante cose andrebbero diversamente se smettessi di pensare, e ciò mi fa scoppiare in una fragolosa risata, non è forse ironico quanto sia diabolica la mente umana?
Mi alzo cercando la mia penna, appunto sulla prima pagina del libro la frase: "over the Moon". Questo è il pensiero che assilla la mia mente, che mi tormenta e se semplicemente dovessi andare oltre a me? Lasciarmi scivolare verso l'acqua, sentire il vento attraversarmi i capelli portando con sé la libertà che mi era stata negata?
Rientro in casa cercando di distrarmi perché la mente mi stava tradendo, ero finita per mordermi le dita e questo era il segno che stavo sorpassando il confine tra pensieri e distruzione, corpo, anima. Mi richiudo in camera buttandomi sul letto, preso il libro di letteratura italiana e inizio a ripassare l'infinità di pagine le quali indicativamente racchiudono la vita di una persona, mi sembra così surreale che anche se per celebrare tali autori si riduca l'esistenza di una persona a delle vuote e retoriche date e situazioni; come ridurre un uomo ad una parola, racchiudere milioni di sfaccettature in un unico foglio monocolore. Anche le persone fanno questo, smettere di conoscersi, esplorarsi, abbandonarsi alla credenza di essere vuoti, nullità.. di non valere.
L'esistenza è effimera, così illusoria da fare sanguinare ed è l'inconsapevolezza di questo a portare il genere umano a sopravvivere anziché rimboccarsi le maniche e lavorare il loro splendido e unico "orticello", la loro identità.
STAI LEGGENDO
ti guardo dalla luna
RomancePiacere, mi chiamo Moon. strano vero? mia madre più che strano direbbe originale. Ho 16 anni, frequento la scuola solo quando mi è permesso, solo quando ne ho la possibilità; ancora non lo so ma soffro di depressione.. Probabilmente non lo scoprirò...