Mi uccide ogni attimo che trascorre, veloce o lento che sia. Mi trafigge il petto, l'essenza dell'anima, poiché non è, sfortunatamente, solo dolore fisico. Mi lacera i brandelli di quell'essenza metafisica che portò dentro di me. Eppure quella mano non si allontana, rimane lì, a spingere, spingere, e ancora spingere sempre più in profondità quella maledetta lama. Si contorce dentro di me quel poco di vita che mi è rimasto, implora pietà a quel boia senza sentimenti. Non piangere giovane madre, creasti un piccolo mondo destinato a implodere, troppo estraneo a questo mondo. Perche quella dolce mano, che accarezzi nella bara, non fu che là carnefice di questo orribile danno.