Osservo con il cuore quello che è invisibile agli occhi.
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Juliet
La valigia è pronta nonostante le tante ore in anticipo rispetto alla partenza del mio volo.
Sono da sempre una maniaca del controllo, dell'ordine e della puntualità. È giusto che sia così d'altronde.
Peccato non sia cosi per Margaret ed Hannah, le mie due sorelle che sono l'opposto di me.
«Sai dov'è la mia valigia?» chiede Margaret.
«Tra poche ore si parte e tu devi ancora preparare la valigia?» la guardo sconvolta.
«Non fare la melodrammatica e aiutami a cercare la valigia.» esclama lei con le mani nei capelli.
Mentre giriamo per tutta casa, in ogni armadio alla ricerca della valigia, suonano alla porta.
In coro Hannah e Margaret dicono «Juliet vai tu?»
Alzo gli occhi al cielo e vado ad aprire la porta.
«C'è nessuno?» mi guardo intorno ma non vedo nessuno.
Abbasso gli occhi e noto una scatola con sopra un biglietto: “buon viaggio belle di papà, fate attenzione. Qui dentro c'è un nostro regalo per voi. Siate sempre unite come lo siete sempre state. Un bacio, mamma e papà.”
Apro la scatola e dentro trovo tre bracciali. Uno con un pendente fatto a chiave, un'altro con un lucchetto e l'ultimo con un infinito. Il mio è quello con l'infinito, quello di Hannah è quello con la chiave e quello con il lucchetto è di Margaret.
Mi vengono le lacrime agli occhi.La notte è troppo silenziosa per poter dormire serena e tranquilla. Mi giro e mi rigiro nel letto nell'attesa si faccia mattina.
Non riesco ancora a credere che tra poche ore saremo a Parigi.
Parigi... La città che non vorresti mai più abbandonare dopo averci messo piede, perché è impossibile non innamorarsi di Parigi.
Mi giro e mi rigiro nel letto per un tempo che mi sembra infinito, finché non mi accorgo dello spiragli di luce che entra dalle fessure della serranda della finestra della mia camera.
Mi alzo, indosso abiti abbastanza comodi e scendo al piano di sotto per preparare la colazione, accorgendomi che sono al prima ad essersi svegliata.
Dopo pochi minuti scendono anche Hannah e Margaret vestite e truccate come se dovessero sfilare sul red carpet.
«Sono le 5:15. Vi sembra il caso di vestirvi cosi per prendere l'aereo?» dico con voce rauca ancora assonnata.
Entrambe rispondono in coro «è ovvio, mai farsi trovare in cattivo stato» mentre sorseggiano il loro caffè espresso.
Chiamo un taxi che fortunatamente arriva subito sotto casa nostra e, in pochi minuti, nonostante un po' di traffico, arriviamo all'aeroporto.
Dopo aver passato i soliti controlli, ci avviamo verso l'aereo.
Chiamo mia madre per tranquillizzarla e dirle che la chiamerò appena atterreremo, ma proprio mentre sto per salutarla, vengo bruscamente urtata da qualcuno che, senza che nemmeno se ne sia accorto, mi fa volare il telefono di mano, facendomelo cadere a terra con un tonfo assordante e rumore di un vetro rotto.
«Ehi! Ma guarda dove cammini!» urlo mentre raccolgo il telefono da terra notando con mio grande rammarico che si è crepato molto lo schermo.
«Mi hai sentita??» urlo, correndogli dietro colpendogli la spalla.
Chi mi ha urtata si gira togliendosi degli auricolari guardandomi dall'alto.
«Mi dispiace. Ti sei fatta male?» chiede prendendomi le mani.
Lo guardo a bocca aperta, completamente rapita dal suo aspetto mozzafiato.
Faccio di no con la testa mentre arrossisco sotto il suo sguardo preoccupato. Sarà davvero preoccupato?
«Cavolo...scusa.» mormora notando lo schermo del mio cellulare.
«Te lo ripago.»
«No, tranquillo. Tanto era vecchio e dovevo comunque cambiarlo.» mento, intimidita dai suoi occhi cristallini.
«Niall, piacere.»
«J-juliet.»
«Piacere mio, J-juliet.» mi sorride e mi lascia andare le mani.
Entrambi percorriamo il tragitto fino all'aereo finché non saliamo a bordo.
«È stato un piacere conoscerti, scusami ancora.» mormora mentre si avvicina al suo posto.
«Emh...io sarei lì.» sussurro indicando il posto accanto al finestrino.
«Accomodati.» sorride e si alza per farmi spazio in modo che riesca a passare per sedermi.
«Ti ringrazio.»
Le mie sorelle sono qualche fila più avanti di me, e mentre piano piano i posti iniziano a venire occupati, guardo il telefono e mando un messaggio a mia madre «stiamo per partire. Ti voglio bene.» e dopo aver spento il telefono, mi rilasso sul sedile, abbassando leggermente lo schienale.
«Fortunatamente non abbiamo nessuno dietro, così stiamo più comodi.» esclama, mentre anche lui abbassa lo schienale.
«Comoda?»
Annusco e prendo dalla borsa il mio libro preferito.
«Anche tu conosci Gita al faro?» mi sorride mentre giro per guardarlo, annuendo.
«Mia madre me lo leggeva sempre da piccolo. Ormai lo regitava a memoria.»
«Anch'io l'ho letto più di una volta. È molto bello.»
Mentre iniziano le varie procedure per il decollo, inizio a pensare a come sarà il mio soggiorno a Parigi.
Parigi... dove chiunque può sedersi ad un caffè ed innamorarsi.
Forse sto solo fantasticando e sognando ad occhi aperti.Durante il viaggio, ascolto musica e per a metà del tempo mi addormento.
Sono entusiasta che il mio futuro stia finalmente per cambiare. È da una vita intera che sogno Parigi. Avrei tanto voluto andarci in altre situazioni e circostanze...
Mi vengono le lacrime agli occhi nonostante stia nella fase rem del sonno.
«Stai bene?» mi sento sfiorare la guancia.
Apro gli occhi, sbatto ripetutamente le ciglia e un continuo gocciolare di lacrime escono dai miei occhi verdi.
«Stai bene...?» mi ripete il ragazzo accanto a me, mentre la sua mano è posata molto delicatamente sulla mia guancia.
Mi tiro su di scatto e rovisto nella borsa per caricare dei fazzoletti ma lui mi porge il suo, di stoffa.
«Tieni.» faccio per prendere il fazzoletto ma lui me lo appoggia dolcemente sulla guancia, asciugando le lacrime.
«Grazie.» sorrido imbarazzata.
«Non hai risposto. Stai bene?
Perché piangevi nel sonno?»
«Stavo sognando...» mento.
«Un incubo?»
«No... Sognavo una persona.»
Lui continua a guardarmi con i suoi occhi. Sono così intensi... così belli.
«Il tuo ragazzo?»
Annuisco «dovevamo sposarci»
«Poi ti ha lasciata?»
Mi alzo di scatto e faccio per superarlo ma lui mi tiene la mano.
«Scusa, non volevo farti arrabbiare.»
«Devo andare al bagno. Mi dispiace essermi sfogata con te. Nemmeno ti conosco...» mi divincolo dalla sua presa e mi dirigo verso la toilette.
Quando torno al posto, lui sta dormendo con le cuffie nelle orecchie.
Sul mio sedile trovo in biglietto "sei bellissima quando dormi".
Sorrido e lo guardo, mi siedo e prendo una penna per scrivere.
Dopo un bel po', inizia il momento del decollo e una volta atterrati, insieme a tutti gli altri passeggeri mi dirigo verso l'uscita.
Niall è dietro di me mentre usciamo e camminando lo sento leggere "sei bellissimo anche tu".
Una volta presa la mia valigia, e ritrovate le mie amate sorelle, cerchiamo di uscire dall'aereoporto.
Mentre cammino, dalla mia borsa cade un biglietto con scritto "semmai volessi ridermi, il mio numero è questo"
Alzo gli occhi al cielo e infilo il biglietto dentro la borsa, dopodiché usciamo dall'aereoporto e dopo circa mezz'ora di attesa, ci infiliamo dentro a un taxi, con una meta ancora inesplorata e tutta da scoprire.

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All roads lead to Paris
RomanceÈ frenetica la vita di Hannah, Juliet e Margaret. Tre sorelle che, non fanno altro che viaggiare in lungo e largo per il loro lavoro in tutto il mondo. Dopo un dolorosissimo lutto nella vita di Juliet, la sorella più piccola del trio, per lei, è arr...