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Era un giorno come gli altri, Domenica.

Jonathan stava dormendo, sentì squillare il telefono.
Non voleva rispondere perché non erano neanche le sei di mattina, ma vide che era una chiamata di Kevin, così afferrò il cellulare e rispose senza esitazione.

- Hey -
- Sono io, Kevin -
- Che succede? Non è normale che mi chiami a quest'ora... -
- Lo so, scusami. -
- Di che si tratta? -
- Mi ha appena chiamato Matthew e mi ha chiesto se oggi ci siamo per uscire con lui, George e Ahmad, non so di preciso dove andiamo. È verso le 3 del pomeriggio... -
- Ah -
- Eh, ci sei vero? -
- Si certo, però potevi anche avvisarmi dopo, no? Stavo dormendo, è ancora presto... -
- S-scusami -

Ci fu un attimo di silenzio.

- Ma perché Matthew ti ha avvisato adesso? Sono le 5.45 della domenica, non è normale -
- Non lo so, mi ha detto che era "andato a correre" e che in genere si sveglia sempre presto per fare sport, e io non riuscivo più ad addormentarmi così te l'ho detto... Io non ci credo, sinceramente. -
- Pff, cretino, adesso manco io riesco a dormire -
- Mi dispiace -
- Non fa niente, ora vado a fissare il muro e guardare il telefono, buonanotte Kevin -
- B-buonanotte -

Jonathan stava per chiudere la chiamata, le coperte erano lì da aspettarlo, voleva starsene sdraiato a guardare un po' il telefono, perché tanto ormai non sarebbe più riuscito a dormire, ma la voce di Kevin lo interruppe.

- Aspetta! -
- si? -

- Ehm... Per caso vuoi uscire un po'? Giusto un pochino... -
- ADESSO? -
- Si -
- Ma è presto -
- Fa niente, le uscite la mattina presto sono più belle, e poi andiamo a vedere l'alba, soltanto noi due, senza nessun altro... -
- Ma i miei mi scoprono sicuramente -
- Be', anche i miei, ma torneremo prima che si sveglino, stanne certo -
- Ma i tuoi a che ora si svegliano, in genere? -
- Alle 9.00 -
- Anche i miei -
- A-allora possiamo? -
- Ok, ma torneremo prima delle nove. Sennò ti uccido -
- Certo, lo prometto -

Silenzio.

- Mi ricorderò che hai promesso, così se sbaglieremo orario te lo rinfaccerò a vita... -
- Ahahah si ok -
- Dove ci vediamo? -
- Bho, che ne dici davanti al parco tra un quarto d'ora? O anche il prima possibile -
- Perfetto -
- A dopo -
- A dopo, scemo -

Jonathan si preparò come meglio riuscì: mise una semplice felpa nera  col cappuccio, dei jeans e delle scarpe da ginnastica e uscì di casa facendo più piano possibile. Fortunatamente la sua bici era rimasta all'aperto, sotto il portico, perché sei fosse rimasta chiusa in garage sarebbe scattato l'allarme.
Sperava che Kevin fosse stato fortunato quanto lui e avesse anch'egli la bici già fuori dal garage...

Ma non fu così.

Il ragazzo ricevette una chiamata, mentre stava già dirigendosi verso il parco in bicicletta.
Rispose frettolosamente e sperò che non fosse niente di serio...

- Che succede? -
- Ho la bici in garage, devo venire a piedi ma ci metterò il doppio -
- Merd -
- Eh esatto -
- Sarà per un'altra volta... -

Jonathan imprecò in preda alla rabbia.

- Col cazzo, ci ho messo mezz'ora solo per uscire di casa senza fare rumore... Ora che sono fuori cosa credi che debba fare? -
- N-non lo so -

Così il ragazzo decise che sarebbe andato in bici con Kevin.
In un primo momento si arrabbiò, ma poi si rattristò, e disse che aveva ragione lui: piuttosto potevano provare un altro giorno.
Ma poi decise che Kevin sarebbe riuscito tranquillamente a stare dietro al sellino della sua bici.

Era abbastanza spaziosa, dietro al sellino c'era una griglia di ferro che normalmente serviva per appoggiare pacchi o seggiolini per bambini, ma poteva anche essere utilizzata come secondo sellino. Uno magro come Kevin ci sarebbe stato.
Potevano uscire comunque, Jonathan trovava sempre soluzioni alternative.

- Ti vengo a prendere -
decise alla fine.

~~~

Kevin uscì di casa, vide apparire da lontano la forma di una bici e il volto inconfondibile del suo migliore amico. Contemplò per un tempo che gli parve infinito l'immagine di Jonathan che diventava sempre più nitida, i dettagli del suo volto  che ormai conosceva bene. Fin troppo bene...
Lo vide avvicinarsi sempre di più, fino a quando il ragazzo non accostò la bici vicino ad una siepe e abbracciò l'amico.

- Sali su - disse Jonathan porgendo una mano all'amico con fare galante, Kevin non rifiutò, salì sulla griglia dietro alla sella e per poco non perse l'equilibrio.
Era piuttosto scomodo, era molto facile cadere mentre la bicicletta era in movimento. Jonathan salì poco dopo di lui
- Ehi ci stai? Aggrappati a me se non ce la fai -
Kevin rimase sorpreso
- I-in che senso? - ma non ebbe risposta, dato che il ragazzo si era già messo a pedalare. Senza riflettere si resse ai fianchi del corvino.
Jonathan sembrò non curarsene, Kevin invece diventò tutto rosso, perse per un attimo la cognizione del tempo e gli venne da svenire per l'imbarazzo.

Ma che cosa c'era di male? Dopotutto era normale comportarsi così tra amici, no?

- Dove mi porti? - chiese il biondo per cercare di rompere il silenzio.
- Sulla collina, lì si vede tutto -


ANGOLO AUTRICE:

scusate l'assenza ma non avevo idee. Ora mi sono tornate, tenetevi pronti per il prossimo capitolo, ci saranno molte sorprese ;)

compagni di classe - boyxboyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora