Ti ricordi?

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Ti ricordi quell'odore forte di tabacco?
Quel bacio che non seppe di niente, solo perché non accetti il mio amore.

Quegli occhi color cioccolato,
quelle labbra che mi tentano ogni volta che pronunci una semplice parola.

Quella risata: cristallina.

Quelle guance morbide: nuvole.

Quei capelli biondo scuro: fini e morbidi come il velluto.

Oh, come vorrei parlarti di che sapore amaro aveva quella sigaretta il 1º Gennaio 2022.

Che sapore amaro aveva la tua pelle nei miei sogni.

Quel sapore amaro che però ti attira, che tu vuoi, che desideri provare, anche se amaro.

La sensazione che provai quel giorno dopo averti baciato?
Piansi.
Piansi tutte le lacrime che i miei occhi avevano a disposizione.
Gridai, in silenzio, il tuo nome, maledicendo il momento in cui ti ho notata in quel centro commerciale.

Ti ricordi quel giorno sotto la pioggia?
Beh, dire che pioveva è esagerare.
Scendevano dal cielo piccole, leggere gocce.
Ci sfioravano come farebbe un bambino che cerca le attenzioni della madre.

Tu ridevi.
Ridevamo insieme.
Mentre io morivo dentro.
Mentre i tagli bruciavano sulla mia pelle.

L'odore di tabacco era forte nell'aria, quasi più forte dell'amore che provavo per te.

Forse anche tu eri spenta, dentro.
Forse anche tu avevi qualche ferita aperta.
Ma ti limitavi a farmi credere di stare bene.
Ti limitavi e ti limiti tutt'ora a farmi credere che IO ti faccio stare bene.

Forse sono io che non ti comprendo del tutto.
Però sei anche tu che rendi tutto più difficile.

Sorridi.
Sorridi e mi guardi con quegli occhi che non riesco più a guardare.
Mi fanno male. Troppo.

Tu mi cerchi con lo sguardo, e io ti evito.
Ti evito, non con malizia.
Ti evito perché sento il cuore bruciare sempre di più ogni secondo che mi guardi.

È che, ora come ora, sento il bisogno di starti lontano ma vicino.

Come te lo spiego?

Ti ricordi quando ci abbracciammo per la prima volta?

No, forse non te lo ricordi.
Non te lo ricordi perché se fossi stato realmente importante per te ti saresti accorta che stavo di merda quando ti abbracciai.

La benda al polso.
Gli occhi gonfi.

Sono sempre io a dovermi preoccupare per gli altri, ma mai gli altri per me.

Gli abbracci che ci diamo sono sempre così:
io ti stringo a me
tu mi dai due pacche sulle spalle, tanto per.

Pena? No.
Non ti faccio pena.
Non ti faccio nessun effetto.

Non so perché sei così con me.
Non lo capisco.
Essere amata per te è così straziante?

Perché sei sparita? Ora? Dopo quel bacio?

Sono due settimane che ci ignoriamo per orgoglio. O meglio, ci ignoriamo perché tu sei orgogliosa e anche io ho deciso di esserlo.

Ho smesso di rincorrerti.
Ho smesso di scriverti io ogni volta che sparisci per giorni, settimane.

Nonostante ciò, non ho smesso di piangere perché ti amo.

Non ho smesso di pensarti ogni sera.

Le lacrime non hanno smesso di rigare le mie guance.

Sei come il mio primo amore.
Lei era complicata, quasi quanto te.
Aveva gli occhi azzurri, al contrario dei tuoi.
I capelli corti e crespi, non morbidi e lunghi come i tuoi.
Lei era bella. Bellissima.
Come te.
Splendente nel tuo "io".

Ti ricordi quando iniziai a scrivere questa pagina di diario?
No, perché non ci sei.

Mi manchi.
Mi manchi più del solito.
Vaffanculo.
Non è colpa mia se siamo in questa situazione.
Non è nemmeno colpa tua.
La colpa è nostra.
Scappiamo l'uno dall'altra. O meglio, tu scappi da me.
Scappi dai miei baci, dalle mie mani, dalle mie carezze.

Perché lo fai?
Perché mi allontani come se fossi una creatura mostruosa?

Perché sfuggi da me ma continui a cercarmi con gli occhi?

Perché mi torturi?

Ma soprattutto: Perché ti amo?

Perché mi fai l'effetto che mi farebbe stare su un'astronave diretta sulla luna?

Non capisco cosa mi fai.

Se sei come una droga.

O addirittura qualcosa di più forte.

Scusa se ti senti incompresa.

Scusa se ti ho messa in imbarazzo.

E scusa per quel bacio ma il mio cuore non resiste a tentazioni così forti.

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