Imagination

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"Perché tutto quello che sei è tutto ciò
di cui avrò sempre bisogno."

«Avete mai immaginato come sarebbe avere Zayn nella vita di tutti i giorni?»

Perché se io devo essere sincera lo faccio spesso.

Me lo immagino la mattina che girovaga per la grande casa che può permettersi senza troppi sforzi, scalzo, in cerca della colazione con i capelli spettinati, la barba sfatta e un paio di pantaloni qualsiasi che ha preso dall'armadio la sera prima mentre io sono ancora a letto.

La sua tazza preferita, quella con gli stani disegni sopra e dal colore blu, tra le mani e con dentro il liquido che, spera, gli dia una marcia in più.

Le sue labbra, ancora leggermente secche, che fischiettano un motivetto sconosciuto ma al tempo stesso piacevole mentre con passo felpato si avvicina alla grande finestra per osservare Londra, la sua Londra, cominciare la giornata.

Il silenzio a padroneggiare tra le mura e ringrazia di ciò perché lui non è mai stato mattiniero, sin da bambino, e anche perché dovrebbe emettere un grugnito dopo l'altro e, per quanta poca fatica comporti, è di Zayn che parliamo e alla mattina fa fatica a fare anche quello.

La tv spenta. La sua giornata sta per avere inizio e, nemmeno lui sa bene come.

In sottofondo, il bollitore del tè, quello che mi piace tanto, sta cominciando a fischiare, sempre in modo più insistente.

Zayn non è uomo di casa ma non è nemmeno uno che adora il caos, a differenza di Louis.

Zayn, che di cucina sa ben poco, si limita a scaldare il caffè o tè che sia, ma per il resto non capisce come si usi la maggior parte degli elettrodomestici che sono lì dentro. Seppur con questo inconveniente, quella stanza è sempre in ordine e, probabilmente, lui sa anche il perché.

Ormai fa parte della sua routine posizionare la tazza sporca nel lavandino e pescare, tra la grande quantità, la giusta confezione di biscotti: quelli al cioccolato.
Si assicura che ci sia tutto quello che possa servire per rendere la mia colazione piacevole, perché Zayn è molto più premuroso e dolce di quello che tutti credono.

Si passa una mano tra quei capelli a cui dovrà dare una sistemata e prosegue accarezzandosi la barba che, riflettendoci, dovrebbe farsi.

I piedi che vengono trascinati sul pavimento fino ad arrivare alla porta della camera che aveva socchiuso.

La maniglia di metallo risulta fredda sotto la sua mano. I suoi occhi che scrutano nel buio e la mia figura che appare nel suo campo visivo ancora completamente avvolta nel lenzuolo che abbiamo condiviso fino a poco fa.

La tenda che copre la grande finestra viene spostata e la luce leggera fa capolino nella stanza. Allora le sue labbra si increspano in un sorriso perché sa che è colpa sua se ho iniziato a lamentarmi e se successivamente mi copro la testa con il cuscino.

Il materasso che si abbassa sotto il suo peso e lui che biascica un «Buongiorno».

Perché sapete, io me lo immagino bellissimo mentre con delicatezza e dolcezza mi bacia la spalla nella speranza di spronarmi ad alzarmi e io che sorrido perché ogni mattina mi aspetta lo stesso trattamento.
Me lo immagino scrutarmi con i suoi grandi occhi castani, posare la sua mano sulla mia schiena e sussurrarmi nell'orecchio «È ora di alzarsi, fiorellino» mentre incastra la lingua tra i denti.

E quando poi capisce che ci vorrà ancora un po' per fare in modo che scenda dal letto me lo immagino dirigersi in bagno e farsi la doccia come tutte le mattine.

La sua voce che riprende lo stesso motivetto che fino a poco prima stava solo fischiando ma, che ora, rende più concreto. L'odore del suo bagnoschiuma che si diffonde nel bagno e nella stanza dove sto ultimando il mio riposo e infine la sua figura che compare di nuovo con un solo asciugamano che gli avvolge la vita e un altro attorno al collo per asciugarsi le piccole gocce che gli scendono lungo i lineamenti del viso.

Io, che nel frattempo ho trovato la forza di svegliarmi, l'osservo quasi ammaliata.

I capelli bagnati e tirati indietro, la barba, ancora, sfatta, che so benissimo che prima di una settimana non scomparirà, e il cellulare in mano per rispondere a qualche messaggio.

Me lo immagino che rovista nella sua cabina armadio in cerca degli abiti adatti e intanto brontolare per qualcosa che, probabilmente, non sa nemmeno lui.

Il mio sorriso che si allarga sempre di più mentre osservo la tazza disposta sul tavolo accanto ai miei biscotti preferiti. La teiera già pronta.

Zayn che appare in cucina con fare frettoloso e mi lascia un bacio tra i capelli aggiungendo un «Ci vediamo dopo» mentre sgattaiola fuori.

Perché, dovete sapere, che io me lo immagino Zayn alla sera, quando torna a casa dopo ore passate in uno studio di registrazione che si butta con poca grazia sul divano.

Me lo immagino passarsi le mani sul viso stanco e rimboccare le maniche della maglia che ha deciso di mettere scoprendo così gli innumerevoli tatuaggi sparsi sulle braccia.

Lui che compare in cucina ancora vestito mentre io, anche se non volentieri, sono ai fornelli. I miei occhi che lo rimproverano silenziosamente, ma bonariamente, perché sa perfettamente quanto odio che vada in giro con le scarpe. Il suo sorriso che allora si allarga e la risata che si libera dalle sue labbra echeggia per le mura. Le sue mani che si appoggiano sui miei fianchi e il bacio che mi lascia sul collo.

Il rumore di quegli stivaletti, quelli con il nome strano e che non imparerò mai, che risuona per le scale mi fa venire voglia di sgridarlo ma so perfettamente quanto sia cocciuto e quanto ami fare di testa sua. So anche che non cambierà mai ed è proprio questo che mi fa arrendere all'idea.

La sua figura che riappare poco dopo con un paio di pantaloni larghi della tuta, la maglia bianca che deve ancora, in parte, infilare e un paio di calzini ai piedi.
La solita domanda che si lascia sfuggire «Cosa c'è per cena?» con così tanta naturalezza che ogni volta mi fa sorridere e io che lo ignoro spudoratamente.

Perché, io me lo immagino, quando siamo seduti a tavola, raccontarmi come ha trascorso la giornata con voce allegra e ridendo di tanto in tanto e io che, poco dopo, gli racconto la mia.

Me lo immagino mentre mi osserva sparecchiare mente io mi lamento perché, un aiuto, farebbe comodo. Le sue mani che fanno pressione sulla superficie del tavolo per alzarsi e che successivamente afferrano il pacchetto di sigarette e il suo accendino preferito prima di accomodarsi sul terrazzo con lo sguardo fisso sulla città. Immerso nella tranquillità e nei suoi pensieri anche quando lo raggiungo.

La sua mano destra che si allontana e si avvicina alle labbra per aspirare il fumo di quella sigaretta che ha atteso tutto il giorno. Io che sospiro allegra quando il suo braccio si posa attorno al mio corpo attirandomi al suo.

Me lo immagino quando si è riposato abbastanza alzarsi e tendermi la mano con un sorriso esausto sul viso e aggiungere un «Andiamo a letto, dai» e che con un movimento del capo mi sprona maggiormente.
Perché riesco benissimo a immaginarmelo mentre si lancia svogliatamente sul materasso senza niente addosso se non per un paio di boxer. Il suo corpo che si avvicina al mio e le nostre gambe che si intrecciano mentre il suo «Buonanotte, fiorellino» detto con voce assonnata mi fa schiudere le labbra in un meraviglioso sorriso.

Lo immagino mentre posa il mento sulla mia testa e si addormenta così velocemente da lasciarmi sconcertata.

Io, avere Zayn nella vita di tutti i giorni lo immagino troppo.

O forse no.

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