Capitolo 1

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Nel gioco si dice che una persona ha la stoffa per entrare in partita oppure no. Mia madre era una dei campioni; mentre io ... io sono fottuta.
Mi svegliai si soprassalto, con il naso pieno di uno strano odore che - non appena ebbi il tempo di connettere il cervello con la mia coscienza - capii essere polvere.
Mi alzai dal divano mezza dolorante, provando un brivido di freddo che in breve mi si propagò per tutto il corpo.
'Cazzo ...' mi dissi tra me e me non ricordando un singolo istante della notte precedente e di quello che era successo 'sono nuda e in ritardo!'
Misi un piede per sbaglio su una massa molliccia e fredda di cui non mi ero ancora accorta. Abbassai lo sguardo: era un uomo, sdraiato a pancia in giù sul pavimento, ancora mezzo intontito dal drink di troppo scolatoci al pub qualche ora prima.
Afferrai il lenzuolo che andava a coprirgli il suo fondoschiena peloso e me lo gettai addosso per colmare quel senso di inadeguatezza e nudità che provavo in quel momento. All'improvviso, evidentemente infastidito da quel gesto, si svegliò con un grugnito quasi cavernicolo e si fece sù senza darmi il tempo di dileguarmi.
"Questo è deprimente da vari punti di vista" dissi mettendo in mostra il mio solito discorso da dopo sesso "Te ne devi andare, sul serio ... Sono in ritardo ed è il mio primo giorno di lavoro".
"In che senso vivi qui?" mi domandò senza badare alle mie parole e folgorandomi senza che capissi nulla con dei bellissimi e penetranti occhi azzurri. Nel frattempo cominciò a guardarsi attorno, forse scioccato dalla mole sovrumana di scatoloni e roba alla rinfusa, addossati ai lati delle pareti e su per le scale.
"Eh ... Mi sono trasferita due settimane fa da Boston" dissi cercando di racimolare qualche scusa per nulla convincente del perché tutto quel disordine "La sto vendendo. Era di mia madre."
"Oh ... mi dispiace" disse imbarazzato.
"Per cosa?"
"Beh ... Hai detto era!"
"Oh ... No, mia madre non è morta! È semplicemente ... Sai una cosa? Non serve farlo ..."
"Facciamo quello che vuoi" mi interruppe con un sorrisetto, mentre si rivestiva di tutta fretta, cercando alla rinfusa i suoi indumenti sparsi sul pavimento.
"Non serve fingere di interessarci!" risposi, questa volta inpassibile "Vado di sopra a fare una doccia... Quando tornerò tu non ci sarai più. Quindi ci vediamo ... Eh..."
Allungai una mano quando capii di non ricordare neppure il nome dell'uomo che la sera prima mi aveva sedotto con la sua camicetta rossa e il suo sorriso ammiccante.
"Derek" disse lui sorridendo.
"Derek, giusto! Meredith" e mi afferrò la mano delicatamente.
Allora corsi su per le scale e lo persi di vista una volta giunta al piano di sopra.
In quel momento, però, non avevo il tempo di pensare a cosa stesse ancora facendo Derek al piano di sotto. Ero consapevole solo del fatto di essere tremendamente in ritardo il mio primo giorno di lavoro.
Così mi infilai una camicia a casaccio trovata ai bordi della vasca da bagno e un pantalone che ricordai di aver indossato qualche giorno prima.
Corsi di sotto e uscii di casa, presi la macchina e mi precipitai verso il mio destino.
In quell'istante avevo già dimenticato l'uomo della sera prima.

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