Parte 1 senza titolo

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 Amo stare solo. L'ho scoperto solo ultimamente. È da mesi che mi accomodo su una panchina, leggo scrivo e osservo il corso della natura. Amo sentire il tempo che mi scorre addosso, che con gli anni scaverà nella mia faccia fino a formare delle rughe come un fiume in piena che aumenta i suoi margini giorno dopo giorno. Non do peso al tempo, anche se forse dovrei. Molti mi direbbero che sto gettando via il mio tempo. Forse hanno ragione. Forse hanno torto. Magari abbiamo ragione entrambi. Dipende dai punti di vista, dal mio ad esempio se in questi momenti sto bene perché dovrei evitarli? Amo la vita così com'è.

Mi sento il protagonista della mia vita, ma non il regista. Rimpiango molte scelte che ho preso in passato, sono ancora giovane quindi parlo per lo più di scelte sciocche, quali amori e amicizie. Ma alla mia età sono queste le cose che più ti fanno soffrire.

Non sono romantico, eppure ieri mi sono comportato come se lo fossi. Ho conosciuto una ragazza, nel parcheggio di un luogo molto affollato. È stato un incontro così singolare che poteva essere tranquillamente tratto da un film. Ero in auto, ero perso nella scrittura di un mio racconto, il mio corpo era osservabile nell'auto, ma la mia mente viaggiava ben lontano da lì. In quel momento qualcuno stava bussando al finestrino della mia auto e appena sentii il rumore alzai la testa come spaventato. La mia mente, come un proiettile, tornò da quel luogo molto lontano dritta nella mia testa, in un modo così violento che forse alzai la testa per il contraccolpo subito. Girai la testa e la vidi in volto per la prima volta, era così straordinariamente bella che quasi avevo vergogna di parlarle. Per mia fortuna cominciò lei a parlare e mi diede il tempo di organizzare i miei pensieri e sistemare i capelli (cosa che faccio anche senza accorgermene). La ragazza indicò la sua auto affianco alla mia e con un sorriso mi chiese

"Puoi mantenermi il posto? Devo andare a prendere un amica e tornare, sai a quest'ora è difficile trovarne un altro."

"Va bene" dissi.

"Ci metto giusto 10 minuti" mi assicurò prima di partire con la sua auto.

Così spostai la mia auto di sbieco in modo che non potesse parcheggiare nessun altro lì.

Nell'attesa avevo intenzione di rimettermi a lavoro sulla mia storia. La mia mente non volle ripartire. Sembrava bloccata nella mia testa e avevo come unico pensiero lei. Per quanto possa sembrare ridicolo la mia mente fece partire una migliaia di film mentali su cosa le avrei potuto dire appena fosse tornata.

Probabilmente aveva la mia stessa età, forse un po' più grande. Non sapevo nulla di lei eppure qualcosa mi aveva colpito. Passai tutto il tempo assorto nei miei pensieri quando finalmente da lontano notai la sua auto arrivare, così spostai la mia auto in modo che potesse rimettersi. Mentre parcheggiava mi guardava e sorrise. Scese dall'auto e mi ringraziò. Le dissi che non è stato un problema.

Mi invitò a prendere un caffè. Ancora non so il vero motivo, ma dissi che dovevo andare a momenti. Sono stato così strano e sciocco, mi bastava accettare e scendere dall'auto e l'avrei subito conosciuta come desideravo. Lei un po' delusa se ne andò con la sua amica. Non sapevo quando sarebbe tornata, ma aspettarla era fuori questione. Se mi avesse visto lì al suo ritorno mi avrebbe etichettato come un pazzo.

Non so perché ma questa scena mi sembrava tratta da un film. Decisi così di allungare la sceneggiatura condendola di altre valide scene, non poteva finire così, con un mio rifiuto.

Così decisi di scrivergli una lettera. Ne scrissi molte, mi sembravano banali, ma l'idea di lasciarla sul vetro della sua auto mi faceva sentire davvero il protagonista di un film.

Alla fine scrissi la lettera interpretando il me che di solito interpreto in pubblico. Così le scrissi

"Oggi non avevo tempo per un caffè, ma domani ne ho per due." Firmato il ragazzo del parcheggio, aggiunsi anche il nome del bar e che sarei stato lì tutta la mattina. Scelsi dunque di essere semplice e diretto, anche un po' simpatico firmando nell'anonimato. Con questa mossa mi avrebbe dato sicuramente del pazzo pensai. Lo sono sono ripetitivo, di solito il giudizio delle persone non mi interessa. Ma il suo giudizio era fondamentale per me. Non volevo sembrare pazzo ai suoi occhi, eppure mi stavo comportando come se lo volessi. Mi aveva visto in auto da solo in un parcheggio a scrivere, già qui chiunque avrebbe pensato male di me. Forse mi aveva invitato a prendere un caffè per non essere scortese, o perché le facevo pena. Molte persone sono fatte così, se le fai un favore cercano di ripagartelo. Odio ciò. Non faccio favori per riceverne altri in cambio.

Lasciai la lettere sull'auto e andai, durante il viaggio pensai a qualcosa che avrei potuto aggiungere, un " tranquilla non è una multa" per sembrare più simpatico. Anche chiamarla lettera mi sembrava esagerato, era un pezzo di carta che ho strappato dal quaderno dove sto scrivendo ora. Tutto è nato da quel foglio strappato, il mio quaderno ha perso un pezzo, io ne ho ricavato una lettera, ha sofferto per farmi un favore e ora ne vuole parlare con me, con noi. La storia nasce grazie questo quaderno per poi morirci sopra.

Mi sto sentendo a disagio a scrivere questa storia che ora starete leggendo, sono in un parco su una panchina all'ombra di un albero, le parole scorrono sul foglio. Sono a disagio per due motivi. Il primo su tutti è un gruppo di ragazzi che ho davanti distesi su un telo al sole, si divertono. Molto probabilmente mi hanno notato solo sulla mia panchina e avranno sicuramente riso di me. Mi sembra di sentire addosso le loro voci come piombo. "guarda quello sfigato è li da almeno due ore". Forse esagero, forse non mi hanno neanche notato, forse le persone non sono così cattive come penso.

Il secondo motivo è un mio amico, più che amico un conoscente con cui ho giocato un paio di volte al campo. Appena l'ho visto ci siamo salutati, e come prima cosa mi ha chiesto che ci facevo qui solo, come se fosse un reato rilassarsi. Con un sorriso mi sono dileguato dicendo che aspettavo una persona. Ora potrebbe essere ancora nei dintorni e mi sta vedendo scrivere, solo. Devo finire al più presto la storia, se mi rivede qui solo sicuramente i suoi occhi gli sembrerei pazzo, anche se come già vi avevo anticipato prima, non mi importa. L'unico giudizio che mi importa è il suo, quella ragazza che fino a stamattina neanche conoscevo.

Non mi aspettavo nulla, mi ero convinto che non sarebbe venuta, così da evitare sorprese spiacevoli. Contro ogni pronostico quando entrai nel bar lei era già lì. Era esattamente come la ricordavo, il suo viso quasi tondo mi si era stampato in mente e il suo grazioso sorriso mi squagliava il cuore. Speravo che la ragazza che avevo davanti, così bella, sarebbe stata anche di buon cuore. Si rivelò una brava ragazza, furba e intelligente. È perfetta pensai, non le mancava nulla.

Il parco dove mi trovo si sta affollando troppo per i miei gusti, peccato ci avevo preso gusto nel scrivere questa storia, credo che ora andrò via quindi dovete scusarmi per il finale affrettato, ma non credo di scrivere qualcos'altro su di lei. Non vi ho ancora detto il nome della ragazza, semplicemente perché non lo so. Stamattina non l'ho vista, nell'aspettarla ho scritto questa storia nel parco adiacente al bar. Ho scritto di una lei che già sapevo di non poter incontrare, d'altronde non esiste neanche nessuna lettera. Esiste in realtà, ma è qui con me. Non ho avuto il coraggio di lasciarla sulla sua auto. Dovevo scrivere di lei per liberare la mente, l'ho fatto ma ora ho altri pensieri in testa. Lei mi ha fatto notare che odio le scelte che prendo, odio quello che scrivo, perché è quello che vorrei vivere.

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