"SEI IL MIO SOLE", L'AUTONOMIA DI UN FIGLIO

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« Min-ho, tu mi piaci »

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« Min-ho, tu mi piaci ».
Il caldo estremo di agosto del Giappone fece perdere l'uso della ragione al biondo Han Ji-sung.

« Mi piaci troppo, cazzo ».

« Ji-sung, che stai dicendo? Sei pazzo... »

« Sì, sono pazzo ».
Era pazzo.

Han Ji-sung amava i garofani.
Erano i suoi fiori preferiti.
Rossi, rosa, bianchi o gialli non li faceva né caldo né freddo.

Cinque o sei petali morbidi, lisci e sfilacciati a frange, bordati e variopinti, corolle doppie o stradoppie, o anche singole, foglie lanceolate e glauche, fusti nodosi con base legnosa erano ciò che Ji-sung contemplava di essi.
I fiori a ombrelle lo infervoravano.

Si intoppava in troppi mal di testa, e i garofani erano la sua aspirina.

Han Ji-sung amava soprattutto i garofani rossi.
Li amava perché estrinsecavano l'inesistente dignità e instancabile lavoro di papà di Han Jang-hyuk.
Li amava perché facevano da promemoria della sua più grande carenza.

Han Jang-hyuk era un uomo.
E in quanto tale era un mendace.
Aveva mentito diverse volte alla sua mamma dicendole ti amo, l'aveva manipolata (perché no?) e infine l'aveva mortificata chiedendole il divorzio al quinto anniversario del matrimonio.

Han Ji-sung con lui non aveva né ricordi e né contatti.
Sapeva convalidare l'astio che serbava per lui.

Per quello stronzo, non vale neppure provare odio gli aveva detto la sua mamma, che era ormai scomparsa tra la penombra di Incheon.

Han Ji-sung ordinava ogni giorno dei garofani rossi.

Rimirava a lungo i sette garofani sul letto.
E rimirava a lungo, dinnanzi allo specchio, le labbra abusate dagli incisivi lievemente disarmonici.
L'aroma dei garofani profumava l'aria, e lo stomaco del proprietario di essi a poco a poco si calmava.

Come un nugolo di insetti si gettava su una fonte di luce, le affusolate falangi del bel biondo si fiondavano sull'accendino.
Affondava le mani nelle tasche dei pantaloni da tuta scoloriti, perché li metteva troppo spesso a lavare, e si impadroniva del porta-sigarette con Mikasa disegnata su di esso.

Han Ji-sung fumava e distendeva le labbra in un mite sorriso.
E inoltre, ballava.
Ballava tanto da quando la sua vita e quella del pilota d'aereo Lee Min-ho si erano intersecate.

La cotta per Lee Min-ho era come un cataclisma, altro che lo tsunami dell'undici marzo del duemilaundici.
Han Ji-sung cedeva come una Supernova.
Che bella l'esplosione di una Supernova.

Another fatherless child!

Han Ji-sung era cresciuto sentendo indigesta la mancanza di un padre; la mancanza di un uomo che fosse il suo Sole.
Un uomo a cui avesse potuto dire a cinque, sei, sette, otto o nove anni Sei il mio Sole!

GAROFANI ROSSI SCIUPATI ミ MINSUNG Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora