Forse non avrei dovuto bere così tanto quella sera, o forse sì..
Per festeggiare la nostra nuova futura vita a New York avevo obbligato Alex a trascorrere la serata in discoteca. Stavamo per cominciare a vivere il nostro sogno: dopo l'università in Italia, finalmente eravamo riuscite a trasferirci a Manhattan. Soprattutto grazie a mio padre, che viveva in una città lì vicino da parecchi anni. Mi mancava molto quando vivevo in Italia, ma mi ha aperto un sacco di possibilità e non potrò mai ringraziarlo abbastanza.
Mi svegliai di colpo sentendo una famigliare sensazione salirmi dallo stomaco. Mi capitava davvero raramente di vomitare dopo una sbronza, per fortuna. Mi alzai il più in fretta che potei e vidi al di là della stanza il bagno. Feci appena in tempo a correre verso il water e cominciai a vomitare. Quando ebbi finito mi pulii la bocca con la mano dopo aver tirato l'acqua, e mi trascinai verso il letto. Non mi aveva mai fatto così male la testa. Solo dopo qualche minuto che mi guardavo intorno mi resi conto che la camera non era la mia. E che la maglietta che indossavo non era mia. Che era successo? Alex? Dov'era il mio telefono? Ma piuttosto, dov'ero io?
"Merda.." Sospirai passandomi le mani tra i capelli spettinati.
Non era mai successo che non riuscissi a ricordare quello che era accaduto la notte prima, e questa cosa mi dava parecchio fastidio.
Mi alzai ancora stordita e cercai di ricordare.
Avevo conosciuto qualcuno che mi aveva portato a casa sua? Abbiamo fatto sesso? Alex era con noi?
Sospirai incazzata con me stessa. Cominciai a cercare per tutta la stanza il mio telefono quando una voce maschile mi bloccò.
"Buongiorno. Anzi, buon pomeriggio."
Mi girai di scatto. Un ragazzo mi stava sorridendo appoggiato allo stipite della porta. Beh, se ci avessi fatto sesso non me ne sarei pentita di sicuro. Ho sempre avuto buon gusto nei ragazzi.
Era alto, moro. Aveva le braccia magre, non molto muscolose, ricoperte di tatuaggi. Una cortissima barba gli ricopriva le guance, circondando il suo bellissimo sorriso. Le labbra erano sottili e rosee, e aveva i denti bianchi e perfetti. Una cosa che mi colpì molto erano le sue ciglia, sembravano finte. Lunghe, lucide, gli circondavano gli occhi color caramello.
Rimasi in silenzio a guardarlo. Non sapevo cosa dire, ero molto in imbarazzo.
"Che c'è? -rise avvicinandosi- tutto bene?"
Aprii piano la bocca per dire qualcosa ma mi uscì solo una risatina nervosa.
"Beh..io.."
Mi passai una mano dietro il collo.
"Non mi ricordo cos'è successo ieri."
Dissi sedendomi sul letto passandomi la mano sulle gambe nude.
Rise piano.
"Abbiamo un po' ballato, poi siamo usciti. Hai cominciato a vomitare, e ti sei sporcata tutto il vestito.. Non stavi molto bene -disse cercando di non ridere ulteriormente- e allora ti ho portato qui."
Alzò le spalle.
"Ah, beh grazie.. Quindi noi non..ceh.."
"No, non abbiamo fatto niente."
Rise.
Rideva un po' troppo per i miei gusti. Non era divertente. Affatto. Mi sentivo altamente a disagio e in imbarazzo.
"Mi dispiace se ti ho rovinato la serata. E comunque grazie."
"Non mi hai rovinato la serata, stai tranquilla. Avrai fame, vuoi mangiare qualcosa?"
Scossi la testa e mi alzai dal letto.
"No, grazie. Vorrei solo andare a casa. Dove sono le mie cose?"
"Oh, il tuo vestito l'ho messo a lavare. Scusa ma puzzava davvero un sacco" sorrise "Tieni, mettiti questi"
Mi passò un paio di suoi pantaloni da ginnastica.
"Mi stanno un po' stretti.. Anche se credo che a te stiano larghi."
Disse mentre li indossavo.
"Si, un po'. Ma se li tiro tanto tanto su e stringo tanto il fiocco.."
Dissi cercando di stringerli il più possibile.
"Sì, si può far funzionare" disse sorridendo e si abbassò arrotolandomeli alle caviglie.
"Oh, grazie."
Sorrisi imbarazzata e lui ricambiò il sorriso.
Mi accompagnò al piano di sotto e mi diede il telefono con le scarpe.
"Sicura che non hai bisogno di niente?"
"Si..si tranquillo.."
Dissi scorrendo tra le notifiche. Era mezzogiorno e mezzo. C'erano centinaia di chiamate da Alex e migliaia di messaggi. L'ultimo diceva "chiamo la polizia se non ti fai viva."
Le risposi subito che stavo bene, le dissi di incontrarci da Starbucks, dove il giorno dopo avrei cominciato a lavorare. Lei aveva trovato lavoro in un piccolo fioraio nella strada perpendicolare. Amava la natura e i fiori, non vedeva l'ora di cominciare.
Posai il telefono e mi infilai le scarpe. "Tacco e tuta sarà la nuova moda" dissi ridendo. Mi resi conto solo in quel momento che non mi ricordavo nemmeno come si chiamava. Guardai in basso arrossendo.
"Mi ricorderesti il tuo nome?"
Sorrise divertito
"Zayn"
Zayn. Non avevo mai sentito un nome simile, però più lo ripetevo più mi piaceva.
"Allora grazie Zayn. Ci vediamo in giro.."
Mi sorrise annuendo e mi aprì la porta.
"Ieri mi hai dato il tuo numero.. Ti scrivo così poi ti rendo il vestito, va bene?"
"Oh, certo."
Sorrisi e uscii dalla casa.
Non sapevo come salutarlo. Abbracciarlo mi sembrava eccessivo, anche perché fino a due minuti prima non mi ricordavo nemmeno il suo nome.
Mi limitai a salutarlo con un piccolo sorriso che lui ricambiò.
"Oh, aspetta. Posso darti un passaggio?
Mi dispiace farti camminare in questo stato."
Risi alzando un sopracciglio.
"Mi reputi per caso non affidabile?"
"Oh, no certo.. Ma credo che sia meglio se ti accompagno."
Sorrise e prese le chiavi di casa e della macchina."Grazie ancora, di tutto."
Dissi prima di scendere.
"Figurati, è stato un piacere."
Mi sorrise.
"Ci vediamo presto."
Ricambiai il sorriso e finalmente entrai a casa piombandomi sotto la doccia.
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Seven Bilion Smiles. [ Zayn Malik ]
FanfictionPartì decisa, ma la sua voce si affievolì piano piano. Lui rimase fermo. Qualche secondo per apprendere tutto quello che era appena stato detto e fatto, e poi sorrise. Sorrise guardando quell'esile figura davanti a se, capendo che mai, mai l'avrebb...