febbre di giugno

26 2 0
                                    

Lynn

Malgrado tutto, nel giro di un giorno, la noiosa normalità è tornata, la promessa fatta ad Harry di parlare con i miei genitori per chiarire devo ancora mantenerla, mi sono momentaneamente trasferita da lui, la mia voglia di affrontare i miei genitori e i loro discorsi è nulla, so che finirei per andarmene di nuovo, stavolta ancora più contraria.

Per quanto riguarda il capitolo Harry - inglese...i progressi ci sono, molto, molto lenti, ma ci sono, e li sta notando anche lui. L'argomento vacanza e ciò che ne è di sfondo, di tutto ciò che è successo tra noi due, non è più uscito nelle nostre conversazioni, facendomi così constatare che siamo qualcosa di definitivo, ed è forse una delle poche cose che mi spinge a guardare il mondo con occhi diversi, cosa che anche lui sembra star facendo.

Arriviamo ad oggi, sono le quattro e mezza del pomeriggio, il caldo torrido batte pure nella stanza più fresca di casa sua, nella quale abbiamo tentato di rifugiarci dopo le due ore di studio, per stare semplicemente al fresco a vedere un film, ma essere maldestramente interrotti da sua madre, la quale non poteva più aspettare di stendere i panni, e, essendo la porta comunicante direttamente con il giardino, anche se avessimo bisbigliato ci avrebbe sentiti.

Finisco per addormentarmi, esaurita dal caldo, dall'estate che mi ostinerò sempre ad odiare, ma nonostante questo non rinuncio alle sue braccia, sempre comode e confortevoli. Non sono una che usualmente dorme di pomeriggio, succede quando di lì a breve mi arriverà qualche malanno come febbre o qualche infame virus intestinale, cosa che spero vivamente non accada data la mia ipocondria, il caldo amplificato che mi darebbe la febbre e la paura di vomitare. Lo so che più mi si conosce più mi rivelo una delicata quasi in modo fastidioso, ma questo è il prezzo da pagare per ognuno di noi, ognuno con la sua croce da reggere; la mia sicuramente la debolezza estiva.

Svegliandomi l'ora seguente giro il mio sguardo verso Harry; una visione di lui con quei maledetti riccioli che gli contornano il viso, le labbra leggermente socchiuse che annaspano aria nel sonno, la guancia premuta sulla mia spalla, le gambe avvinghiate al mio bacino e le braccia intorno alle mie. Forse, sotto sotto, questo calore non mi dispiace.

Si sveglia pochi minuti dopo di me, nota probabilmente le mie guance diventate rosse e le tocca entrambe, una per volta. "Stai bene?" Chiede, ancora mezzo assonnato. Non ho una risposta, per ora sto bene, ma sono certa che tra pochi istanti non lo starò più, lo so da come sento divampare il calore fino alla testa, ed è solo allora che mi decido a prendere un termometro. Harry rimane seduto di fianco a me, senza parlare ma aspettando il suono del termometro sotto al mio braccio, e quando finalmente arriva, passo subito lo strumento a lui, non volendo venire a conoscenza della verità. "Trentotto e sette." Dice, posando i suoi occhi sui miei. "Cazzo, come hai fatto ad ammalarti a fine giugno?"
"Succede ogni anno...anche se non faccio niente per farlo accadere, ormai mi sono abituata, passerà tra due giorni, spero." Rispondo, togliendomi la maglietta per il sudore che inizia a intrigare le giunture del mio corpo. "Non spogliarti, così peggiori e basta, vieni, andiamo in doccia." Dice, porgendomi la mano e stando in piedi di fronte a me. "Ma..ci sono i tuoi in casa." " E allora? Lynn, ormai lo sanno, e che se ne facciano una ragione, col cazzo che rinuncio a te per vergogna o timidezza."
"Intendevo...magari il bagno serve a loro o-" nemmeno il tempo di finire la frase che mi ha già preso in braccio come si prenderebbe una sposa e mi sta portando in bagno. "Impulsivo il ragazzo" commento, cercando di scendere. "Sta ferma se non vuoi cadere e spaccarti il culo." E a quell'avvertimento non faccio altro che arrendermi all'idea di oppormi.

Entriamo in bagno e mi perdo qualche secondo a fissarmi allo specchio, le guance ormai infuocate e gli occhi patinati da uno strato lucido, dovuto forse alla stanchezza, in realtà non l'ho mai capito.

Vengo risvegliata dall'incanto quando sento i miei pantaloncini cadere, essere strattonati in velocità da Harry, chinato dietro di me. Lo guardo istintivamente, ma lui no, lui continua il suo lavoro sfilandomi la maglietta e chiudendo a chiave prima di togliere anche l'intimo.
"Vuoi farla con me?" Chiede, togliendosi la maglietta e guadagnandosi la mia distrazione alle sue parole. "pronto?" Mi richiama poi, schioccando le dita davanti al mio viso. Non ricordandomi la domanda, annuisco ed entro in doccia dopo aver lasciato reggiseno e mutande al bordo del lavandino. Sento quegli occhi verdi bruciarmi addosso, nonostante non lo stia vedendo, ma so che mi sta guardando come un leone guarderebbe una gazzella prima dell'attacco.

Entra dopo di me, e nonostante l'ampio spazio che questa doccia concede, decide di pararsi a pochi millimetri da me. "No Harry, non lo facciamo. Se ti passo la febbre non ti sopporto anche da malato, rompi le palle abbastanza anche nella normalità." Dico, mettendo una mano sul suo petto e facendolo allontanare di un passo.
"Volevo chiederti se potevo farti lo shampoo, Brooks." Lo dice con una freddezza glaciale, mentre io mi giro di spalle per prendere lo shampoo. Glielo passo quasi imbarazzata per la figura di merda che ho appena fatto e mi godo quel piccolo massaggio che le sue fantastiche dita donano alla mia testa.

Appoggio istintivamente schiena e testa sul suo petto, squilibrata da come le sue mani siano scese lungo tutto il mio corpo con una semplice spugna impregnata di bagnoschiuma, lasciandomi una scia dal collo al fianco. "Non svenire, per carità" commenta, dandomi una spintarella per aiutarmi a ricompormi. Ci metto un secondo a farlo, quanto ci metto un secondo per girarmi e rompere la distanza con un bacio che lo coglie allo sprovvista, ma che fa subito sciogliere la sua lingua assieme alla mia, con una coordinazione estenuante.

Lo guardo dopo qualche istante, staccandomi per riprendere il fiato necessario per ricominciare, e stavolta sono le mie mani a curiosare, tra i suoi lunghi capelli, sulle sue spalle possenti e giù per le braccia con la loro piccola dose di muscoli, piccola ma abbastanza per renderlo attraente. A mia grande sorpresa è lui a staccarmi dal bacio, con un "hai il fiatone e il cuore a mille, fermiamoci qui per ora." Camuffo un sospiro sotto al getto della doccia, finendo di lavarmi e aspettandolo in camera con un asciugamano intorno al mio corpo. Poco dopo mi raggiunge anche lui, asciugamano in vita e capelli gocciolanti...altra visione. Si sdraia vicino a me mentre i miei occhi cedono di nuovo al sonno, chiudendosi da soli con lentezza, ma prima di addormentarmi sento solo la sua mano togliere il mio asciugamano e accarezzarmi la pancia, con delicatezza. È proprio quel gesto a cullarmi, a farmi prendere sonno bene nonostante il male, è questo che fa lui, cerca sempre il modo di risolvere anche parzialmente qualcosa che mi abbatte, e non se ne va mai a mani vuote, almeno un po' di vittoria deve tenerla tra le mani. Se poi la questione è in amore .... chissà qual è la sua posta in gioco.

THOSE ENGLISH GREEN EYESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora