I - Start

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Harry varca la soglia del liceo sempre cinque minuti prima del suono della campanella. È attraente: ha i capelli ricci e le fossette; ostenta sicurezza, un carattere di superiorità e sa sfoggiare i discorsi tipici di chi la sa lunga; i jeans gli fasciano le gambe chilometriche e i suoi maglioni dai colori caldi, di taglie più grandi, sono un marchio di fabbrica.

Si appoggia agli armadietti vicino all'entrata della scuola, batte il pugno a chiunque lo conosca"Andare in giro con te è stressante; ti salutano tutti" borbotta quotidianamente Niall – e aspetta le nove in punto, per afferrare Louis e strappargli il bacio del buongiorno contro il muro.

La maggior parte delle volte, il più grande lo spinge fino allo sgabuzzino dei bidelli, ma questo è un dettaglio del tutto irrilevante.

Louis ha gli occhi azzurro ghiaccio; labbra sottili, capelli castani, un accenno di barba sul mento; non è molto alto, è magro, ma ben piazzato. Lo puoi sentire gridare i nomi dei suoi migliori amici – "Liam, Niall, stasera festa!" –, oppure puoi perderti nel mare accompagnato dal silenzio.

Se sei Harry, lo devi zittire con uno schiocco di labbra e, in questo caso, Harry ama essere se stesso.

Louis lascia che il più piccolo entri in classe sempre con dieci minuti di ritardo, poi infila la testa nel locale, gli rivolge un bacio volante e guarda soddisfatto il professore di turno.

«Tomlinson, intende passarci la vita qui dentro?»

Lo conoscono perché ha sete di fama, non certo perché si è lavorato quasi tutti gli insegnanti del liceo, né perché ha vent'anni e frequenta ancora l'ultimo anno.

«Signor Charles, vedo che sente la mia mancanza» ridacchia, appoggiato contro lo stipite della porta.

«La sentirei se lasciasse entrare Styles a un orario decente, la mattina, mostrando un briciolo di responsabilità.»

Louis curva gli angoli della bocca. «Poteva tenermi nella sua classe, così saremmo arrivati entrambi in orario. Tranquillo, io non porto rancore verso chi mi fa ripetere l'anno.»

«Se l'avessi fatto, a quest'ora sareste in fondo all'aula a rotolarvi sul pavimento.» L'uomo agita una mano e afferra il registro. «Vada nella sua classe, forza.»

«Buona lezione» il ragazzo risponde. «Ah, Harry: quelle labbra sono solo mie, quindi vedi di tenere lontane le ochette che te le stanno guardando.» Ammicca complice e sparisce, mentre l'interpellato si piega sul banco con un sorrisino estasiato a dipingergli il volto.



Louis è costretto a sopportare Letteratura; passa le due ore della lezione a dare di gomito a Josh e a messaggiare con Liam, nell'aula accanto, domandandogli idee per qualche festa. Casa sua è fuori portata, da quando l'ultima volta hanno ritrovato Niall con la testa nella lavatrice. Quella di Payne, invece, è più una carta di riserva, perché non ha la piscina, ma in casi disperati nessuno di loro ha intenzione di lamentarsi.

Batte velocemente sullo schermo touch, poi blocca il cellulare. Nemmeno un minuto dopo, la vibrazione lo avverte di un nuovo messaggio, ma non si tratta di Liam.

Alza la mano destra. «Esco un attimo, non mi sento molto bene» mette la sinistra sullo stomaco e si assicura di poter saltare la terza ora.

Non c'entra che si tratti di Harry; Louis vuole solo divertirsi, è così spaventoso?

Si chiude nel laboratorio di chimica. Appoggia la schiena contro la porta e ricontrolla il messaggio inviatogli dal riccio.

Chimica. Ti do un minuto, se no vengo a prenderti io.

It's becoming a serious matterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora