II - End

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Un altro colpo. «Zayn, apri!»

Louis aspetta un minuto e sferra un calcio. «Cristo, Zayn! Apri questa cazzo di porta!» impreca, nella notte fredda, finché dei passi provenienti dall'interno non catturano la sua attenzione. Attende, poi incrocia le braccia infreddolite.

Zayn alza un sopracciglio, fissando confuso il ragazzo arrivato come una meteora di fronte a casa sua, riaccendendo immagini di anni passati e cancellati come inchiostro sulla carta. Poi sorride e alza le spalle. «Hai sbagliato indirizzo?»

«Vediamo: hai sempre la stessa faccia da coglione, quindi no, non ho sbagliato» borbotta Louis.

Zayn si appoggia allo stipite, togliendo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni. È a petto nudo, senza dei minimi cenni di freddo; ha gli occhi luminosi e allo stesso tempo cattivi. «Simpatico come sempre.»

Louis alza gli occhi al cielo e «Non ho tempo. Posso entrare?» sbuffa.

L'altro si scansa leggermente, concedendogli il via libera. 

Bisogna solo ignorare il modo in cui il maggiore percorre i corridoi dell'abitazione, come se li conoscesse da sempre. Zayn non è infastidito da questa cosa, ma al massimo confuso: l'ultima volta che Louis ha varcato la sua porta si è persa nel tempo, insieme al disgusto che ha provato quando l'ha sbattuta.

Tutti e due devono solo tralasciare.

La casa di Zayn è rimasta uguale, comunque. Tutto ha quel senso di curato che descrive sua madre, una donna dolcissima fissata con l'ordine, che lavora notte e giorno per il figlio. Il modesto salottino ha ancora il divano decorato a fiori e il tavolino da caffè; la televisione centenaria appesa al muro e l'arco che immette nella cucina; le scale per il piano di sopra; il bagno a destra e il ripostiglio di fianco.

Louis pensa a quanto amava questo posto, mentre accarezza lo schienale del divano con una mano, poi un colpo di tosse cattura la sua attenzione.

Si fissano negli occhi con insistenza.

«Va bene» borbotta Zayn, incrociando le braccia. «Che sei venuto a fare, Louis?»

Il castano respira profondamente, indeciso se guardare in faccia Zayn, o il pavimento.

Perché è venuto? Dopo quello schifoso "Ti amo", ha tagliato la corda così in fretta da aver sentito il vento accompagnarlo mentre chiudeva le porte. In strada si gela, ma lui è uscito senza preoccuparsene, pensando solo a un posto in cui andare, nel quale nascondersi. Perché si sia ritrovato a bussare a casa Malik, ancora non se lo spiega, almeno non del tutto.

La vibrazione del suo cellulare, nella tasca dei pantaloni, continua a scuoterlo nell'immaginario, perché ormai è cessata. Non ha avuto il fegato di leggere quel nome di cinque lettere, pronto a incolparlo, a guardarlo storto e a vomitargli addosso tutto il suo rancore.

Louis alza gli occhi, ricordandosi che non è solo, che c'è Zayn e che lo sta guardando in modo abbastanza discutibile. Si morde il labbro inferiore, pensando a un motivo abbastanza convincente da rifilargli, ma no, non ne ha uno.

L'ultima volta in cui Louis ha messo piede in casa di Zayn risale a due anni prima, o forse tre, ma non è importante. Non è un ricordo molto bello. Ogni giorno ci entrava, finendo col gemere contro le spalle di Zayn, quando, in quel fatidico pomeriggio, ha bloccato l'orgasmo, dichiarando di voler tagliare i ponti. Tra di loro non esisteva alcun coinvolgimento personale, nessun sentimento, niente che impediva a loro due di dirsi addio, o di dare spiegazioni. Louis aveva adocchiato un ricciolino decisamente attraente in corridoio, ma non c'entrava niente con la sua decisione; non era nemmeno così importante da specificarlo. Ma è certo di aver detto delle brutte cose a Zayn, anche se non le ricorda.

It's becoming a serious matterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora