TEMPERATURA

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Spazio autrice: buonasera a tutti! Come state? Sono sparita per un po', ma scrivere mi è difficile ultimamente, vi ringrazio per tutti i bei messaggi che mi avete lasciato e scusate se non ho risposto <3.

Probabilmente lo stile di scrittura vi risulterà diverso dal mio solito, me ne sono accorta, ma è una cosa che non sto molto a controllare perché vado di getto... Spero vi piaccia lo stesso 😊

Baci stellari e buona lettura.

E.D.


Quando Victoria aveva scritto sul gruppo: "Niente prove per me. Un po' di febbre... Ce se vede domani, stronzi!", a Damiano era preso un colpo.

Era certo che la ragazza stesse male, altrimenti non si sarebbe giustificata, avrebbe preso un paio di aspirine e, più pallida della luna, si sarebbe presentata in studio, portando a fatica, ma senza farlo vedere, il basso sulle spalle.

Non poteva lasciarla sola.

Non adesso.

Non dopo che, trascorsi quei mesi di inferno e inverno, erano riusciti a ricucire i rapporti.

"Non sono la tua Vic." Le aveva strillato contro lei, in quella serata piovosa di ottobre.

Così lui, aveva iniziato a chiamarla Dea.

"Dea come diminutivo di De Angelis" aveva ribattuto beffardo, strizzando l'occhio destro, quando avevano ricominciato a parlarsi.

In realtà era una grande cazzata: Dea stava per Dea.

Ma non Greca.

Nordica, della mitologia Norrena, con il mare del Nord negli occhi e il sole scandinavo a colorarle i capelli.

Così, Damiano, si materializza davanti alla porta di ingresso della sua bassista, con l'espressione apprensiva da cucciolo bastonato.

Quando se la ritrova davanti, con una t shirt larga del loro merchandise e, presumibilmente, un paio di mutandine sotto, scuote la testa.

"Che cazzo Vicky, te devi coprì!"

Lei si scosta dall'entrata, con una alzata di spalle.

Non parla. Pensa il frontman. Brutto segno.

"Ehy fatte vedè!" Brontola il castano, alzandole il mento.

Dam non si sofferma molto sulle occhiaie violacee o sulla pelle delle gote, più diafane del solito, perché Vic scotta.

"Stai anna' a fuoco!" Dice monocorde, preoccupato.

"Attento che ti scotti" Risponde lei, con aria furba. Anche se, il guizzo negli occhi si spegne subito, stroncato dalla stanchezza e dalla temperatura alta.

Damiano, dolcemente, le cinge le spalle con il braccio e, si dirige, con lei, nella camera matrimoniale; nel frattempo viene a sapere che è già stata dal medico, è sotto antibiotici e ha una dolorosa laringo faringite.

"Ti metti anche tu sotto le coperte con me?" Chiede la ragazza, prima di tirarsi il piumino fin sopra la testa, un po' per il freddo nelle ossa che prova, un po' perché teme una risposta negativa.

Risposta che, non arriva verbalmente, ma, qualche secondo dopo, con delle braccia magre e tatuate che le cingono la vita.

Victoria si lascia cullare dal contatto con Dam, un abbraccio fatto di mani che si cercano e gambe che si intrecciano.

"Spengo la luce, Vic."

Un sussurro.

Il buio.

Ancora i palmi di Damiano addosso.

Poi Vic, finalmente, si addormenta.

...

Un gemito di dolore sfugge alle labbra di Damiano, in dormiveglia.

Il gomito di Victoria si è conficcato, volontariamente, tra le sue costole.

"Fottiti..." esclama lei, con un tono più forte di quello che il ragazzo si aspettava.

"Ma che ti ho fatto? Dormivo..." Risponde divertito.

"Ho sognato che stavamo giocando ad Indovina Chi, al posto delle figure c'erano i nostri ex ed ovviamente avendone due in croce, perdevo di continuo!" Sibila la bionda, la quale ha sempre odiato perdere, soprattutto con Damiano e, in particolare, con i giochi da tavolo.

"Beh moh son single, amo'..." Incalza lui, tirandosi a sedere.

Un secondo dopo aver pronunciato quella frase si pente. Se si fosse incazzata per il nomignolo? Se gli avesse detto, ancora una volta, di lasciare stare, lasciarla perdere, lasciarla punto e basta?

Un'occhiata furtiva di Damiano sfiora la ragazza coricata a letto.

Ha gli occhi socchiusi, l'espressione beata e la sua guancia è posata sull'avambraccio del frontman. L'unica nota dolente è la difficoltà di lei a deglutire.

Dam lo nota: "Vado a prepararti un estratto."

Il moro, in cucina, si muove con disinvoltura e qualche imprecazione, visto che Victoria non ha estrattori, ma solo uno sgangherato frullatore un po' antico.

Banana, fragola e lamponi.

Niente di verde. Niente di giallo. Tutto molto fresco.

Quando ritorna in camera da letto, Vic è scettica: "Cos'è quell'intruglio?"

"E' per te, oppure vuoi un pezzo di toast?" Risponde Dam, masticando, voracemente, il tramezzino che si è preparato.

"No quella roba rosa va bene... almeno non ha il colore del vomito..."

Damiano ride.

È proprio una stupida e adorabile bambina.

Quando Vic scosta le coperte per riuscire a bere il frullato multivitaminico, Dam resta imbambolato dalle sue gambe bianche, affusolate, attorcigliate tra le lenzuola di quel letto matrimoniale molto grande.

Non correre con la fantasia, non spogliarla con il pensiero. Si ripete il ragazzo, mordendosi l'interno della guancia.

Vic non parla. Il mal di gola le impedisce di blaterare a macchinetta come suo solito, così Damiano non è distratto dai suoi discorsi e, ancora, cade in trance osservando il suo corpo, questa volta le sue cosce.

Poi la bionda scatta.

Si è sporcata di frullato proprio dove Damiano la stava guardando.

"Ops" Esclama sbadata. "So' 'na cojona!"

Dam è serio.

Si avvicina, piano, predatore.

"Non muoverti..." Soffia incatenando gli occhi caramello con i suoi blu. Poi, riassesta il tiro: "Muoviti se non vuoi..."

Si accuccia ai piedi di lei e poi si stende, fino ad arrivare alla macchia di frullato sulla sua pelle liscia.

Un colpo di lingua, poi un altro, un bacio e poi un morso.

Vic vorrebbe rovesciarsi addosso tutta la frutta d'Italia, pur di sentire ancora quei brividi.

Damiano, dal canto suo, esplora anche con le mani le gambe della bassista.

Poi si ferma, immobile. Se dovesse andare avanti anche solo per un secondo, perderebbe tutto il suo proverbiale autocontrollo.

Vic lo spiazza.

Con un braccio, se lo tira addosso, sopra.

Ora sono stesi, uno sull'altro, la bocca di Damiano scalda la guancia destra di Victoria, mentre le dita di lei si muovono sulla sua schiena, come se stesse suonando un invisibile pianoforte.

"Bono il frullato..." Bisbiglia la bionda, trasognata dall'accaduto di poco prima.

"Tu di più."

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