Capitolo 5

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"Non abbassare mai lo sguardo, tienilo sempre in alto. Guarda il mondo negli occhi."
-Helen Keller
Pov: Aaron

𝕰rano le otto. Eravamo già in ritardo. La cosa peggiore era che ormai avevo accumulato decisamente troppi ritardi. Come se non bastasse la mia situazione famigliare del cazzo, a scuola non andava affatto bene, e non solamente per via dei miei arrivi poco puntuali. Solo quattro parole. Andava Tutto A Puttane. Mi sembra di essere a bordo del Titanic. La mattina mi svegliavo e guardando il soffitto mi chiedevo davvero come avrei fatto a superare la giornata, se avessi in effetti scelto la strada giusta, se sarei riuscito ad affrontare la settimana.

-Dobbiamo andare Aaron. – disse mia sorella tirandomi per la giacca di pelle. -Avanti, altrimenti arriveremo tutti quanti in ritardo, e sarebbe esattamente l'ultima cosa che voglio. Ho l'interrogazione di italiano. –

Mia sorella aveva quattordici anni, andava in terza media.

-Arrivo, calmatevi tutti quanti. Michael...prendi il tuo zaino e il tuo astuccio, oggi non avevi altri compiti non è vero? –

Mio fratello scosse la testa.
Partii a razzo con l'auto e percorremmo in silenzio la via passando davanti alle case di altre famiglie, tutte che sembravano decisamente più affiatate della nostra.

La macchina si fermò all'improvviso, piantandosi in mezzo alla strada e bloccandosi contro un muretto. Riaccesi schiacciando il pulsante ma niente, nemmeno il rombo del motore che si avviava.

Imprecai infuriato.

-Che succede? – domandò Mya agitata. -Non posso arrivare in ritardo Aaron! Non posso e basta, prova...-

-Calmati...adesso capisco qual è il problema e troviamo una soluzione, non andare in panico. – dissi irritato dal suo tono, non ero un ragazzo prodigio.

-Ma siamo già tardi! –

-Okay. – mi arresi quando vidi che non c'era nulla da fare, la macchina si era bloccata. -Usciamo dall'auto, siamo vicini a scuola, quindi, accompagna Michael a piedi e corri fino alle medie, passate da quella strada là davanti, è una scorciatoia. Io resto qui e arriverò tardi. Cazzo, ma non importa. Chiamo qualcuno che controlli l'auto, sbrigatevi dai. –

Michael mi prese per mano guardandomi preoccupato.

-Credo di non aver fatto bene il compito di matematica Aaron. – squittì abbassando la testa. -Di solito mi aiuta la mamma ma ieri era troppo arrabbiata. –

Silenzio.

-Secondo te perché la mamma è sempre arrabbiata? Ho fatto qualcosa di male Aaron? – chiese lui di nuovo.

Qualcosa dentro di me si spezzò al sentire quella voce tanto sottile, tanto sconfortata. Colpa sua! E di cosa? Era appena un bambino.

-No, non devi pensarlo Mike! Non pensarlo nemmeno una volta d'accordo, non è colpa tua di niente. – dissi con voce stentorea.

Lui si asciugò una lacrima.

-Perché sono sempre così arrabbiati? Prima non urlavano mai invece adesso, non fanno altro che litigare Aaron. –

Mi sentii un codardo quando risposi: -Non lo so, ma si rivolerà. –

Perché sapevo perfettamente che non si sarebbe risolto nulla, o almeno non tanto in fretta quanto speravamo.

-Ora andate su. Ci vediamo dopo. – salutai i miei fratelli e li vidi affrettarsi verso la stradina che gli avevo indicato. Fissai l'auto. Maledizione! Maledizione! Ero già in ritardo, e come cazzo avrei fatto? Se fossi arrivato un'altra volta troppo tardi sarebbe stato un casino! Nessuno capiva niente, a scuola sembrava che se avevi un problema ne fossero contenti. Non tutti ma alcuni dei miei docenti sì.

AGAIN - Your's                                                           Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora