1. The night we met

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Dorothy.

"So che non sarebbe giusto nei confronti della povera persona che mi dovrà consegnare l'ordine, però potrei lasciargli una mancia generosa per il disturbo." pensai mentre premevo il bottone di invio dell'ordine. Erano le 4 di mattina, avevo appena staccato da lavoro e avevo voglia di pizza.

Avevo trovato questa pizzeria aperta ventiquattro ore al giorno non troppo lontana da casa mia e avevo appena ordinato.

Mentre aspettavo la consegna mi iniziai a spogliare, volevo immediatamente infilarmi una tuta comoda e levarmi quei tacchi infernali. Mi sedetti sul divano godendomi quei minuti di tranquillità e silenzio, buttai la testa indietro e sciolsi i capelli dalla coda in cui erano stati incastrati tutta la notte.

Dieci minuti più tardi suonò il campanello. Stavo morendo di fame. Scesi le scale a due a due per la fretta di avere quella pizza fra le mani.

Purtroppo la scena che mi si parò davanti non mi fece sperare per il meglio. Un altro ragazzo stava prendendo la mia pizza dal corriere. «ei scusi, quella dovrebbe essere la mia pizza» dissi avvicinandomi al ragazzo e al corriere. «no, credo sia proprio la mia» rispose il biondo aprendo il cartone e controllando il contenuto.

«infatti» concluse richiudendo il cartone. Era un ragazzo altro, dagli occhi color nocciola e i capelli biondi ricci, la mascella ben definita era il tocco di classe in quel viso così attraente.

«guarda, io sono sicurissima che sia la mia, visto che ha suonato al mio campanello...» provai a spiegare, cercando di non fissare troppo il corpo palestrato che si scorgeva da sotto la maglia nera. «hanno suonato anche a me» rispose il ragazzo e i miei occhi scattarono sui suoi. "cosa?" pensai.

Lo guardai con una faccia sorpresa «com'è possibile? Ci dovrà essere un altro corriere fuori la porta o non si spiega» provai a ragionare a voce alta.

«Senta, lei prenda pure questa pizza» disse porgendomela, presi il cartone bollente, lo guardai ancora più stranita «presuppongo di dover dire grazie» abbassai lo sguardo sulla pizza «sembro così disperata?» chiesi ridacchiando.

«non c'è di che» rispose il ragazzo sorridendo, mi mossi per andare a pagare il corriere, ma non lo trovai più «l'ha pagato lei?» chiesi titubante «ora è in debito con me di una pizza ai quattro formaggi» rispose continuando a sorridere, scossi la testa «mi hai appena pagato la pizza e non conoscendomi, puoi darmi del tu»

«Allora poi fammi sapere per quella pizza che mi devi» mi interruppe prima che potessi aggiungere altro, entrando nel suo appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.

Questa serata si stava svolgendo in modo anomalo, quante possibilità avevo di non essere l'unica ad aver ordinato una pizza alle 4 del mattino?

Scossi la testa un'ultima volta per levarmi quel pensiero e risalii le scale verso il mio appartamento.

***

Ne approfitto per parlarvi un po' di me. Vivendo a New York è impossibile che io abbia un appartamento tutto mio, almeno per ora, per questo ho una coinquilina.

La mia coinquilina? So due cose di lei: il nome e il fatto che sia specializzanda in chirurgia all'ospedale infondo la strada, quest'ultimo è anche il motivo per cui non ci conosciamo, o meglio non ci incrociamo mai.

Sì, in teoria le coinquiline diventano come migliori amiche, come sorelle... ma noi abitiamo in questo appartamento da quasi due anni e ci siamo incrociate solamente 5 volte, a causa dei nostri orari lavorativi. Per me lei è solo la ragazza con cui divido l'affitto e credo che la cosa sia reciproca.

In pratica usiamo la casa per dormire e per avere un luogo dove depositare le nostre cose, sembra più un magazzino che un'abitazione.

Non siamo mai riuscite ad avere il nostro giorno libero nella stessa data, quindi non è che abbiamo avuto tutte queste occasioni per conoscerci.

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